La Trilogia della morte di Lele Saveri
Sul finire dei suoi primi dieci anni, qui compiamo una piccola rivoluzione, abbandonando il nostro formato classico – quello del magazine culturale a cadenza vagamente quotidiana – per presentare ogni mese un solo saggio e un solo racconto. Da queste pagine 24 autori ogni anno proporranno il loro filtro sul reale, manipolando inevitabilmente la personalità di Dude mag: ed è una cosa che ci rende enormemente curiosi.
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La Trilogia della morte di Lele Saveri

CAPITOLO 1 – “Quella villa accanto al cimitero” DUDE – È un video palindromico: ai lati del frammento-origine centrale si dipanano simmetrici e speculari caduchi momenti di vita.
Siamo soliti avvolgere il nastro per rivedere un momento significativo

CAPITOLO 1 – Quella villa accanto al cimitero

DUDE – È un video palindromico: ai lati del frammento-origine centrale si dipanano simmetrici e speculari caduchi momenti di vita.

Siamo soliti avvolgere il nastro per rivedere un momento significativo, così come ripercorriamo certi sentieri della memoria per illuderci di rivivere un bel momento. Ma qui sembri piuttosto descrivere la circonferenza nella quale è inscritta la vita: una vana ripetizione del già vissuto, un eterno ritorno sugli stessi momenti prima del punto finale, del passaggio dalla villa al cimitero.

In un certo senso la vita è la villa.

LELE SAVERI: E graficamente credo funzioni molto. Il mio intento era sopratutto visivo. Il progetto intero é nato come una sorta di “scherzo” nei confronti dei “profondi” video pseudo-artsy.

Volevo dimostrare come una ripetizione di immagini comuni (come quelle di una ragazza che cammina, una persona che fuma, o una bolla di sapone) se dipinte in bianco e nero e affiancate da musiche adatte, possano dirottare (direzionale) lo spettatore verso sensazioni particolari, spesso completamente opposte a ciò che in realtà sta accadendo sullo schermo. Il ritorno in reverse è un piccolo trucco che aiuta in questo senso (tutti e tre i video sono stati più o meno girati e editati in 4 giorni).

E poi quello splendido pezzo di Maurice Jaubert…

Per quello devo ringraziare Giulia, la ragazza che mi aiuta nei video-editing, la quale si è ispirata a sua volta ai lavori di Vigo.

CAPITOLO 2 – Nella Città dei Morti Viventi

Un completo cambio di ritmo che ci porta in quello che pare essere un rito: così si riportano in vita morti.

Il pezzo è una vecchia registrazione di Aby Ngana Diop, questa signora africana che ha fatto quest’unica cassetta nei primi anni 90. Mi sembrava funzionasse col supporto di immagini “tribali”. Il gruppo che vedete suonare dal vivo è uno dei migliori giovani gruppi metal newyorkesi del momento, i Natur.

CAPITOLO 3 – E Tu Vivrai nel Terrore

C’è il movimento, il camminare, l’errare sempre presente. Molte sono le immagini del viaggio. E quasi sempre questo movimento avviene attraverso la natura. Ma se nel primo capitolo il viaggio nella natura ci portava alla città e poi, palindromicamente, all’inizio che diviene la fine, nel capitolo finale la natura è un viaggio che porta alla desolazione urbana. A vivere, nel terrore, nella città dei morti viventi.

Mi trovo spesso in viaggio e mi accorgo della quantità di immagini che mi passano “intoccate” davanti agli occhi ogni volta che mi muovo da A verso B. Spesso quindi finisco col registrare questo “passaggio” nell’intento di immobilizzarlo nel tempo. Il finale di questo video (che in realtà è semplicemente il seguito dell’apertura del video stesso) è accaduto per caso. Come dici tu rappresenta sicuramente la desolazione urbana, raffigurata da un ragazzo talmente ubriaco dal non riuscire ad alzarsi in piedi.

Ciò che non si vede nel video: mi trovavo vicino al fiume la sera di Halloween verso le 2 di notte, e questo ragazzo vestito da superman in pantaloncini corti (era una serata piuttosto fredda) stava “riposando” su una panchina. Eravamo solo noi due, quindi deve essersi spaventato della mia presenza, così ha iniziato a correre via da me. L’ho inseguito filmando (da qui l’inizio del video…) ma dopo pochi metri si è fermato, accasciato e sdraiato a terra per dormire (qui la fine del video). Ho provato anche a svegliarlo (eravamo in un quartiere dove qualche sera prima avevano sparato ad un tipo in strada, quindi non il migliore di NY diciamo) ma ha preferito rimanere li a riposare. Probabile fosse lui un morto vivente.

È più un elucubrazione esistenziale o una bieca critica sociologica?

Ammetto che di critiche sociologiche ne faccio molte, e sicuramente c’è un po di quello nel mio lavoro. Allo stesso tempo pero mi soffermo molto su me stesso e ciò che fa parte della mia vita, in quanto forse parte di sta società. Quindi forse è un misto dei due (anche se sicuramente nel mio cervello non ho adoperato parole tanto “complesse”).

Nato a Roma nel 1980, si trasferisce a Londra nel 2001 per studiare fotografia all’Università di Greenwich. Dopo la pubblicazione dei suoi primi scatti su Vice Magazine, inizia a ritrarre giovani gruppi britannici della scena musicale per diverse pubblicazioni come Rolling Stone, Uomo Vogue, Rodeo. Nel 2008 Lele ritorna in Italia per lavorare come Photo Editor per Vice Italia a Milano e a febbraio fonda IthoughtIwasalone.com, un collettivo di giovani fotografi. Nel febbraio 2009 è curatore a Milano della mostra per la rivista svizzera di moda, arte e tattoo, Sang Bleu, con la quale aveva collaborato fin dal primo numero. Attualmente, Lele vive e lavora tra Milano e Londra.

Per saperne di più:

1. lelesaveri.com

2. ithoughtiwasalone.com

3. http://www.ziguline.com/2010/02/10/un-fotografo-italiano-a-londra-intervista-a-lele-saveri/

 

Andrea Pergola
Ha fondato DUDE MAG e lo dirige da un po'.
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