CIRCOLO DISAGIO #11 • Una rubrica di commento a Masterpiece che è proprio come vi aspettate
Sul finire dei suoi primi dieci anni, qui compiamo una piccola rivoluzione, abbandonando il nostro formato classico – quello del magazine culturale a cadenza vagamente quotidiana – per presentare ogni mese un solo saggio e un solo racconto. Da queste pagine 24 autori ogni anno proporranno il loro filtro sul reale, manipolando inevitabilmente la personalità di Dude mag: ed è una cosa che ci rende enormemente curiosi.
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CIRCOLO DISAGIO #11 • Una rubrica di commento a Masterpiece che è proprio come vi aspettate

Il primo danno collaterale dell’iniziare a suonare la chitarra, è il dolore causato dalle corde sui candidi polpastrelli da pivello novellino.

Il primo danno collaterale dell’iniziare a suonare la chitarra, è il dolore causato dalle corde sui candidi polpastrelli da pivello novellino. Poi, dando tempo al tempo e procurando emicranie croniche a tutto il vicinato, si formano quei calli che ti accompagneranno per il resto della vita e durante tutti i falò di ferragosto finché morte non vi separi (ah, che grave errore nominare ferragosto di lunedì mattina, perdonateci).

Calli da chitarra, si diceva. Dunque signori, guardiamoci in faccia: è giunta l’ora di parlare anche di calli da tweet. In molti hanno desistito, ed è piena di caduti la strada che ci siamo lasciati alle spalle. Oggi CIRCOLODISAGIO può dire di aver finalmente sviluppato questo agognato callo, che ci legherà per sempre a Masterpiece e a queste notti magiche inseguendo un retweet, della domenica sera. E lasciatecelo dire, lasciatecelo!, che assistere alle prove assegnate ai concorrenti in cui devono per l’appunto cimentarsi in questa nostra disciplina olimpica, ci rende pieni d’orgoglio e ci sentiamo ancor di più parte di questo cerchio tragico. Il social chiede, Masterpiece dà. È già due puntate che si assiste al test dei 140 caratteri, facendoci sognare dalla tribuna d’onore del nostro divano. Ci sentiamo un po’ dei vecchi maestri ninja, ecco. Volevamo solo dire questo. Ci sentiamo dei vecchi maestri ninja esperti della disciplina, che guardano con fierezza i propri discepoli all’opera.

 

Piccola Intermission

De Cataldo ha di recente ammesso di aver imparato molto dai tweet degli spettatori. Considerato che siamo rimasti solo noi a farlo, ci sentiamo fieri di essere stati chiamati in causa.

 Fine Intermission.

 

Ci sentiamo dei ninja anche per un altro motivo non trascurabile: per quanto questo possa sembrare assurdo, noi iscritti al Circolo, bene o male possediamo anche una vita parallela, quella che voialtri probabilmente chiamate vita reale. Ed è qui che entra in gioco il master-ninja che è in noi. Siamo a una cena? Master-ninja saluta a metà portata e scompare nella notte alle 22.50 per raggiungere rapido la postazione. Siamo al cinema? Master-ninja si dilegua nella folla al buio della sala nel bel mezzo della trama e alle 22.50 raggiunge rapido la postazione. E ci ritroviamo nel nostro salotto proprio mentre partono le prime note di Sweet Dreams, entrando dalle finestre o nei modi più astuti e improbabili. Proprio come i ninja.

Detto questo, cosa è successo ieri? Tutto e niente. Più niente che tutto. A un certo punto è sbucato fuori il Papa e con sussulto abbiamo ipotizzato che ai poveri concorrenti sarebbe stata assegnata la prova di scrivere l’undicesimo comandamento. Cosa che peraltro sarebbe davvero utile ai fini del restyling d’immagine che sta facendo il Vaticano: avere 11 comandamenti aprirebbe a un milione di paragoni con gli 11 uomini in campo, da non sottovalutare. Soprattutto durante l’anno dei mondiali.

Detto questo, di nuovo. Cosa è successo ieri? Ma sì insomma, praticamente. Dunque. Allora. Sì. Come dire. Ah sì! A un certo punto c’era Dacia Maraini. Sì. 

In un programma di circa un’ora-quaranta minuti, quindici ne sono stati spesi a cercare di ricordare a tutti chi sono i concorrenti e per quale motivo promiscuo una vecchia pensionata si ritrova circondata da immigrati, ricconi, scugnizzi snob e giovani problematici all’interno di un attico da paura. Comunque sia nella lotta del reality contro l’auditel, una delle ultime cartucce è stata sparata: sai chi ha un mucchio di visibilità e troppi contatti? Deve aver detto qualcuno in redazione. 

Chi? Deve aver risposto qualcun altro, mentre scuoiava uno stinco di bue da dare in pasto a Trucco.

La Chiesa Cattolica.

Ma chi? Quella di Papa Francesco? 

Sì sì, proprio lui.

Eh, sapevo che dopo la Canzone del Capitano non poteva far altro che migliorare.

Dunque partnership con la Chiesa Cattolica. Un video della premiere di Papa Francesco live at Piazza San Pietro. Sold Out. Si fronteggiano all’eliminazione la Vecchia Isabella, Trucco (scrivi come fossi un gay, gli hanno detto) e Savic. È palese che vogliono fare fuori il nostro Psychokiller preferito.

Ma tutto sommato: vi interessa veramente la cronaca della puntata più piatta di sempre?

A nostro avviso non vi interessa ed ecco perché con una grande scrematura, poiché siamo la Cepu della televisione generalista, ecco che vi facciamo studiare solo le parti importanti sottolineate a matita:

Lo scrontro epocale tra Valentino Gramsci aka Lorenzo Vargas aka Il Delfino VS I Dolori Beat del Giovane Lilith.

ROUND ONE: Il rivale perfetto.

I due giovani aspiranti scrittori devono convincere con una mail l’editore buttando giù una trama adatta al titolo proposto.

Lilith decide di fare il remake dei Duellanti ambientato tra i banchi di scuola. Vargas una storia di muse contese. La storia di Lilith non c’è, dicono, non si capisce dunque perché continuare a parlarne. Consigli a Lorenzo: rilassati. 

ROUND TWO: gioco di ruolo.

Cercare di convincere la Selasi a scegliere l’amore del rivale. Vargas vince decisamente con la dicotomia relazione-amore. Scegli una relazione con Lilith, per l’amore ci sono le camere d’albergo. A patto che sia la produzione Masterpiece a pagare il conto del minibar, ma questo pezzo lo hanno tagliato, non lo dice.

ROUND THREE: I Twittatori.

140 caratteri per infangare d’odio l’avversario.

Sia chiaro: twittare non significa scrivere una breve frase che entri in 140 caratteri. Significa: facce ride, sii arguto e sottile. E fai in fretta. Si parlava del callo del Twittatore: il nostro Delfino lo possiede a entrambi i pollici. Non c’è storia.

VARGAS WINS.

Sul finale torna l’ennesima macchietta di Bussa che fa finta di andarsene anche stavolta e ci ricorda un po’ Saviano: ora vado eh, ora. Sto andando via dall’Italia, ora parto eh, vado. Oh. Sto andando. Ma anche in questa puntata si salva e con due calci manda fuori la Vecchia Pensionata e il Giovane Lilith.

 

Piccolo corollario:

La Vecchia Pensionata ha uno stuolo di sostenitrici su twitter che la difendono ogni volta che la chiamiamo Vecchia. Vogliamo dirvi una cosa care Beliebers over 60: se vi ostinate a far sapere dei vostri myspace sul profilo twitter nessuno penserà mai che siete giovani, neanche con tutto il botulino di questo mondo.

Enjoy. Keep Calm and listen to Pharrell Williams.

 

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Olga Campofreda Edoardo Vitale
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