Robert Schimmel – Dirty Dirty Jokes (1984)
Sul finire dei suoi primi dieci anni, qui compiamo una piccola rivoluzione, abbandonando il nostro formato classico – quello del magazine culturale a cadenza vagamente quotidiana – per presentare ogni mese un solo saggio e un solo racconto. Da queste pagine 24 autori ogni anno proporranno il loro filtro sul reale, manipolando inevitabilmente la personalità di Dude mag: ed è una cosa che ci rende enormemente curiosi.
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Robert Schimmel – Dirty Dirty Jokes (1984)

Quella che vi proponiamo oggi è la prima apparizione televisiva in assoluto di Robert, estratta dallo speciale Dirty Dirty Jokes.

Pensate al filo rosso che parte dall’Ungheria del 1941, dove una ragazza di nome Betty Markowitz è costretta a lasciare il suo amore di gioventù per essere deportata a Mauthausen, e prosegue in America, dove questa ragazza, credendo morto quel suo amore, si trasferisce con Otto, un altro sopravvissuto all’Olocausto diventato nel frattempo suo marito, e passa poi per New York dove la coppia dà alla luce un bambino di nome Robert, pensate a quel filo rosso che segue questo bambino in Arizona, dove la sua famiglia va a vivere, poi passa per l’Air Force degli Stati Uniti d’America, dove il giovane Bobby, negli anni della guerra del Vietnam, contrae l’epatite C a causa di una trasfusione infetta, e poi per Los Angeles, dove, appena trentenne e già padre di famiglia, Robert decide di trasferirsi per fare il comico dopo aver lasciato il vecchio lavoro di venditore di stereo salvo scoprire che il locale in cui era stato scritturato era andato a fuoco il giorno prima del suo arrivo, quel filo rosso che continua, passando sotto l’egida di Rodney Dangerfield che apprezza Robert per il suo humour auto-lesionistico, si incrocia con altri fili relativi ad altra gente allora in ascesa come Bill Hicks e Sam Kinison, e lo accompagna mentre rifiuta il ruolo di George in Seinfeld dicendo a Larry David che la sceneggiatura non faceva ridere, e segue Robert durante tutti i primi successi come autore comico di In Living Colour, di due special sul canale Showtime e di due comedy album, filo che si aggroviglia una prima volta nel 1992 con la morte di suo figlio Derek a soli 11 anni e una seconda nel 1998 per un lieve attacco di cuore («Capisci che sei fuori forma quando hai un attacco di cuore mentre stai guardando la tv») che gli ispirerà alcuni dei passaggi più divertenti del suo primo HBO special Unprotected, semplicemente uno dei più grandi classici della comicità moderna, che gli regala la fama di comedian diretto e brillante e che stava per procurargli addirittura un contratto per una serie comica su Fox, se non fosse stato per l’ennesimo groviglio del nostro filo dovuto alla separazione dalla prima moglie e alla scoperta di un linfoma non-Hodgkin al terzo stadio che costringe Robert a dure sessioni di chemioterapia (da cui fuggirà per potersi esibire una sera a Las Vegas), in seguito alle quali riesce a guarire dal tumore, riconciliarsi con la prima moglie Vicki, separarsi definitivamente e sposare la migliore amica della figlia Jessica e a tornare in scena con il suo secondo HBO special Life Since Then, in cui fa battute su tutto il suo terribile viaggio a braccetto con la morte (raccontato anche nel libro Cancer for 5 dollars a day) e batte territori ancora inesplorati della comicità, show che segna però anche l’inizio della fine, poiché ormai il filo rosso, giunto sin qui, comincia ad aggrovigliarsi troppe volte su se stesso e si esaurisce nel momento in cui, già debilitato per via di una cirrosi originatasi per l’errata trasfusione ai tempi dell’aeronautica ed esacerbatasi con le chemio tanto da indurlo a mettersi in lista d’attesa di un trapianto di fegato, Robert Schimmel muore in seguito al più banale degli incidenti automobilistici a Scottsdale, Arizona il 3 settembre del 2010, lasciandoci con un palmo di naso e con in mano l’altro capo del filo, a goderci il suo patrimonio comico di autore che ha portato con sé, quasi ce l’avesse scritto nel sangue, un carico di tragedia umana privata e collettiva non indifferente, che ci ha restituito però sottoforma di una comicità straordinaria per la sua efficacia, e talmente onesta da essere un po’ ostracizzata e sottovalutata.

Schimmel non era un eroe civile come Lenny Bruce o George Carlin, né un sognatore come Bill Hicks. «Era sempre lui l’oggetto delle sue battute» dice il suo manager Lee Kernis, «Quando parlava dei suoi fallimenti nei matrimoni, nelle relazioni o nell’essere padre, le battute erano sempre incentrate sul fatto che lui alla fine non vinceva mai». «Quello che mi salva è il fatto che sono io la vittima del mio humour. Io sono quello che porta i film porno a casa e chiede a mia moglie di imitarli e mia moglie è quella che dice “Quando somiglierai a quello lì, allora lo faremo”».

Quella che vi proponiamo oggi è la prima apparizione televisiva in assoluto di Robert, estratta dallo speciale Dirty Dirty Jokes, presentato dal mostro sacro Redd Foxx. Battute oscene per i palati più fini.

 

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