Tutto quello che avreste dovuto sapere sulla fisica del xx secolo, ma nessuno vi ha mai raccontato || vicky cristina copenaghen
Sul finire dei suoi primi dieci anni, qui compiamo una piccola rivoluzione, abbandonando il nostro formato classico – quello del magazine culturale a cadenza vagamente quotidiana – per presentare ogni mese un solo saggio e un solo racconto. Da queste pagine 24 autori ogni anno proporranno il loro filtro sul reale, manipolando inevitabilmente la personalità di Dude mag: ed è una cosa che ci rende enormemente curiosi.
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Tutto quello che avreste dovuto sapere sulla fisica del xx secolo, ma nessuno vi ha mai raccontato || vicky cristina copenaghen

VickY Cristina Copenaghen.

Illustrazione di Fill Illustration

A Copenaghen, a metà degli anni venti, Heisenberg e Bohr gettavano le fondamenta della meccanica quantistica. Ma era a Bruxelles che quello che sarebbe diventato il “pantheon” della scienza moderna conveniva ogni tre anni o giù di lì, fu lì che Einstein disse «Dio non gioca a dadi» e Bohr rispose «Einstein, smetti di dire a Dio quello che deve fare». C’è una famosa foto della conferenza di Bruxelles del 1927 che sta alla fisica come un altro celeberrimo scatto sta al jazz: quello con cui Art Kane ritrasse nel 1958 sulla 126a strada il gotha musicale di Harlem. Nella foto di Bruxelles, Erwin Schrödinger è al centro, in piedi, sullo sfondo. È l’unico europeo continentale a indossare un completo grigio. Erwin Schrödinger era sin dall’apparenza un tipo bislacco. Come anche Einstein in età avanzata, Schrödinger fece dei capelli buffi uno dei propri tratti distintivi. Con la (seppur scarsa) capigliatura al vento, il naso dantesco, il cravattino e gli occhiali tondi, Schrödinger era già negli anni Venti una dimessa icona del nuovo stile sartoriale, morale e scientifico, del secolo a venire.

Schrödinger è senza dubbio noto ai più per la storia dell’omonimo gatto, esempio da manuale di come un’idea, se raccontata male di decennio in decennio, possa trasformarsi da brillante gedankenexperiment in incomprensibile atto di crudeltà sugli animali. Per gli addetti ai lavori e per chi, negli ultimi centoventi anni non si è tappato ostinatamente le orecchie alla sola menzione dell’aggettivo quantistico invece, il gatto di Schrödinger ha gettato una nuova luce sul dilemma di cosa sia un’interazione tra il mondo quantistico, che include distanze ed energie infinitamente piccole, e quello macroscopico, descritto sufficientemente bene dalla fisica classica di Isaac Newton, di cui abbiamo esperienza ogni giorno.

La grande conquista scientifica di Schrödinger fu però un’equazione. Un’equazione che, come il gatto, porta il suo nome. Ma che, a differenza del gatto, ha una profonda rilevanza scientifica oltre che filosofica. Vale a dire: è anche grazie all’equazione di Schrödinger, classe 1925, che la realtà ha l’aspetto a cui siamo abituati e la tecnologia ha fatto passi da gigante negli ultimi novant’anni. Scoraggiato dallo stato dei suoi conti, nel dicembre 1925 Schrödinger si ritirò in montagna per sciare e dedicarsi alla fisica teorica. Molte fonti raccontano di come fosse in compagnia, in quei giorni, di un’anonima amante. L’equazione sbocciata quell’inverno mostra come lo stato quantistico di un sistema fisico, la più completa astrazione matematica di tutte le proprietà di un insieme arbitrariamente grande e variegato di costituenti elementari, evolve nel tempo.

Moglie del collega Arthur March, Hilde March è la donna per amore della quale Schrödinger nel 1933 chiese ad Arthur di diventare suo assistente a Oxford. 

Della donna di quel fatale inverno, le biografie di Schrödinger non dicono molto. Ma quasi meno raccontano di Hildegund March, sua amante dei giorni inglesi, quando Schrödinger decise di lasciare la Germania dopo l’ascesa del nazismo. Moglie del collega Arthur March, Hilde March è la donna per amore della quale Schrödinger nel 1933 chiese ad Arthur di diventare suo assistente a Oxford. La relazione con Hilde March nacque e si protrasse mentre Schrödinger era già sposato con Anny Bertel, in un esempio perfetto non solo di poliamoria ma anche di matrimonio aperto: si racconta di come la March vivesse con la famiglia Schrödinger e di come Anny stessa fosse in una relazione con il celebre matematico e fisico teorico Hermann Weyl. Da Hilde, a Oxford, Schrödinger ebbe un figlia, allevata da entrambe le donne. Nonostante la controversa situazione coniugale che rese la vita di Schrödinger difficile sia a Oxford sia a Princeton, nel 1933 ricevette il premio Nobel per la fisica. Nel 1940 si trasferì a Dublino, dove rimase attivissimo nella ricerca e nella didattica, ebbe due figli illegittimi da donne irlandesi, impregnò almeno una studentessa e visse fino al pensionamento.

Altro gigante della fisica teorica, premio Nobel per temi legati alla meccanica quantistica e fisico dai capelli buffi, fu Lev Landau. Landau lavorò su diamagnetismo, superfluidità e superconduttività. Ed era solito saltare di letto in letto. Con la moglie Kora arrivò a stringere un “patto di non aggressione nuziale”. Ma secondo solo a Schrödinger, con la sua fama di donnaiolo, è Albert Einstein. Durante lunghe convalescenze tra il 1917 e il 1920, Einstein fu accudito da una cugina che divenne sua amante e, dopo il disfacimento del suo primo matrimonio, sua seconda moglie. Personaggio carismatico con una particolare antipatia per la fisica quantistica, Einstein era noto per raccontare alla seconda moglie (più permissiva della prima) delle presunte attenzioni indesiderate ricevute da altre donne e, al tempo stesso, chiedere alla figliastra, Margot, di consegnare lettere d’amore a una sua amante russa. Margot che, rivelano varie lettere, era il vero interesse amoroso di Einstein prima del secondo matrimonio.

La tradizione di genio scientifico e sregolatezza risale però all’alba del metodo scientifico. A Padova, dopo aver ricevuto una copia del primo saggio di Keplero, Galileo Galilei visse con la veneziana Marina Gamba, con cui ebbe due figlie e un figlio. Nessuno dei registri battesimali dei tre bambini riporta il nome del padre. Alla partenza di Galileo da Padova per Firenze, Marina Gamba sposò un altro uomo. Uno dei detti più misogini che circolano in ambito scientifico recita più o meno così: «uno scienziato dovrebbe avere sia una moglie sia un’amante, consapevoli dell’esistenza l’una dell’altra; in questo modo quando la moglie crede che il marito sia con l’amante, e l’amante crede che egli sia con la moglie, lo scienziato può ritirarsi nel suo studio e finire finalmente del lavoro in santa pace».

Una versione di questo articolo è comparsa su Plenum (con i quali dovreste proprio collaborare).

 

Se questo articolo ti è piaciuto leggi le altre puntate de Tutto quello che avreste dovuto sapere sulla fisica del XX secolo, ma nessuno vi ha mai raccontato. 

Episodio 1 – Vicky Cristina Copenaghen

Episodio 2 – C’è tutto un universo a sinistra dell’uguale

Episodio 3 – Telefoni, monete e la morte termica dell’universo

Episodio 4 – Quando Einstein aveva torto

Daniel Giovannini
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