La celebre ottobrata romana quest’anno ci ha sorpresi come fosse stata la prima. Gli odori sono cambiati repentinamente in città, il caldo cocente dell’estate ha lasciato l’aria urbana ma il senso che ha risentito di più del cambiamento di stagione è stata la vista, che in poche settimane si è rifatta gli occhi girovagando tra i musei.
L’apertura dopo sei mesi di ristrutturazione de La Galleria Nazionale, il ritorno della Quadriennale al Palazzo delle Esposizioni, le tante mostre nelle gallerie ormai cult della Capitale. Un mese così pieno di stimoli artistici non si vedeva da un po’.
Una delle mostre più interessanti si sta nascondendo tra le strade di Roma. Vashti Ali, Maria Elena Ciullo, Marta Federici e Maria Giovanna Virga hanno infatti deciso, in occasione della 16esima Quadriennale di Roma, di realizzare una mappa gratuita capace di mostrare un’immagine diversa della città, un’immagine che è quella riflessa negli occhi di 48 tra gli artisti che hanno esposto al Palazzo delle Esposizioni in questo ottobre. A loro hanno chiesto di condividere con il pubblico una storia, una visione, un ricordo o un pensiero ispirato ad un luogo di Roma. Tutto questo con un obiettivo: è possibile raccontare la città di Roma in modo diverso?
Nelle vicinanze di Piazza Vittorio Emanuele, con cartina alla mano e smartphone nell’altra, abbiamo deciso di iniziare il nostro cammino sulle orme proposte da questa mappa, cercando nella città le tracce invisibili ma considerevoli di chi l’ha vissuta artisticamente. Lasciata la piazza alle spalle, girato l’angolo di una via sconosciuta fino ad allora, dritti davanti a noi il Nuovo Mercato Esquilino, oggi nella sua forma più scintillante.
Qui si respira un’altra aria. Molto più orientale di quella mediterranea che invade la città. Il Nuovo Mercato dell’Esquilino è il luogo prescelto da Leone Contini (qui il suo contributo per A/rrivederci Roma), artista toscano che nella sua ricerca artistica non mai è stato indifferente al cibo. Proprio per questo sceglie questa location, per raccontarci la storia degli ortaggi che sono scomparsi dalle tavole romane nel tempo ma che sono tornati sotto altri nomi a seconda delle culture in cui vengono consumati. Tenerume, pugua, lau, upo, kugua, karela. Ripercorrendo le bancarelle di un mercato qualsiasi di Roma, Contini ci illustra la storia degli ortaggi venduti in questo luogo esotico (pur trovandoci nel centro della città) fino a riportarci alla Fontana di Trevi, dove le foglie del “taro” sono scolpite nel marmo: «Secoli dopo la sua scomparsa dalla tavola dei romani la “colocasia” era infatti ancora apprezzata per la plasticità scultorea delle sue foglie — del resto anch’esse commestibili». Compriamo un souvenir floreale mossi da questa nuova rivelazione e ci incamminiamo verso la prossima tappa.
Non ci allontaniamo molto e raggiungiamo via dello Statuto. Lì al numero 37 c’è il bar d’Amore, luogo scelto da Ra di Martino (qui il suo contributo per A/rrivederci Roma).
Anche se di primo impatto può sembrarci un solito bar della Roma di 30 anni fa, cerchiamo di indagare per scoprire i segreti che contiene al suo interno. Gestito da Carmen e Annamaria D’amore dal 1979 senza sosta, il bar d’Amore sembra essere con i suoi rinomati cappuccini, uno dei punti di raccolta dell’Esquilino.
Ra di Martino ce lo mostra attraverso qualche scatto meno artistico ma più veritiero: le paste, i dolci, le insegne. Tutto racconta una storia di una Roma poco pubblicizzata ma molto rinomata. Ci sporchiamo le labbra di quella dolce schiuma di latte e attraversiamo via Cavour, giù fino ai Fori Imperiali. E percorrendo tutta l’isola pedonale, arriviamo di fronte a quel marmo riflettente che domina Piazza Venezia: l’Altare della Patria.
Luogo d’obbligo per i turisti di passaggio in città, cerchiamo di osservarlo con diligenza per scoprirne dei segreti fino ad allora inosservati. Gianfranco Barucchello (qui il suo contributo per A/rrivederci Roma), artista livornese di fama internazionale, ha segnato questo posto nella grande mappa di Roma. Andiamo a visionare il suo contenuto condiviso: Progetto per la ristrutturazione dell’Altare della Patria.
Una cartolina di un’Altare circumnavigato da Fiat 500 e sovrascritta con la china. Le frasi riportate su di essa sono indicazioni per una ristrutturazione in chiave ironica di un monumento simbolo di una Roma neoclassica. Giardini occupati da piscine e frutteti, scivoli al posto delle scalinate. Lo sogniamo così per un po’ mentre siamo al centro del traffico cittadino. Ci spostiamo infine verso il cuore di Roma: Trastevere. Lì percorriamo la famosa via della Lungara, fino ad arrivare all’altezza dell’Accademia dei Lincei.
Il Tevere scorre oltre il palazzo, alle spalle l’orto botanico con il suo verde incontaminato. «Non sono mai stato all’Accademia dei Lincei anche se, come molti, il lungotevere è una delle zone di Roma che amo. Ho scelto questo posto che non ho mai visitato, dove nel 1968 si è costituito il Club di Roma (The Club of Rome), come lo spazio negativo su una mappa di consapevolezza globale». Queste le parole condivise da Enrico Boccioletti sul tumblr di A/rrivederci Roma per motivare la sua scelta. Ci mette a conoscenza del The Club of Rome, un think-tank internazionale, la cui missione è stata (ed è) analizzare e confrontarsi con i macro-cambiamenti climatici, il superamento dei limiti fisici del pianeta, la scarsità di risorse conseguenti l’esponenziale curva di sviluppo tecnologico e crescita economica del secolo scorso, e l’individuazione di scenari possibili e soluzioni alternative su scala globale.
Il suo contributo è un gioco di parole e di immagini legato al logo del club. Un gioco di parole che spiega tanto. Cerchiamo come bambini in un film di Spielberg indizi per conoscere più approfonditamente la storia lì sul luogo, ma nulla sembra darci soddisfazione e continuiamo a vagare per le strade popolari della città.
Per questo nostro breve tour, decidiamo di puntare sull’ultimo nome della lista degli artisti coinvolti nel progetto: Elisa Giardina Papa (qui il suo contributo per A/rrivederci Roma). E mentre gironzoliamo tra le edere arrampicate su quei palazzi e i vicoli stretti occupati da turisti all’arrembaggio, andiamo a scoprire il suo contenuto sul web per capire meglio la sua scelta.
Una gif tratta dal film La Giornata Balorda (conosciuto all’estero con il titolo From a Rome Balcony), del 1960, diretto da Mauro Bolognini e con la sceneggiatura di Alberto Moravia e Pier Paolo Pasolini. Protagonisti Jean Sorel e Lea Massari. La scena ritrae i protagonisti su un terrazzo trasteverino intenti a svestirsi. Una schiena femminile di spalle fa intravedere un reggiseno, un ragazzo davanti a lei trattiene delle smorfie di compiacimento. Il film negli anni della sua uscita fu censurato per le sue inquadrature troppe esplicite. Il lavoro presentato è solo un frammento di una ricerca molto più estesa.
Immaginiamo una vecchia e nuova Roma tra quei tetti e ci ritiriamo avendo tra le mani delle scoperte e nella mappa di A/rrivederci Roma ancora tante da esplorare.