La storia del mondo e degli esseri umani che lo abitano va avanti grazie a un processo di causa ed effetto, e la storia del turismo non si dissocia da questo meccanismo. Il XV secolo, con i suoi pellegrinaggi e le sue esplorazioni, ha lasciato spazio ai grandi tour del Settecento, conseguenza della formazione della borghesia ; l’evoluzione dei mezzi di trasporto ha poi permesso lo spostamento di massa verso le località più ambite, industrializzate e ormai ricche di ogni comfort e capaci di soddisfare ogni bisogno.
Nel 1937 la Società delle Nazioni utilizzerà per la prima volta i termini turismo e turisti, definendo questi ultimi come «genti che viaggiano per periodi di oltre 24 ore».
Come tutte le grandi esperienze che coinvolgono trasversalmente la società, anche quella del turismo porta con sé delle testimonianze – testimonianze che, con l’avvento della fotografia, si sono moltiplicate insinuandosi in modo via via più invasivo nella quotidianità di ognuno. Il turismo di massa degli anni ’50 è stato accompagnato dalla crescita dell’utilizzo delle apparecchiature fotografiche, sancendo di fatto la nascita della fotografia turistica. È futile di questi tempi cercare delle prove a conferma dell’affermazione di questa pratica, basta aprire qualsiasi social network per rendersi conto che è ormai una verità assoluta, così assoluta e così pervasiva da aver dato vita ad una nuova tipologia di turismo: il turismo fotografico.
Nel tempo ci si è appropriati della giusta apparecchiatura per riportare a casa i propri souvenir visivi e la fotografia ha assunto pian piano un ruolo più centrale nell’esperienza turistica. Interi album fotografici dedicati al viaggio, diapositive da mostrare ai parenti, stampe incorniciate da ostentare come soprammobili nelle proprie case. La testimonianza di un viaggio diventa così anche manifestazione di una competizione sociale, un tentativo di innalzare la propria reputazione mostrando una versione di sé più rilevante, superiore alla realtà. L’equazione viaggio=denaro rimane indissolubile.
Ma tutto questo materiale fotografico, né dichiaratamente né progettualmente artistico, spontaneo e personale, racchiude in sé informazioni interessanti sulla società che l’ha prodotto. Dalla nascita del turismo di massa – che assoceremo alla nascita del termine stesso, in quel lontano 1937 – si sono contraddistinte alcune tendenze nella composizione delle relative immagini fotografiche, e naturalmente queste stesse tendenze sono strettamente legate ai periodi storici in cui si sono sviluppate. Non serve andare molto in là con la memoria per ricordare tutte quelle gambe a bordo mare e piscina che occupavano le pagine di internet poche estati fa. Credete che esse non nascondano nei loro dettagli informazioni sociologiche sulla nostra epoca? Ovviamente sì, ma per decoro e per non stendere un velo di tristezza sull’umore di chi sta leggendo questo articolo, eviteremo questa analisi. Spostiamoci direttamente agli albori e iniziamo osservando un po’ più nel dettaglio alcuni scatti di quegli anni.
N.B. Tutte le foto che verranno mostrate da adesso in poi non appartengono a nessun progetto fotografico artistico. Non sperate dunque di rivedere gli scatti di Martin Parr. Per un lungo periodo (che fino ad ora non ha conosciuto una fine), le fotografie private e personali prodotte nel tempo dai fotografi amatoriali hanno attirato la mia attenzione per la loro genuinità e, con curiosità, ho girovagato per mercatini e siti di condivisione per scovarle e conservare quelle stilisticamente più significative almeno ai miei occhi. Esse provengono quindi dai ricordi di viaggio delle famiglie più comuni del mondo, ma non per questo non allieteranno il vostro sguardo.
Millenovecentocinquanta-millenovecentosessanta
Senza dubbio gli anni Cinquanta e Sessanta verranno ricordati come gli anni del boom economico. Gli elettrodomestici che iniziano ad entrare nelle case, i fenomeni di massa – come quelli che avvengono nel panorama musicale – che si espandono sempre con minor controllo, il benessere che finalmente, dopo gli anni della Ricostruzione, sembra essere alla portata di tutti. Le vacanze diventano un lusso facilmente accessibile.
Gli scatti realizzati in questo periodo risentono pienamente di questa atmosfera. Ma c’è anche da sottolineare un altro importante fattore: i luoghi che venivano visitati erano luoghi ancora abbastanza vergini dal punto di vista fotografico. Alcune vedute mozzafiato venivano al massimo mostrate dalle riviste di settore, per il resto era necessario spostarsi dalla propria abitazione per godere di un determinato paesaggio.
Tutte queste foto hanno di fatto in comune questo particolare: lo scenario ha la precedenza sul ritratto dei soggetti. Non aveva poi tanta importanza la fotogenicità, bensì affermare che lì, in quel luogo, ci si era stati veramente. I soggetti occupano solo una piccola parte dell’immagine, la giusta porzione per poterli riconoscere a occhio nudo. Il resto se lo prende il luogo: le cascate del Niagara, le grandi metropoli, i deserti o i parchi nazionali. L’emozione di vedere qualcosa per la prima volta non era poi così domabile, e così nella maggior parte dei casi i turisti venivano immortalati di spalle. Un po’ come se fosse difficile rubare del tempo allo sguardo desideroso di un paesaggio dopo tanti chilometri, solo per scattare una foto. Il dito talvolta era puntato verso il panorama come per incitare l’osservatore a guardare il luogo. «Guarda dove sono stato» sembrano urlare. Non dimentichiamo che erano tutte fotografie premeditate, calcolate e uniche. Non si tornava a casa con 1000 jpeg nella memory card per poi poter scegliere la migliore, nulla di tutto ciò. I rullini e la stampa avevano un prezzo, era quindi necessario ponderare la scelta dei momenti da immortalare. In alcuni casi insieme ai soggetti entravano in scena anche alcuni oggetti di cui andar fieri, simbolo di quel benessere che stava crescendo.
Millenovecentosettanta
Siamo nel decennio della gioventù dei figli dei fiori, l’impegno politico ha scosso il mondo e motti quali peace and love vengono urlati a squarciagola per incitare la battaglia pacifista. L’opinione pubblica viene sensibilizzata sulle questioni umanitarie e l’uomo torna al centro dell’attenzione non solo sulle pagine dei giornali, ma anche nelle sue stesse fotografie.
Quello che ho trovato negli archivi familiari di quegli anni è difficile da catalogare, ma a un primo sguardo risulta essere l’espressione di tale cambiamento. Nella maggior parte delle fotografie è difficile anche riconoscere il luogo in cui sono state scattate, a meno che questo luogo non sia un luogo-mecca (non ho fatto calcoli matematici, ma per qualche strano motivo una buona metà delle foto in cui il luogo ha la padronanza delle immagini sono quelle realizzate nei viaggi in Russia). La composizione è incentrata sul soggetto, non tanto per narcisismo, ma come manifestazione di un’esperienza vissuta. L’esperienza del viaggio diviene esperienza delle relazioni con gli altri, con i compagni d’avventura. Le foto degli anni ’70 immortalano nella maggior parte dei casi momenti di divertimento e di condivisione. Il fine dello scatto di una foto sembra non esser più la celebrazione della presenza in un luogo, ma il tentativo di ricordare un momento personale, un ricordo soggettivo. I vasti prati la fanno da padrone, così come gli eventi più cult di quel periodo come i festival e le manifestazioni. Il luogo prescelto del viaggio sembra aver riconquistato i tratti del pellegrinaggio, in questo caso verso i luoghi cardine della rivoluzione iniziata alla fine degli anni ’60. Certo, visivamente le differenze con gli scatti del decennio precedente sono evidenti anche solo per gli usi e i costumi. Le donne, ad esempio, non sono più strette in vestiti con il girovita sottolineato, ma indossano magliette e jeans; gli uomini esibiscono le loro barbe e talvolta non hanno imbarazzo a mostrarsi senza veli di fronte alla fotocamera.
Millenovecentottanta
Ci risiamo: il mondo crede ancora una volta che tutto sia possibile e soprattutto che sia possibile grazie a una buona quantità di denaro. La società di massa cerca di accaparrarsi gli oggetti tecnologici più in voga, nasce il telefono cellulare, gli yuppie sono le nuove star del momento e le autovetture diventano sinonimo di potere. La cultura degli anni ’80 si muove veloce come i suoi nuovi mezzi di trasporto, viaggiare tra un continente e l’altro diventa possibile per qualsiasi famiglia che sta vivendo la ripresa economica. Proprio per questo i registri fotografici di famiglia cominciano ad espandersi accumulando sempre più materiale. Tante sono le foto in circolazione di questi anni e anche i filmati entrano a far parte delle possibilità di archiviazione del ricordo di un viaggio. Le foto di famiglia durante i lunghi viaggi sono caratterizzate nella composizione dal ritratto in gruppo con tutti i membri, e quando dico tutti dico proprio tutti, autovettura inclusa. Difficile trovare una foto di questi anni in cui non spunti in primo piano la station wagon della Volkswagen con i suoi tratti decisi e lineari. Come un trofeo acquistato dopo i lunghi mesi di lavoro invernale, viene sfoggiata in questi scatti e celebrata come parte integrante dell’esperienza. Le tendenze del momento cominciano ad entrare prorompenti nelle immagini di viaggio: la moda d’abbigliamento, i giochi, le apparecchiature tecnologiche. Tutto talvolta sembra essere un’ostentazione. Il consumismo sembra ormai aver inesorabilmente intaccato l’esperienza del viaggio.
Millenovecentonovanta
Siamo entrati definitivamente nel decennio della rivoluzione fotografica, quella rivoluzione determinata dal passaggio dall’analogico al digitale avvenuto già negli anni ’80 e che portò il mezzo fotografico a superare del tutto le barriere professionali per entrare impetuosamente nella vita di tutti i giorni. La macchina fotografica non è più un oggetto legato al viaggio: essa entra a far parte della quotidianità sempre più intensamente. Innumerevoli riflessioni si legano a questo cambiamento ma cercando di rimanere nell’ambito della fotografia turistica alcune spiccano sulle altre. La diffusione del digitale ha aumentato il numero delle immagini prodotte e facilitato la realizzazione di foto qualitativamente perfette. Ciò si ripercuote sugli album delle vacanze: troviamo negli archivi immagini che nulla hanno da invidiare a quelle dei grandi magazine fotografici; la possibilità di realizzare una grande mole di scatti modifica il rapporto con la foto stessa, permettendo ai soggetti di introdurre anche più ironia e improvvisazione nell’esecuzione di uno scatto. Le foto delle vacanze degli anni ’90 sono gremite di panorami mozzafiato, in cui non emerge nessun tipo di difetto fotografico. I fotografi della domenica nutrono con cura la propria velleità e studiando da autodidatti gli scatti dei loro maestri ne producono di altrettanto mirabili. Il distacco tra professionalità e dilettantismo con l’evoluzione tecnologica comincia ad abbreviarsi e le fotografie turistiche hanno sempre più il sapore di reportage ben realizzati. Le foto ricordo diventano invece più spontanee e meno impostate: le pose non sono più rigide, la figura umana è libera di muoversi senza contare più di tanto i tempi dell’otturatore e la luce circostante. Siamo nell’anticamera della fotografia turistica legata agli smartphone, dove le caratteristiche di composizione di questi anni si sposeranno con la condivisione immediata sui social network, producendo un immagine-ricordo di un ricordo che in realtà ha poco più di cinque minuti di vita.
Epilogo
Sono bastati quindi cinquant’anni per modificare totalmente il rapporto dell’uomo con il paesaggio circostante, e in tale trasformazione è innegabile il ruolo che la fotografia ha avuto nell’esperienza turistica. Un tempo si affrontava un viaggio per scoprire luoghi ignoti e lo si riviveva in privato osservando gli scatti realizzati; oggi quel paesaggio viene prima “visitato” tramite l’interazione con la sua immagine e solo successivamente nella realtà: è forse per questo che, paradossalmente, arrivati a destinazione, piuttosto che ammirarlo dal vivo, preferiamo ri-fotografarlo dando vita inconsapevolmente alla produzione di una serie di immagini molto affini tra loro che alimentano questo mercato di spostamenti da città a città che definiamo turismo.
In copertina: foto di C. Newman, agosto 1960