È il 1912 e Picasso sta lavorando al quadro Natura morta con sedia impagliata. L’artista spagnolo decide che questa volta non bastano più oli e tempere per realizzare quella sedia, meglio aggiungere frammenti di carta, pezzi di tela cerata che riproducano l’impagliatura e anche una corda che faccia da cornice.
È il 1912 e nasce il collage.
Questa tecnica d’assemblaggio nel tempo “spadroneggia” come espressione artistica in più movimenti: cubismo, surrealismo, dadaismo, futurismo. Si muove tra la cultura artistica e quella di massa senza cambi d’abito o abbassarsi di tono. Pasquale de Sensi, nato a Lamezia Terme nel 1983 e diplomato in Pittura presso l’Accademia di Belle Arti di Roma, se ne innamora dopo aver sperimentato anche altre tecniche di figurazione indiretta come lo stencil, il ricalco e la fotocopia; in esso è il gioco d’associazione fra casualità e volontà ad essere predominante ed è questo a conquistarlo.
«Probabilmente il primo collage a colpirmi davvero è stato il capolavoro di John Heartfield “Guerra e cadaveri – l’ultima speranza dei ricchi”. Visto su un testo di storia dell’arte e poi successivamente dal vivo in una mostra al Mart di Rovereto sul tema dell’ibrido uomo/animale. Lo considero un capolavoro perché racchiude in sé tutta la forza destabilizzante del montaggio. Riesce a far collimare due livelli di lettura inconciliabili tanto sul piano logico quanto su quello emozionale, e lo fa in maniera semplicissima. Il soggetto è tragicamente ispirato agli orrori della seconda guerra mondiale eppure la iena con il cappello a cilindro in testa continua a mantenere un carattere sfacciatamente sarcastico e assurdo, da vignetta umoristica.»
Dal 9 luglio al 31 agosto, l’Istituto Italiano di Cultura di Varsavia dedica a Pasquale de Sensi una mostra personale che propone una sua raccolta di lavori, editi ed inediti, che delineano al meglio il suo processo creativo. Le opere, per lo più su carta, sono un gioco di contrasti ed armonie su più livelli dove le figure, estrapolate dal loro contesto originario, trovano un nuovo ruolo – e un nuovo significato.
«Personalmente cerco sempre di usare immagini di dominio pubblico, vintage o anonime, quando non si tratta di copie uniche come nel caso di cartoline o riviste d’epoca. Le immagini con una bassa risoluzione, che spesso offrono la possibilità di ottenere delle texture interessantissime quando vengono ridimensionate, sono generalmente libere dal copyright.
In ogni caso, oltre alla manipolazione concettuale del collage, che trasforma l’identità e il senso dell’immagine di partenza, c’è sempre una seconda fase, che si potrebbe definire di “post-produzione”, in cui modifico la texture dell’intera superficie dell’immagine per esigenze stilistiche.»
L’accostamento di elementi monocromatici ed elementi colorati crea combinazioni visive inquiete e surreali, nelle quali è l’assenza di un significato esplicito ad essere fulcro del senso. Le immagini si liberano della loro funzione primordiale, e da immagini vintage, di dominio pubblico o anonime, iniziano una nuova vita e divengono elementi portanti di un collage dai mille messaggi concettuali.
«C’è della geometria costruita sul disordine… c’è una specie di bipolarismo fra catarsi e controllo, uno scontro di correnti opposte che trova il suo equilibrio attraverso la composizione. Per composizione non intendo soltanto la geometria delle aree e dei colori, ma anche tutte le relazioni di assonanza o di contrasto che si stabiliscono fra i simboli su un piano semantico.»
Un po’ come accade nella musica, altro campo artistico a cui De Sensi si è molto avvicinato con il suo lavoro, collaborando con musicisti ed etichette musicali indipendenti come grafico.
«Lavorare nella grafica musicale è stata una cosa che è successa in maniera assolutamente naturale, anche perché è una materia che ho sempre seguito. Lo considero un secondo lavoro, qualcosa che faccio con piacere e in maniera informale. Collaboro soltanto con musicisti che mi piacciono, è questo il mio unico criterio di selezione in questo caso.
Il collage poi è da sempre legato alla grafica musicale, da “Sgt. pepper” alla grafica punk classica di autori come Jamie Reid, Winston Smith o Linder Sterling.»
La mostra, dal titolo Małe Limbo – “Małe” in polacco significa “piccolo” ed è un riferimento ai lavori di dimensioni intime dell’artista – è curata da Alex Urso, il cui intento è stato quello di ricreare uno spazio neutro (un limbo appunto) nel quale l’osservatore, in rapporto con l’opera, potesse sentirsi libero di interpretarla in base alla propria personale sensibilità.
Małe Limbo
mostra personale di Pasquale de Sensi
a cura di Alex Urso
Istituto Italiano di Cultura di Varsavia – ul. Marszałkowska 72
Dal 9 luglio al 31 agosto 2015
Apertura mostra giovedì 9 luglio ore 19.00
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