ROMABOLOGNACOOPERAZIONE
Sul finire dei suoi primi dieci anni, qui compiamo una piccola rivoluzione, abbandonando il nostro formato classico – quello del magazine culturale a cadenza vagamente quotidiana – per presentare ogni mese un solo saggio e un solo racconto. Da queste pagine 24 autori ogni anno proporranno il loro filtro sul reale, manipolando inevitabilmente la personalità di Dude mag: ed è una cosa che ci rende enormemente curiosi.
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ROMABOLOGNACOOPERAZIONE

I nuovi lavori degli street artist del collettivo ROBOCOOP

Quando l’occhio umano incontra un’immagine esteticamente bella che racchiude in sé un enigma, la mente non riesce proprio a distogliere lo sguardo finché l’arcano non è risolto.

A Roma c’è un duo di street artist premurosi, disposti a soddisfare i nostri sguardi affamati di questo tipo di immagini con i loro lavori nei quali il passato incontra il moderno e tutto diventa senza tempo.

ROBOCOOP è un progetto di street art attivo – in particolare sul territorio romano – dal 2012 e la settimana passata ha nuovamente lasciato le sue tracce nella Capitale. Esattamente a Via Flaminia, la storica strada che si apre alle porte di Piazza del Popolo e che consente l’accesso al fulcro della città. Una zona caratterizzata da una parte dallo storico passato con i suoi fori e le sue piazze, e dall’altra dallo scrigno dell’arte moderna a Roma, la GNAM. Passato e moderno in pochi chilometri. Il posto ideale per dimostrare che il passato e il moderno possono tranquillamente coesistere in pochi metri.

La curiosità riguardo i retroscena di questi lavori era troppa ed abbiamo deciso di farceli raccontare.

Gli ultimi due interventi realizzati su questa via sono un omaggio a Ghirlandaio e a Botticelli. I precedenti lavori realizzati dal collettivo erano incentrati sui capolavori dell’arte classica che raffiguravano vasti spazi esterni come L’Annunciazione Ranieri del Perugino, L’allegoria Sacra del Bellini e Nozze a Cana del Veronese. Porticati, terrazze, torri si trasformano in elementi dell’architettura moderna. Per la prima volta in questo caso li vediamo lavorare con gli spazi d’interni e il risultato sembra comunque notevole.

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Ora preparate bene gli occhi e guardate: nel primo poster ci vengono mostrati i soggetti dipinti ne La Natività di Maria del Ghirlandaio, realizzata intorno al 1485-90 e appartenente al ciclo degli Affreschi della Cappella Tornabuoni in Santa Maria Novella a Firenze. La scena originaria rappresentata dal Ghirlandaio è lussuosa e carica di dettagli: una spaziosa sala con una scala sulla sinistra, armadi intarsiati e motivi classicheggianti in rilievo. I ragazzi di ROBOCOOP fanno attraversare a quest’opera cinquecento anni di storia per far si che essa abbia nuova vita incontrando l’opera architettonica di Niemeyer, la scala elicoidale situata nel Palacio Itamaraty di Brasilia. Lo spazio diventa più essenziale, le forme che lo compongono più minimali, l’ambiente si apre. Rimane solo quel particolare della scala che fa da cardine nella composizione del lavoro in perfetta relazione tra due realtà artistiche lontane stilisticamente e temporalmente.

«Il nostro lavoro dal punto di vista spaziale non vuole essere un confronto tra due autori, bensì nasce da suggestioni personali avute guardando un determinato dipinto o una determinata architettura. A volte lavoriamo per contrasto, a volte per assonanza variando un elemento architettonico comune o una forma. La nostra formazione non è ancora completa quindi ci facciamo guidare prima di tutto dalle sensazioni.»

Entrambi provenienti dalla facoltà di architettura, i ragazzi di ROBOCOOP conoscono bene le basi su cui lavorare per dare vita a queste opere incentrate sullo spazio e la sua percezione nell’arte. Stilisticamente sono i lavori grafico-architettonici della metà del ‘900 come quelli di Superstudio o dell’austriaco Hans Hollein ad essere d’ispirazione nel concepimento di queste opere urbane.

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Gli elementi che caratterizzano il lavoro sull’opera del Ghirlandaio, gli spazi e le prospettive, ritornano anche nel secondo poster affisso a Via Flaminia, La Calunnia di Botticelli. Databile intorno al 1496 e conservata alla Galleria degli Uffizi di Firenze, si fonde con il progetto di Carlo Scarpa, La Tomba Brion, un complesso funebre monumentale realizzato sul vecchio perimetro del cimitero di San Vito nella provincia di Treviso negli anni ‘70 per raccogliere le spoglie di Giuseppe Brion. Il motivo distintivo dell’architettura di Scarpa, la finestra a due cerchi incrociati, prende il posto del fastoso colonnato del quadro di Botticelli, permettendo comunque di scorgere il cielo.

Il Rinascimento con le sue linee prospettiche e i suoi spazi ideali viene innestato con lo stile moderno e le sue forme architettoniche attraverso i muri della città, anch’essi con le loro prospettive e le loro forme architettoniche.

«La dimensione della città è essenziale per questo progetto che vuole essere un progetto di street art. Queste opere nascono e muoiono nell’ambiente per cui sono state concepite. Se vuoi vedere i nostri lavori devi farlo osservandoli nel punto della città in cui sono stati realizzati, devi avere fortuna a scovarli. È per questo che fino ad ora non abbiamo sentito il bisogno di condividere tramite il web gli originali in formato digitale di questi interventi.»

I muri non sono quindi solo un nuovo tipo di tela dove tracciare segni e creare disegni, ma sono essenziali per dare vita a un lavoro artistico indissolubile dal contesto urbano. Le città rinascimentali dei grandi capolavori dell’arte trovano una nuova concretezza nelle mura della metropoli. I mattoni che le formano saranno anche la superficie su cui questi dipinti troveranno una nuova base solida su cui attaccarsi. L’idea della costruzione, che spazia dall’ideazione immaginaria di un luogo in un dipinto a una realtà progettuale nell’architettura ad un’esigenza di urbanizzazione nella città, diviene quindi colonna portante di questo progetto di street art. Senza contare che girare l’angolo e trovare un Botticelli non è una sorpresa da sottovalutare.

La street art nei suoi lavori urbani sta mostrando sempre più una vicinanza con la tradizione artistica classica tramite l’utilizzo di figure e soggetti appartenenti ai capolavori dei grandi maestri del passato. Diventa così sempre più importante puntare l’attenzione sulla rielaborazione di questi elementi, una rielaborazione che sia manifestazione contenutistica di una ricerca artistica e uno studio sul progetto e non solo rappresentazione del bello fine a se stesso nel contesto urbano.

«Banksy ha lanciato una bomba richiamando in molti dei suoi lavori anche opere classiche da cui tutto il mondo della street art è stato influenzato. E non neghiamo che all’inizio i nostri primi lavori come quello di Agnolo Doni raffigurato con la mascherina siano stati ispirati a lui. Ma poi abbiamo sentito la necessità di mostrare una nostra visione personale, di rielaborare gli elementi che avevamo a disposizione per creare un progetto che potesse con il tempo evolvere artisticamente.»

Ma come tutti i progetti di street art anche questo risente dell’azione della città, con il suo tempo, i suoi cittadini e i suoi cambiamenti. Lavorare con i poster su suolo pubblico significa anche donare alla città un’opera da conservare. La carta su cui essa viene rappresentata è un materiale delicato che rischia di essere deteriorato o peggio ancora strappato. E così sfortunatamente è avvenuto per alcuni dei lavori in precedenza realizzati dal collettivo ROBOCOOP privando i passanti del piacere di osservare qualcosa di insolito tra le strade della città.

Augurandoci che la città porti rispetto a queste manifestazioni artistiche di certo non barbariche, quello che ora sapete è che camminando sulla Via Flaminia potrete concedervi qualche minuto di pausa come si fa in un museo, per fermarvi di fronte a questi lavori con la stessa attenzione con cui vi fermereste di fronte a un quadro di Botticelli agli Uffizi, e avere modo di finire in un mondo che non conosce tempo.

Foto di Emiliano Zandri.

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Elena Fortunati
Nasce in un paesino della provincia romana nel 1988. Laureata alla magistrale in Storia dell'Arte contemporanea all'Università di Roma La Sapienza, ha collaborato con Collater.al, Dude Mag, Vice e Inside Art. Sotto lo pseudonimo aupres de toi, lascia dal 2011 nel web immagini fotografiche. Fonda nel 2016 contemporary.rome.
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