Una street art gallery, un covo di graffitari, una raffinata elevazione del vandalismo, una galleria con le scritte sui muri, opere d’arte mobili, come direbbe Diprè. Per chi non conosce Varsi e si ferma solo all’apparenza, all’esterno della galleria e del mondo che rappresenta e veicola, ognuna di queste opzioni è possibile. È per persone così, ma anche per tutte quelle che apprezzano questo tipo di arte moderna, che ho incontrato chi dentro quella galleria ci entra tutti i giorni, ci mette passione e comprensione, pazienza nell’educare in un certo qual modo i romani che in genere si fermano titubanti davanti alla vetrina così come guardano distrattamente i muri della città dove vivono, o i pezzi che spesso campeggiano su di essi e sui vagoni della metro che stancamente percorrono le antiche viscere di questa giungla urbana che però mantiene una costante: la presenza di arte, praticamente da sempre ed in ogni forma.


