Anaconda di Nicki Minaj come inno al femminismo?
Sul finire dei suoi primi dieci anni, qui compiamo una piccola rivoluzione, abbandonando il nostro formato classico – quello del magazine culturale a cadenza vagamente quotidiana – per presentare ogni mese un solo saggio e un solo racconto. Da queste pagine 24 autori ogni anno proporranno il loro filtro sul reale, manipolando inevitabilmente la personalità di Dude mag: ed è una cosa che ci rende enormemente curiosi.
2022
01 gennaio
Dude Mag
03 marzo
Alessio Giacometti
05 giugno
Simone Vacatello
07 novembre
Marco Montanaro e Gilles Nicoli
09 gennaio
TBA
TBA
10 febbraio
TBA
TBA
11 marzo
TBA
TBA
12 aprile
TBA
TBA
×
×
È arrivato il momento di iscriverti
Segui Dude Mag, dai!
6286
https://www.dudemag.it/attualita/anaconda-di-nicki-minaj-come-inno-al-femminismo/

Anaconda di Nicki Minaj come inno al femminismo?

In Anaconda la dominanza del culo di Nicki Minaj è così ostentata, così eccessiva da trascendere quasi la carnalità stessa. 

 

Di Nicki Minaj ormai sappiamo praticamente tutto. Amata e odiata dai fan di Beyoncé (con cui ha scritto e cantato un pezzo del nuovo album e che pochi giorni fa le ha regalato una sobria collana di diamanti), amata e odiata dai duri e puri dell’hip hop (ed è già tanto che esistano); amata e odiata dai fan di Rihanna; amata e odiata un po’ da tutti. 

Tra gli svariati teaser che annunciavano l’imminente uscita del video del secolo – Anaconda – spicca la copertina del singolo, che mette subito bene in evidenza il protagonista assoluto della faccenda: cioè il culo di Niki Minaj.

A guardare bene l’immagine il culo di Niki Minaj fa davvero impressione: è enorme in una maniera irreale, sembra quasi un corpo a sé stante.

Naturalmente la copertina ci metterà pochissimo tempo a trasformarsi in un meme. Cosa che rappresenta attualmente il termometro più accurato della popolarità di qualcosa.

James Franco – che ha intervistato la Minaj, ponendogli diverse domande sul suo fondoschiena, tra cui cose tipo «If your ass was a tree, what kind of tree would it be?» – ha postato su Instagram un fotomontaggio della sua testa al posto di quella della Minaj e da queste parti si è arrivati a raccogliere sessanta (60) meme della copertina di Anaconda.

Le proporzioni della faccenda sono diventate così inquietanti che Miley Cyrus si è trovata costretta a postare una propria immagine nella stessa posa.

Il lato b di Nicki sembra occupare una parte piuttosto importante di The Pink Print, il disco uscito a maggio e presentato dal singolo Pills n potion. Almeno a livello comunicativo: la Minaj sembra aver fatto in modo che si parli solo di quello.

Negli ultimi tempi il fondoschiena ha assunto un ruolo sempre più centrale nella cultura pop statunitense.

In questo articolo uscito su Wired si è arrivati a parlare di “business delle chiappe”: sempre più ragazze vanno da un chirurgo plastico per farsi infilare delle protesi per avere un culo più simile a quello di Nicki Minaj (e fra queste credo che possiamo metterci anche Iggy Azalea, con pochi dubbi).

È come se nella battaglia del bootyshake, con Anaconda, la Minaj abbia voluto mettere il proprio punto esclamativo: rimettendo al loro posto sia Miley Cyrus che Iggy Azalea – nuova big thing del mercato musicale, corto-ciruicito perfetto di bellezza bianca hipster e sensualità nera. Iggy Azalea in questo articolo di BuzzFeed era stata consultata come l’esperta della materia big booties. Nelle prime 24 ore il video di Anaconda ha registrato 19,6 milioni di viste, frantumando il record di visite (19,3 milioni) che apparteneva proprio a Miley Cyrus e a Wrecking Ball. 

Con Anaconda Nicki Minaj ha spostato il livello un po’ più in là.

 

Anaconda come decostruzione femminista

In Anaconda la dominanza del culo di Nicki Minaj è così ostentata, così eccessiva da trascendere quasi la carnalità stessa. A farsi simbolo, feticcio. Ma di cosa? Della propria sensualità, ok, ma anche di una certa volontà di potenza, morale e fisica. Una specie di power-femminismo.

L’associazione fra sensualità e femminismo è sempre più valorizzata all’interno della nostra cultura. Nella sua esibizione agli MTV Music Awards Beyoncé ha fatto proiettare l’enome scritta FEMINISM mentre le sue ballerine si esibivano nel twerking.

Secondo questo articolo di Slate seppure inizialmente i movimenti esagerati della Minaj sembrano sfociare nel porno, «guardando ancora noterete che l’atletismo che questa donna mostra nei suoi movimenti celebra la forza, la potenza e la bellezza del corpo femminile». Dunque il twerking di Niki Minaj si sublimerebbe fino a farsi celebrazione della donna tout court. Lontani i tempi in cui guardavamo i video di Kelis vedendoci semplicemente un soft-porno. 

Il tema della rivincita nera sulle bianche che vogliono appropriarsi della loro cultura è ripresa anche in questo pezzo di Grantland. L’articolo parte da una ricostruzione quasi filologica della grande fascinazione che le donne bianche hanno nutrito verso le donne nere e il rapporto con il loro corpo. Dall’esotismo Khoikoi fino Katy Perry, Taylor Swift e il paradosso del suo twerking in tutù.

La tesi più interessante dell’articolo è però che Nicki Minaj, con Anaconda, sia riuscita a decostruire tutta la simbologia del twerking e del big ass. Portando all’eccesso e quindi svuotando di senso tutte le icone e le figure ad essi legate. «Anaconda pone il culo della Minaj come forza della natura, in grado di causare terremoti nella giungla».

Niki Minaj forza talmente tanto il linguaggio dei video soft-porno – con banane e schizzi di liquidi vari ovunque – che MTV trasmette da più di un decennio da ridicolizzarlo. Renderlo inutile.

Terreno bruciato dunque per Miley Cyrus. Pochi giorni fa ci son stati i VMA’s e nessuno ha fatto caso ad Hannah Montana, a parte quando le si è rotto il vestito, durante il live con Ariana Grande. È Nicki la queen indiscussa, paladina di una cultura nera indossata con autenticità.

 

Un nuovo canone di bellezza

È l’anno della Minaj e di tutti i culi che non entrano nei jeans, sfida a tutti i culi piccoli à la Kate Moss che per anni sono stati convenzionali e simboli di bellezza.

Nell’epoca delle campagne di sensibilizzazione alle smagliature, il culo della Minaj – col rischio di sfociare in un chiacchiericcio aperitivo femminista – ci apre ad un inedito aspetto del corpo femminile. A una sembianza che fino a poco tempo fa non eravamo pronti a riconoscere e ad accettare. 

Con Anaconda usciamo forse usciamo definitivamente dall’epoca indie skinny, di cheap monday elasticizzati che, a quanto pare, vendono sempre meno.

Queste forme esagerate appaiono come un manifesto di rottura di un canone di bellezza che è stato per anni predefinito nella nostra cultura.

In tal senso Nicki Minaj è riuscita a portare la cultura nera laddove non erano riusciti gli altri artisti black prima di lei. Al punto cioè di renderla desiderabile per i bianchi. 

Se guardiamo i vecchi video dei Wu Tang c’è sempre stata una presenza femminile ‘importante’ e con il culo in bella vista, ma non ha mai creato questa smania di volerne parlare. Son lì, nello sfondo, quasi non si vedono se non si muovono. Vedere queste chiappe lucide e che si muovono tremando come dei budini in primo piano, occupandoci la visuale, c’ha fatto svegliare dal torpore di anni e relativizzando la nostra visione di corpi totalmente uguali, o quasi.

 

La parte più bella del video di Anaconda è quasi alla fine, quando Nicki ci fa sapere direttamente la sua opinione, cantando «Fuck the skinny bitches, fuck the skinny bitches in the club I wanna see all the big fat ass bitches in the motherfucking club» e mentre lo canta c’è lei che si struscia su Drake (il suo attuale fiancè) con il suo culone e Drake è notevolmente in balia di un durello, io lo so, soffre, si vede che soffre. È in quel momento che è chiaro a tutti chi sta dominando chi.

Dude Mag
Decennio nuovo, rivista nuova.
Segui Dude Mag, dai!
Dude Mag è un progetto promosso da Dude