Verso la fondazione del Partito Liberale Europeo Italiano: dichiarazione d’intenti politici
Sul finire dei suoi primi dieci anni, qui compiamo una piccola rivoluzione, abbandonando il nostro formato classico – quello del magazine culturale a cadenza vagamente quotidiana – per presentare ogni mese un solo saggio e un solo racconto. Da queste pagine 24 autori ogni anno proporranno il loro filtro sul reale, manipolando inevitabilmente la personalità di Dude mag: ed è una cosa che ci rende enormemente curiosi.
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Verso la fondazione del Partito Liberale Europeo Italiano: dichiarazione d’intenti politici

Includerà il PD, NCD, ForzaItalia, l’ala dirigenziale di SeL, un frazionamento del M5S composto di piccoli imprenditori e commercianti.

Secondo il più benevolo augurio della nostra classe intellettuale (l’espressione “la nostra classe intellettuale” denota invero una sola persona, che sarei io), a partire dal 2017 si formerà il partito unico di Confindustria con il nome di Partito Liberale Europeo Italiano: includerà il PD, NCD, ForzaItalia, l’ala dirigenziale di SeL, un frazionamento del M5S composto di piccoli imprenditori e commercianti, l’ala della Lega portavoce degli agricoltori veneti, Mastella, i Radicali, l’intero gruppo Espresso e in generale molti intellettuali firmatari dell’appello da cui scaturirà la fondazione del partito. Fra questi figureranno nomi consistenti come Eugenio Scalfari (si, sarà ancora vivo), Roberto Saviano (si, sarà nel PLEI), Nicola Porro (si, sarà un intellettuale), Fiorella Mannoia, Giuliano Ferrara, Stefania Craxi, Massimo Cacciari (sarà presidente del Venezia che arriverà in Champions l’anno dopo con Aleandro Rosi capitano), Paolo Flores d’Arcais, Barbara d’Urso, Licio Gelli, Alberto Asor Rosa, Susanna Camusso (che nel frattempo sarà diventata Presidente di Confindustria), Fabio Fazio e Luciana Littizzetto (direttori, insieme,del TG1) Enrico Mentana, Serena Gramellini (cioè Massimo Gramellini che avrà cambiato sesso), uno straordinario Toni Servillo, Jovanotti (Sindaco di Bologna), Sallusti (sindaco di Milano), Concita de Gregorio (sindaco di Roma).

Il leader di questo nuovo partito non sarà Matteo Renzi, che alla fine del suo mandato verrà nominato Presidente della Repubblica senza elezioni ma solo per meriti – in verità il passaggio politico farà discutere perché Renzi avrà tirato un gambetto a Scalfari, candidato più indicato. La questione verrà tuttavia abilmente risolta quando lo stesso Scalfari diventerà Papa dopo la morte improvvisa del povero Francesco I colpito dall’Ebola (un evento la cui carica esoterica farà spendere fiumi d’inchiostro ai più esperti).

La personalità più adatta per la guida del partito sarà individuata invece in Oscar Farinetti. Oscar Farinetti diventerà intellettuale in quanto autore del BestSeller dal titolo Come vincere nella vita, in cui spiega che basta sfruttare molto i dipendenti e si fanno un sacco di soldi, infatti il libro sarà di 15 pagine, con figure di casali riqualificati e adibiti a centri commerciali all’aperto, nonché la prefazione di Matteo Renzi; nei programmi TV sotto il suo nome apparirà la dicitura scrittore, e in effetti starà già lavorando al suo libro successivo, questa volta un romanzo storico che racconta, attraverso la vita di Giovanni, gappista ma cattolico, le idee imprenditoriali innovative che i partigiani non riuscirono a realizzare a causa della guerra; e in effetti avrà molto tempo libero perché tutti gli Eataly avranno chiuso in vista della costruzione di un unico Eataly gigantesco all’aperto, che si troverà a Lampedusa occupandola tutta, dove la gente andrà in vacanza a godersi, a un tempo, le bellezze naturali e gastronomiche dell’Italia, mentre tutti gli immigrati che sbarcano ogni giorno verranno assunti appena arrivati (senza che neanche si asciughino) con contratti da tre mesi, per poi essere rispediti in Africa allo scadere del contratto. Una strategia politica win-win, perché i migranti saranno immediatamente integrati nella società, mentre non ci sarà sovraffollamento grazie a questa nuova formula (Farinetti sta sempre un passo avanti a tutti) dell’immigrato a tempo determinato, che del resto non avrà più necessità di regolarizzazione.

Oltre al punto (decisivo) sull’immigrazione, il PLEI proporrà la sua soluzione per l’uscita dalla crisi: una riforma del lavoro che preveda l’impiego gratis 14 ore al giorno per tutti i lavoratori. Una riduzione dei costi radicale che potrà ridare ossigeno alle piccole e medie imprese, che allo stesso tempo incoraggerà le assunzioni, e ancora, non meno importante, ci renderà competitivi grazie all’aumento della produttività. Senza contare il notevole sfoltimento della burocrazia. Non essendo previsti i contributi, sarà ben più agevole, per l’impresa, pensionare i suoi impiegati più anziani e dunque sarà garantito il ricambio generazionale. Non sarà un problema la malattia, perché il lavoratore potrà essere sostituito da qualcun altro che verrà assunto con un contratto da due/tre/quattro giorni  – insomma a seconda del periodo di degenza del lavoratore assente – che scade al momento del rientro del lavoratore stesso. I sindacati saranno soddisfatti, perché sarà finalmente possibile reintrodurre i contratti collettivi.

Da notare come le politiche su immigrazione e lavoro si intreccino dando vita a un circolo virtuoso che permetterà di ridurre la necessità di delocalizzazione per le imprese nostrane, incentivando la promozione sul mercato internazionale del Made in Italy.

Sulle competenze non ci sarà da preoccuparsi, perché il PLEI avrà le sue novità anche in materia di istruzione: al posto delle scuole, ogni azienda si farà carico dell’istituzione di un corso di formazione per giovani aspiranti lavoratori a partire dall’età di 6 anni che termini al raggiungimento della maggiore età, quando il giovane potrà scegliere se continuare gli studi nella specializzazione accademica dell’azienda di riferimento (una specie di Istituto di Ricerca aziendale) o entrare subito nel mercato del lavoro, sempre nell’azienda in cui si è formato.

La proposta delle 14 ore ci restituirà finalmente la credibilità internazionale che ci spetta, e il Parlamento Europeo potrà insignirci di premi e di elogi, per aver realizzato il modello che aprirà la fase post-crisi, una fase di ripresa economica e di annesse conquiste civili e culturali.

[al di là di tutto, esco un momento dal personaggio: sto scherzando, ma c’è qualcosa che oltre a provocarmi dei brividi mi suggerisce che dico anche un po’ (poco) sul serio. Diciamo che sto scherzando al 90%]

I suicidi, naturalmente, si impenneranno, sia per le cattive condizioni di vita di chi lavora, sia per l’eccesso di opulenza di chi invece trarrebbe giovamento dal nuovo modello – la sovrabbondanza di beni immediatamente godibili causa un certo spaesamento. Sarà messa mano, dunque, sulla delicata questione demografica. Per questa ragione in particolare, la lista Sergio&Peppe – Suicidio e Perdizione correrà, nelle prossime elezioni del 2018, al fianco del PLEI, stringendo un’alleanza elettorale dal sapore di Compromesso Storico – un tema, fra i tanti, al quale teniamo particolarmente.

Io mi farò un seppuku, e Pippo Civati mi taglierà la testa prima che io assuma un’espressione dolorante, come tradizione prescrive.

 

Questo post è apparso su Sergio and Peppe.

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