Qualche giorno fa ho contattato via mail uno dei blogger più brillanti e arguti che la rete offre al momento: Qualcosa Del Genere. Non essendo sicuro di una risposta affermativa, gli propongo un’intervista promettendogli un discreto numero di prostitute latine e una birra in un bar, e alla risposta “purché siano donne di nascita” ci accordiamo per incontrarci al Bar Marani a San Lorenzo. È fatta.
Mi incammino per Via dei Volsci e mi imbatto in un gruppo di persone che sembra stia organizzando un Oktoberfest in mezzo alla strada: tavoli e panche di legno, amplificatori, metallari quarantenni visibilmente stempiati con il vezzo dell’eloquio giovanile e un omaccione corpulento seduto in un angolo che tenta di stappare una narice chiusa soffiando fortissimo e provocando dei fischi che mettono il buonumore. Arrivo allo storico bar e mi siedo a un tavolo all’angolo, dove l’aria è più fresca e la visuale sugli avventori è la migliore. È solo in quel preciso momento che mi rendo conto realmente di non avere la più pallida idea di chi sia Qualcosa. C’è un uomo scapigliato, che sembra la versione pallida di Umberto Smaila, che legge il giornale fumando nervosamente MS Mild e fissandomi di tanto in tanto. C’è il classico alternativo di San Lorenzo che per darsi un tono alla System Of A Down si è fatto una treccia sul pizzetto e si è rasato i capelli a zero, senza rendersi conto che il look alla Shavo Odadjian non andava di moda neanche nei primi anni 2000. Un uomo calvo alla mia sinistra parla all’auricolare con un tono di voce talmente alto che fa sembrare i passeggeri partenopei della tratta Milano-Napoli tanti poveracci affetti da disfonia. Potrebbe essere chiunque. Bevo il mio caffè, mi accendo una sigaretta, e mi si palesa davanti un ragazzo con un maglione verde col collo a V, un paio di jeans stretti da una vecchia cinta e una giacca bluastra di ottimo gusto: – Ciao, sei tu quello dell’intervista? – Sì – rispondo io. – Piacere, Qualcosa Del Genere. Lui – rivolgendosi al ragazzo a fianco a lui – è la mia rappresentanza gay, così la gente pensa che sono una persona normale. Rido. Ordiniamo birra, vino bianco e qualche salatino.

DUDE – Non hai voglia di dirmi il tuo vero nome?
QUALCOSA DEL GENERE – No. Niente di personale, ma ho avuto noie in passato, sempre per via del blog, quindi preferisco tenermelo per me. Sono Qualcosa Del Genere, spero ti basti.
D – Ok, beh, cominciamo dall’inizio: quando hai deciso di aprire il blog? Ha 4 anni ora, giusto?
Q – Tre anni e mezzo credo, l’ho aperto a gennaio del 2008. E ho deciso di aprire quel blog esattamente il giorno prima di aprirlo.
D – Beh, questo mi sembra ovvio.
Q – Non hai capito: le persone che avevo intorno in quel periodo mi hanno incitato più volte a scrivere, così una sera ho pensato ‘domani apro un blog’, e così ho fatto.
D – Perché lo pseudonimo ‘Qualcosa Del Genere’? Ha un qualche significato per te?
Q – No, era il nome di una vecchia e-mail Yahoo che avevo, e ho deciso di tenerlo. Non significa niente.
D – E come ti approcci al blog ogni volta che scrivi?
Q – Non pianifico mai niente. Scrivo come se stessi parlando un mio amico (l’amico qui presente conferma: quello che scrive è quello che dice normalmente), scrivo pezzi comici.
D – E come mai ti ci vuole così tanto a fare un post? In genere ci metti quasi 2 mesi a postare qualcosa di nuovo, la gente inizia a chiamarti lo Stanley Kubrick della letteratura digitale… (ride)
Q – Guarda, non scrivo mai finché il post non è completamente formato nella mia testa, e in genere non mi metto a scrivere se non 24-48 ore prima dell’effettiva comparsa del pezzo sul blog. C’è meno studio di quanto la gente potrebbe pensare, alla fine ripeto: è come se stessi chiacchierando con un amico mio.
D – L’anonimato è uno strumento efficace. Ti è mai capitato di sentire la gente parlare di te?
Q – Sì, certo. Spesso sento la gente parlare del blog di Qualcosa Del Genere mentre io magari sto fumando a pochi metri da loro. In quei casi ascolto in silenzio, ma non mi svelo quasi mai.
D – Nella rete ti sei fatto un po’ la fama dell’hater, quello che critica e odia tutti. Spesso sei anche un po’ scorretto, come in ‘Walt’…
Q – Eh?
D – Walt! (pensa un istante)
Q – Ah, il post sul ragazzo down (ride, un po’ imbarazzato). Quel post era una provocazione. Una caratteristica comune a molti comici è quella di trasmettere un’impressione di superiorità rispetto allo spettatore; parlare delle proprie insicurezze sessuali, di un’infanzia povera ed infelice, di mogli dispotiche e spendaccione ti aiuta a conquistare la complice immedesimazione di chi ti ascolta, risultandogli simpatico. Così nell’ultimo periodo ho provato a sperimentare una nuova chiave narrativa, per puro divertimento: allo stato attuale Qualcosa è un trentenne arrogante intriso di machismo che pontifica drastico su una società degradata a cui contraddittoriamente appartiene. Ti fa ridere ma lo detesti, e la reazione dei lettori è molto interessante. Non che mi sia inventato qualcosa. Trent’anni fa Andy Kaufman proponeva in tv un personaggio odioso e situazionista che la gente seguiva per vedere fino a che punto si sarebbe spinto. Lui se la prendeva con le lottatrici di wrestling lesbiche, io con una generazione frustrata ridotta a trovare soddisfazioni solo su Facebook. Ma magari tra una settimana mi stanco e cambio registro.
D – Quanto c’è di vero in quello che scrivi? Ovvero dove ci sei tu e dove inizia Qualcosa Del Genere?
Q – Buona parte di quello che scrivo è vero. Molti racconti, molti aneddoti, mi sono successi veramente. Altra roba la invento, ho scritto moltissime cose non vere o che magari non penso. Non è importante: scrivo senza velleità, è piacevole, mi diverte. Il giorno che non mi divertirà più magari smetterò.
D – Il tuo nome gira parecchio, e tra i tuoi lavori quello più apprezzato è forse l’Ascani-o-matic. Parlamene.
Q – Guarda, è meno interessante di quello che pensi. Ero con degli amici, non eravamo esattamente lucidi, e siamo andati a La Sapienza – mi pare – a vedere un monologo di Ascanio Celestini. Alla fine della serata ho iniziato a imitare la voce di Ascanio, e ho deciso di fare quel post. Ma quello che c’è dietro è una stupidaggine, è un plug-in che si trova facilmente online, la rete è piena di gente che crea cose simili.
D – Un altro pezzo forte del tuo blog sono i rebus, che riscuotono un bel successo tra i tuoi lettori.
Q – Anche lì, c’è meno studio e meno lavoro di quanto si creda. Faccio semplicemente un collage di diversi rebus e poi li metto online. Spesso neanche so che definizione dare a un miscuglio simile di immagini, lo faccio perché mi diverto: la rete è piena di gente incredibile, mi piace l’interazione con i miei lettori, e spesso le loro soluzioni sono geniali.
D – A proposito della gente che popola la rete: leggi mai altri blog?
Q – No, non leggo molti blog. Ogni tanto mi spulcio qualche post che trovo linkato sulla bacheca di Facebook, tipo “la privata repubblica” di Leonardo Blicero, o altra roba scritta da poco più che ventenni.
D – E che ne pensi?
Q – Alcuni sono eccezionali. Ammiro molto le nuove generazioni: io ho 31 anni, e spesso mi imbatto in alcuni post scritti da ventenni e penso “tra 2-3 anni queste persone scriveranno dei post pazzeschi”. Ma è normale, loro hanno una padronanza del mezzo che io non avrò mai, perché sono cresciuto con computer più obsoleti. Usavo il computer pochissimo, e internet era agli albori: ricordo ancora con affetto i bei tempi in cui passavo 20 interminabili minuti ad attendere che si caricasse una foto porno.
D – Come penso saprai, uno dei blog satirici più importanti della rete, Spinoza, da qualche tempo scrive anche interventi televisivi di artisti importanti. L’ultimo che mi viene in mente è l’intervento di Benigni a “Vieni via con me”, tu hai mai scritto per qualche personaggio di questo calibro?
Q – No, non ho mai fatto l’autore di altri. Collaboro con vari progetti, anche online… Ho ricevuto proposte di collaborazione per sitcom, riviste e monologhisti, ma non ho davvero tempo. Mi hanno contattato anche diversi autori televisivi. Avevo in mente un format con Luca Telese, un karaoke e cinque minorenni in coma farmacologico. Un serale scoppiettante e generalista per la7 che unisca bieco trasversalismo ideologico ed eutanasia. Adesso sono in causa con Maurizio Crozza.
D – Quindi non hai mai collaborato neanche con Spinoza?
Q – No, fanno un tipo di comicità che non mi si addice. La satira politica deve seguire delle regole per funzionare, mentre il tipo di comicità che piace a me, e che cerco di mettere nei miei post, è più libera. Con questo non voglio dire che Spinoza non sia un buon blog, il suo più grande merito probabilmente è stato quello di aver avvicinato ad una satira più raffinata un pubblico nazionalpopolare che finora si era accontentato di Forattini o Vauro.
D – Quali sono le tue letture? Quali sono gli autori che ti ispirano?
Q – Non leggo molta letteratura comica. Leggo Wallace, Roth… probabilmente sono influenzato un po’ da Mark Twain: adoro il suo approccio alla satira. È un genio: il padre del sarcasmo nella letteratura moderna.
D – Invece per quanto riguarda i comici? Tempo fa circolava la voce che dietro Qualcosa Del Genere ci fosse in realtà Daniele Luttazzi.
Q – Sì, ma ti spiego il perché: se 2 anni fa scrivevi un pezzo parlando di pompini, eri automaticamente Luttazzi. Lì per lì l’ho presa come una cosa positiva, i giornalisti che lo intervistavano gli chiedevano se fosse lui Qualcosa Del Genere o meno. Mi lusingava. Poi però col tempo ha iniziato a pesarmi.
D – Immagino. Soprattutto ora che si è scoperto che buona parte dei suoi pezzi sono copiati da altri comici americani: Hicks, Carlin, Schimmel, Rock…
Q – Ha sottovalutato internet. E’ andato avanti senza problemi per 15 anni, ma nessuno poteva immaginare che quei comici sarebbero stati riscoperti 10 anni dopo grazie ai loro spettacoli disponibili su Youtube. Inutile dire che il confronto risulta impietoso. La forza di Hicks era l’assoluta verosimiglianza dei suoi racconti, frutto di un vissuto reale. Dal suo volto traspariva la disperazione dell’eccesso. Ce lo vedi Luttazzi annaspare in tangenziale fatto di LSD?
D – Parliamo un po’ di donne. Un personaggio onnipresente nei tuoi post è la donna pazza…
Q – Guarda, alcune delle donne che ho descritto esistono realmente. Ora ho una ragazza, quindi se negli ultimi post avete letto di qualche tipa, probabilmente è un personaggio inventato di sana pianta. Però devo dire che attiro le peggiori pervertite della rete. Pensa che una volta mi ha scritto una ragazza che voleva che la strangolassi con una corda. Io ho deciso di incontrarla perché mi incuriosiva, e dopo un po’ lei mi ha rivelato di essere minorenne. La cosa mi ha lasciato a bocca aperta. Che ci vuoi fare? Parli di donne pazze e le donne pazze si fanno vive.
D – Per concludere, non è che te ne esci come Sasha Grey, che ha mollato tutto all’apice della carriera dicendo che il suo tempo da intrattenitrice per adulti è finito? Non è che molli tutto all’apice perché pensi di non poter dare nient’altro al mondo dei blog? (ride)
Q – Guarda, ti dico subito di no, anche se non mi sono mai precluso nessuno sbocco nel mondo del porno. Anzi, a suo tempo ho anche fatto un provino per fare la comparsa in un film a luci rosse.
D – Dici davvero o mi prendi in giro?
Q – No, no, è tutto vero. C’erano degli amici che volevano girare un porno amatoriale, così sono andato in un locale per un provino, mi sono spogliato, e mi hanno fatto delle foto. Probabilmente sono ancora in rete da qualche parte, magari su Flickr.
Finiamo le nostre birre parlando di musica e internet. Il posacenere è pieno: dall’inizio dell’intervista ad ora Qualcosa avrà fumato una quindicina di sigarette. Sono soddisfatto: finalmente questo pseudonimo ha anche un volto e un accento leggermente siciliano. …. Non so perché, ma mi viene il dubbio che non fosse lui. Magari era il suo amico seduto al tavolo con noi. Chissà.