Attacco in sottofondo Buio Omega dei Goblin. Dichiaro:
Il nome del nostro nuovo progetto politico è stato sempre ripreso a sproposito dalla stampa borghese. Non si chiama Possibile, non c’è nessuna continuità con Podemos – io detesto gli spagnoli, la loro sveglia alle 10, il tiki-taka, gli ovuli di fumo che si ficcano nel culo, e la generazione di italiani che ci hanno rimandato indietro dall’Erasmus con lo stomaco eroso dal calimocho e 4-5 malattie veneree che neanche conoscevo – né tantomeno c’è continuità con la carrellata di medioprogressisti di Syiriza: io all’Europa non gli chiedo un cazzo. Dov’è l’Europa? Io qua vedo solo provincia. Avete presente che cosa c’è a 5 chilometri dall’Expo Milano? Avete presente che c’è fuori dalle metropoli? Episodi agghiaccianti di cronaca nera, Gesù Cristo che redime gli eroinomani e voglia di emigrazione che imperversa fra i giovani. Giovani che in provincia gli anni ’80 li hanno scoperti negli anni ’90, e che diventeranno hipster fra un paio d’anni, quando a Roma e a Milano li avranno già crocifissi a tutti. Grazie a Dio. C’è Max Pezzali, in provincia.
Il nome del nostro nuovo progetto politico, per come è stato citato dai tromboni delle testate italiane, mancava della corretta punteggiatura, che sta lì a dare il senso alla politica che vogliamo far rifiorire. Il nostro progetto politico si chiama: Possibile? Col punto interrogativo. Possibile che nessuno abbia capito che una sinistra unita non si costruisce senza lotta di classe? Possibile che pensiate ancora di fare fronte comune con i Modena City Ramblers? Possibile? È possibile si, ma dovremo rompere con questa illusione, dovremo smettere di infognarci nella separazione fra lotte civili, lotte sociali e lotte economiche. Ma se dico così già sto lì lì che mi cacciano da Possibile.
p.s. Vendola te l’ho già incartata