Piatti molto cozy da abbinare a Netflix e alle serate sul divano | Manuale di #foodporn #3
Sul finire dei suoi primi dieci anni, qui compiamo una piccola rivoluzione, abbandonando il nostro formato classico – quello del magazine culturale a cadenza vagamente quotidiana – per presentare ogni mese un solo saggio e un solo racconto. Da queste pagine 24 autori ogni anno proporranno il loro filtro sul reale, manipolando inevitabilmente la personalità di Dude mag: ed è una cosa che ci rende enormemente curiosi.
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Piatti molto cozy da abbinare a Netflix e alle serate sul divano | Manuale di #foodporn #3

Dentro ci sono anche le ricette per tre piatti unici, facili da cucinare, economici e con ingredienti stagionali.

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“Hygge” è una parola danese che descrive la sensazione di rilassatezza e benessere dello stare in casa, magari in casa propria davanti al camino, indossando un maglione di lana e abbracciando con le dita una tazza calda. Un articolo uscito a giugno sul Guardian aiuta a chiarire di più la faccenda: «Hygge ha a che fare con i piccoli lussi che arricchiscono la vita, con il godersi i momenti felici che ci capitano. Quindi mobili di legno, arredamento, cioccolata, caminetto, cuscini. Le immagini mentali legate allo hygge sono prettamente crepuscolari, nordiche, invernali». I danesi ne stanno già facendo un brand: sono stati pubblicati articoli e libri sul tema, il più famoso è Norvegian Wood, una specie di manuale su come si taglia la legna e come si fanno le cataste per l’inverno.

Non esiste in italiano un termine per tradurre hygge, gli anglofoni invece ci hanno provato con l’aggettivo “cosy” (con la “z”, “cozy”, per gli americani). Cosy è decisamente un termine che ci è più familiare, nonostante sia anch’esso privo di traduzione precisa: su Airbnb e gruppi facebook per l’affitto di camere è uno degli aggettivi più inflazionati. Le “cozy room” hanno generalmente piumini e cuscini sul letto, mobili in legno chiaro, magari il parquet, divani con colori tenui e invernali e una luce calda. È quella che The Verge in monumentale articolo ha definito l’AirSpace, ovvero la tendenza all’omologazione delle case in ogni parte del mondo secondo un’estetica rassicurante, coccolante e casalinga; causa principale Airbnb, con concorso di Ikea e delle riviste di arredamento.

 

 

Le case più curate e accoglienti sono sintomo di un altro cambiamento: si esce di meno, si sta più dentro casa. È un fenomeno di difficile misurazione ma i 72mila like alla pagina stare in casa is the new uscire, l’articolo di Molly Young Why staying in is the new going out uscito sul magazine del New York Times e il successo delle app di delivery food testimoniano che effettivamente sta succedendo. Netflix è un altro degli elementi chiave del piacere-danese-di-rimanere-a-casa: ha portato un intrattenimento personalizzato e vario sul proprio computer. L’espressione “netflix and chill” — prima di diventare un’allusione sessuale — è una specie di mantra hygge tecnofilo.

La necessità di “hygge” e “netflix and chili” si manifesta durante il cambio di stagione, quando la voglia di uscire viene frustrata dalla pioggia e dal freddo e i weekend diventano una lunga e interminabile domenica. Bene, ora che abbiamo il quadro completo dello Hygge e di tutto quello che ci gira intorno, quale cibo associarci?

I danesi avranno anche inventato tutto quanto, ma mangiare il salmone domenica sera sotto il plaid stona. Piuttosto bisogna cercare i piatti in grado di tradurre il sottile piacere del momento in cui decidi che non uscirai la sera, ma rimarrai sul divano arrotolato nel plaid come un burrito. Sì parla del comfort food: quei piatti pieni, calorici, che trasmettono il morbido calore domestico.

Tre ne ho selezionati: sono piatti unici, facili da cucinare, economici e con ingredienti stagionali. Vengono da parti diverse d’Italia, le dosi nelle ricette sono indicative, si può mettere un po’ più di questo o di quello a seconda del gusto; iniziamo.

Colonna sonora consigliata per i fornelli:

 

 

Pasta&Patate

È uno dei piatti più poveri della cucina napoletana. Viene fatta con la pasta mista, le croste del parmigiano e ovviamente le patate. Sfrutta la potenza del glutine per creare una consistenza più densa di una vellutata ma comunque umida, calda e avvolgente. Potete sostituire tutti gli ingredienti: va bene qualunque tipo di pasta, il soffritto si può fare anche con la pancetta e si può aggiungere anche della provola affumicata, se ve la sentite (Io me la sono sentita, e non mi sono pentito). Per mangiarla al ristorante dovete andare da Nennella a Napoli.

Cosa serve:

500 g di patate
1 cipolla
50 g di lardo (facoltativo)
2 pezzi di sedano
1 carota
400 g di pasta mista
Parmigiano (o altro formaggio)

Come si fa:

In una pentola larga mettete a soffriggere nel lardo (se non vi piace, nell’olio) cipolla, carote e sedano. Tagliate le patate grossolanamente e aggiungetele. Mettete un cucchiaio di concentrato di pomodoro (altrimenti un cucchiaio pieno di passata e un goccio di vino rosso). A metà cottura delle patate versate dell’acqua bollente e sale fino a coprirle. Fate cuocere per circa 30 minuti fino a quando le patate non saranno morbide. Ripreso il bollore buttate la pasta e fate cuocere fino a cottura. A seconda di quanto la preferite densa o brodosa aggiungete o togliete acqua. A fine cottura fate mantecare con slavine di parmigiano o altro formaggio.

Mangiatela con la persona che amate, possibilmente in montagna, possibilmente guardando Twin Peaks.

 

Vellutata di zucca

Le vellutate sono uno di quei pochi piatti invernali — quelli che i blog di cucina chiama brutti-ma-buoni — ad aver conquistato una sua dignità estetica accettata anche nell’airspace. Facile — ma non facilissima — da preparare, resistete all’impulso di comprare quelle già pronte surgelate.

 

 

Una foto pubblicata da Carolin Hohberg (@cayaline) in data:

 

Cosa serve:

Zucca 1 kg
Patate 200 g
Brodo vegetale 1 l
Cipolle bianche 80 g
Zenzero una grattuggiata (facolatativo)
Spezie: quelle che avete tra cannella, curcuma, noce moscata

Come si fa:

Prima cosa, sembrerà strano, ma accendete il forno a 180. Tagliate la zucca a pezzettoni, salatela, pepatela, cospargetela con rametti di rosmarino e infilatela nel forno, circa 20 minuti-mezz’ora: serve a fargli perdere l’umidità e a concentrare il sapore. Nel frattempo in una pentola mettete cipolla (non serve tagliarla finemente, verrà minipimerata senza pietà), le patate a pezzettoni e copritele con il brodo. Aggiungete un pizzico di cannella, la noce moscata e — se vi piace — una grattata di zenzero.

Quando patate e cipolle saranno cotte, buttate la zucca nel pentolone, regolate di sale e pepe e frullate il tutto con il minipimer. Servite con crostini, ma non li mettete subito dentro sennò si ammollano.

 

Risotto in 5 minuti

Lo so lo so, i risotti meriterebbero un #foodporn intero. Sono un grande fan dei risotti, molti si lamentano della complessità del cucinarli, ma sbagliano: è fa-ci-le. L’unica cosa che spesso mi annoia è il tempo: un 40 minuti buoni. Ecco da qualche mese ho un nuovo coinquilino (grazie Fra!) che mi ha insegnato a cucinare il risotto in 5 minuti grazie al magico strumento della pentola a pressione. Questa è la ricetta di un risotto funghi, porri e salsiccia, ma fidatevi che vale per ogni tipo di combinazione di ingredienti.

Cosa serve:

360 gr di riso da risotto

150 gr di porri (solo la parte bianca)

150 gr di salsiccia

100 gr di porcini

circa 1 litro di brodo di carne o verdure

1/2 bicchiere di vino bianco

Burro e formaggio per mantecare

Come si fa:

Mettete a soffriggere nella pentola a pressione aperta, mettete le salsicce sgranate, fatele andare per cinque minuti a fiamma alta poi mettete i porri tagliati a rondelle abbassando la fiamma. Quando i porri si saranno appassiti aggiungete i funghi, lasciate cucinare per due minuti. Alzate il fuoco, mettete il riso fatelo tostare per 3 minuti. Aggiungete il vino, fate sfumare la parte alcolica, e coprite con il brodo: ATTENZIONE questa è l’unica cosa che NON si deve sbagliare, la quantità di acqua deve essere 1 bicchiere per ogni 100 grammi di riso. A questo punto chiudete la pentola a pressione e contate 4 minuti da quando inizia a fischiare. Dopo quattro minuti, fate sfiatare la pentola, apritela e mantecate con burro e formaggio.

 

In copertina: @candidsbyjo

Filippo D'Asaro
Nasce a Roma nell’ottobre del 1992. La sua laurea triennale in scienze politiche si è rivelata fondamentale per scrivere articoli, tenere un blog personale e portare hamburger ai tavoli.
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