Se si cerca su Google Pratica di mare, esce: imprescindibile pagina Wikipedia, molto molto meteo, Berlusconi e Sergio Leone.
Confusi?
Siamo nell’agro romano: Pratica è una frazione della littoria Pomezia, ma in realtà viene molto prima del Duce e di Roma. Nel 1957 degli scavi archeologici hanno dimostrato che il borgo di Pratica potrebbe essere l’acropoli dell’antica Lavinium, quello che secondo il mito fu il primo insediamento in Italia degli esuli di Troia.
Da allora, Pratica è passata per la donazione di Costantino e una serie di Papi, poi è stata usurpata dalle famiglie dell’antica nobiltà romana, Colonna, Massimi e infine i Borghese, attuali proprietari di tutte le mura del borgo, dalla cinta muraria alla cappella, eccetto una sola abitazione, quattro singole mura: la casa di Fosca e dei suoi trenta gatti.
Se si varca oggi la porta di accesso del borgo, quello che si trova nel suo esiguo perimetro sono scheletri di case a cielo aperto, muri scrostati, un vecchio elegante su una panchina e una donna aspra che controlla i suoi gatti. Né più, né meno.
Noi ci siamo capitati per caso e abbiamo parlato con lei, evitato i gatti, fotografato i tetti.
Dal 1600 Pratica di mare è passata sotto la gestione della famiglia Borghese che, tra alti e bassi, tracolli economici e ipoteche da gioco d’azzardo, è riuscita a tenerla per sé. Quando tutto intorno erano campagne e vigeva la mezzadria, i contadini che lavoravano la terra occupavano le case di proprietà del principe corrispondendogli in cambio il raccolto. A volte però i principi avevano bisogno di soldi e li andavano a chiedere ai contadini i quali, in cambio, chiedevano il riscatto della casa: la compravano. Ma appena il principe tornava a navigare in buone acque, offriva cifre allettanti e si ricomprava le mura. Era importante avere il dominio su tutto il paese e impedire forme di autonomia: Pratica era dei Borghese e i contadini erano, di fondo, loro sudditi. Questo valse per tutte le case tranne una, di proprietà di un vecchio litigioso, ubriacone e perfino assassino che, una volta acquistata la casa, non la cedette per nulla al mondo. Il principe offrì cifre folli, esorbitanti, ma il vecchio, testardo, non cedette mai. E così casa sua andò in eredità ai figli fin quando Fosca, nata a Pratica da genitori contadini, nel 1979 se la comprò. Proprietaria dell’unica casa non signorile di Pratica di mare. Questa qua.
Fosca ha poco più di sessant’anni, fuma Rothmans e beve una birra quando vado a disturbarla. All’inizio è scostante e non ha voglia di parlare, poi iniziamo a parlare di gatti. Perché Fosca non ha qualche gatto, ha una colonia di gatti: all’incirca trenta, molti dei quali malati o feriti dai vandali. Fosca è qui anche per loro.
Mi racconta che fino agli anni ‘70 il paese era ancora pieno di gente: era stupendo. Erano tutte persone umili, contadini, gente semplice che lavorava in zona. Famiglie numerose, molti bambini, c’erano le scuole dall’asilo alla quinta elementare. C’era la posta, l’alimentari che vendeva le mozzarelle e un’osteria. La sera gli uomini giocavano a carte e bevevano, le donne chiacchieravano sulle panchine di fronte alla chiesa e i bambini correvano come dei pazzi per tutto il paese. Era casa loro, e loro erano un’unica famiglia, un unico corpo.
Poi, chi lo sa. La città che chiama, il lavoro che scarseggia, i Borghese che danno lo sfratto ai contadini: sono andati via tutti. Ma tutti tutti.
Fosca invece è restata, ha fatto crescere delle ortensie assurde fuori casa, ha iniziato a raccogliere sfamare e curare i gatti di zona, finché non erano troppi e ha dovuto farsi riconoscere come colonia felina dalla Asl. Insieme a lei vive sua figlia, 22 anni, studia economia e sa tutto di cinema. E il cinema c’entra, a Pratica di Mare.
Sono molti i registi che hanno scelto questo luogo spettrale come set per i loro film: Nanni Moretti ci ha girato una scena de Il Caimano, Verdone di Ma che colpa abbiamo noi, Raimondo Vianello e Ugo Tognazzi ai tempi di Un due tre la adoravano e ci venivano in vacanza insieme; ma più di tutti fu Sergio Leone che se ne innamorò. Ci ha girato alcune scene di C’era una volta in America e diceva di volersi far seppellire nel cimitero lì vicino. Ed effettivamente, dopo una prima sepoltura al Verano, la moglie lo ha fatto spostare lì, nonostante le resistenze dell’allora sindaco Rutelli che non voleva che Sergio nazionale lasciasse Roma. Ora, Rutelli a parte, Sergio riposa lì: hanno eretto un baldacchino in marmo con colonne avvitate sorretto da quattro leoni. Faraonico.
Ma le stranezze a Pratica di Mare non sono finite. È proprio nella vicina base militare che, nel 2002, si tenne il vertice NATO presieduto da Berlusconi durante il quale venne creato in Consiglio a venti che includeva anche la Russia: l’Alleanza atlantica aprì a Putin a Pratica di Mare.
E la grande base militare con annesso aeroporto e stazione metereologica è il motivo per il quale a Pratica non c’è un fornaio, ma c’è tanto tanto meteo online.
È così, Pratica di Mare è un posto assolutamente vuoto e disgraziato di cui chi passa si innamora. I gatti si fermano da Fosca, qualche cattolico ci viene la domenica per la messa e tutti andando via salutano il vecchio elegante sulla panchina. È l’unico altro abitante, e non è un abitante qualsiasi: l’ultimo dei Borghese, il proprietario di (quasi) tutto il paese. Ha più di settant’anni, tre famiglie da tre mogli diverse, l’alzheimer e una deliziosa lacostina bianca mentre guarda nel vuoto del tardo pomeriggio. Tutto quello che vede è suo, e sta franando a terra.
I cattolici benpensanti vanno via che la messa è finita, le macchine vanno in retromarcia sul brecciolino, Fosca chiama i suoi gatti per la pappa e anche noi andiamo via. Sono gli ultimi rumori e le ultime voci di altre persone che sentiranno fino a chissà quando.
A Pratica, non c’è davvero più niente.