Er panico vero.
Uno si sveglia che è sabato: un sabato vicino al natale. Un sabato proprio tendente al natale, pericolosamente proteso, sbracciato verso il natale. Il che, quindi, già ci pone in quella modalità esistenziale di sottile alienazione.
Ma dio decisamente non ha finito qui. Fuori, il mondo si annuncia così.
Dio ha messo una mano nel Grande Sacco degli Eventi Atmosferici e ha tirato fuori: tappeto persiano di nuvole grigie con retroilluminazione apocalittica. Di quelle cose che non puoi guardare in alto che vieni accecato dalla luce della catastrofe incombente.
Ok dio, occhei, non ti stiamo per niente simpatici.
Sai cosa? Neanche tu a noi.
Non me ne intendo manco un po’ di musica, ma il mio modo di fight against questo sky e dio un sacco accidioso è:
che a me sembra proprio che dica si ok, occhei, è tutto un disastro ovunque, ma tututurututù fottitene e balla il tuo valzer. Ma solo l’inizio, i veri first 40 secondi, perché poi diventa fastidiosamente allegra, pomposa, barocca vera. Ci prendono troppo gusto e noi, comunque, è con questo cielo qua che abbiamo a che fare, non con il matrimonio di Sissi.