Un anno fa arrivava la notizia della chiusura improvvisa del Circolo Dal Verme di Roma. L’ondata di mobilitazione e solidarietà che ha coinvolto addetti ai lavori e frequentatori provenienti da tutta Italia e dall’estero, oltre a dimostrare l’importanza culturale e il valore del Dal Verme — che in poco meno di dieci anni di vita ha prodotto festival ed eventi unici nel suo genere e portato nella capitale centinaia di band che non avrebbero trovato un palcoscenico — ha fatto da cassa di risonanza sullo scontro che dura ormai da anni tra istituzioni e associazioni culturali, spazi occupati, circoli e in generale luoghi dove si produce cultura e convivenza sociale.
Uno scontro dal quale ne esce sconfitta la città, la sua vivibilità, la proposta e il patrimonio artistico e culturale che mette a disposizione dei cittadini.
Dopo una breve riapertura, il 31 marzo 2017 il Dal Verme ha chiuso definitivamente i battenti per scelta dei soci, un’eutanasia spiacevole ma inevitabile, seppur con la promessa di una futura riapertura in una nuova sede.
Siamo stati a trovarli durante gli ultimi giorni di programmazione, un po’ per farci raccontare come sono andate le cose, un po’ per avere un ricordo, un po’ per dirgli arrivederci.