Serie A — Cartoline dal girone di ritorno
Sul finire dei suoi primi dieci anni, qui compiamo una piccola rivoluzione, abbandonando il nostro formato classico – quello del magazine culturale a cadenza vagamente quotidiana – per presentare ogni mese un solo saggio e un solo racconto. Da queste pagine 24 autori ogni anno proporranno il loro filtro sul reale, manipolando inevitabilmente la personalità di Dude mag: ed è una cosa che ci rende enormemente curiosi.
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Serie A — Cartoline dal girone di ritorno

La Serie A è morta, lunga vita alla Serie A! E pure questa stagione ce la siamo levata dalle pa-ehi, sì, è stata bellissima! Lotta Champions durata fino all’ultima giornata, lotta Scudetto durata un po’ più del solito, lotta salvezza che se fosse durata un altro paio di giornate avrebbe visto il Benevento tipo quarto […]

La Serie A è morta, lunga vita alla Serie A! E pure questa stagione ce la siamo levata dalle pa-ehi, sì, è stata bellissima! Lotta Champions durata fino all’ultima giornata, lotta Scudetto durata un po’ più del solito, lotta salvezza che se fosse durata un altro paio di giornate avrebbe visto il Benevento tipo quarto in classifica.

E invece è finita così, Buffon ha salutato tutti, la Juventus ha vinto il settimo titolo consecutivo (che noia), il Napoli ci ha provato un po’ di più ma niente da fare, chi di Koulibaly ferisce di Koulibaly perisce. A Ferrara si fa festa, a Crotone un po’ meno, mentre l’Inter è tornata in Champions League dopo tanti anni, ai danni di una malcapitata Lazio. E nei bar? Nei bar che si dice? Perché non è stato dato il rosso a Pjanić? Perché il Presidente del Consiglio non è stato eletto da nessuno? E, soprattutto, Renzi ke fa?

Vabbè, a questo punto si aprirebbero le polemiche, la questione arbitri, la VAR, le sviste, la canzone di Elio e le Storie Tese e tutte cose che qui non interessano. Qui si parla di souvenir. Di cartoline. Ecco cosa ci ha lasciato questo girone di ritorno:

Parliamo un po’ di Diabaté. Uno che a 30 anni è arrivato in una squadra ormai spacciata e ha segnato 8 gol. Uno che si è rimesso in gioco. Parliamo un po’ di Diabaté: 194 centimetri e una doppietta contro la Juventus. Parliamo un po’ di Diabaté. Si è caricato il Benevento sulle spalle, come si può vedere da questa cartolina.

 

 

Giaccherini vi saluta. Ehi, c’è Emanuele! Quello che stava alla Juventus, poi è andato chissà dove, poi ha fatto le fiamme a Bologna e la panchina a Napoli. Poi è arrivato a Verona, sponda Chievo, e ha segnato un gol che può essere descritto solo con l’emoji del razzetto.

 

 

Donnarumma senza senso. Qualche papera, vabbè, gliela perdoniamo dai. Anche perché dopo questa parata su Milik ha raggiunto il Nirvana dei Guantoni. Cartoline volanti.

 

 

L’assurda scomparsa di Astori. Una cartolina che non avremmo mai voluto inserire. Era il 4 marzo quando la Serie A è rimasta sconvolta dalla notizia della morte del capitano della Fiorentina. Nel sonno, senza preavviso. Il calcio si è stretto attorno alla famiglia e ha ricordato l’Astori giocatore e l’Astori uomo. Forse questa è una delle immagini più belle: il suo ricordo che cammina sulle spalle dei bambini.

 

 

La doppia cartolina di Koulibaly. Il difensore senegalese non si accontenta: perché spedire solo una cartolina quando ce ne sono due a disposizione? Si fosse limitato alla prima, forse la lotta Scudetto sarebbe andata diversamente. Ma è difficile, quasi impossibile incolpare Koulibaly, autore di una stagione straordinaria.

 

 

Ciao, Gigi! Potrà piacere o non piacere, ma resta comunque uno dei più grandi. E ci lascia, a un anno di distanza da Totti. Eddai però, non si fa così. La nostra infanzia presa a pallonate. Poi ci guardiamo allo specchio e ci accorgiamo di avere 29 anni (per non dire 30). Quando è passato tutto questo tempo?

 

 

Tu quoque! Sì, va be’, però se ci si mettono pure gli arbitri non resta più nessuno. Anche Tagliavento fa ciao e appende il fischietto al chiodo (si dice?).

 

 

Oddo Last Man Standing. Siamo tutti Massimo Oddo. Una partenza col botto, poi undici sconfitte consecutive. Nessuno vuole essere Oddo. Come mai sono venuto stasera? Bella domanda. Cosa è successo all’Udinese in quel periodo? Bella domanda pure questa. In definitiva: boh.

 

 

Ünder! Toh, che piacevole scoperta: la Roma si gode un turco stellare, giovane e pimpante, sinistro velenoso e tante cose belle. Ok, la partenza di Salah ancora brucia, però qualche base per il futuro c’è, dai. E che base.

 

 

Rafinha profeta. Metti un giocatore, il suo profilo Twitter e poche parole dette nel pieno della corsa Champions: «Finché c’è vita c’è speranza». L’Inter ha poi lottato davvero finché c’era vita, ha tenuto accesa la speranza e si è qualificata. E il merito è anche di Rafinha e del suo girone di ritorno a cento all’ora.

 

 

Lacrime olandesi. Dall’altra parte, la Lazio piange. Dopo una stagione meravigliosa (miglior attacco del campionato!) e al di sopra delle aspettative, gli Inzaghi boys si arrendono all’ultima giornata. Protagonista in negativo: Stefan de Vrij. Che commette il fallo da rigore su Icardi. E che dalla prossima stagione giocherà con l’Inter. Nessuno vuole essere de Vrij (dai, ‘sta canzone ci ha accompagnato per tutto il girone di ritorno, citarla un paio di volte è il minimo).

 

 

Ehilà! Ti avevamo inserito anche nelle cartoline del girone di andata. Ora hai segnato ed entri di diritto in quelle di ritorno. Solo amore per Pepito.

 

 

Uhm, ok, è arrivato il momento di chiudere e di scegliere la canzone che meglio rappresenta il girone di ritorno. No, non sarà Nessuno vuole essere Robin, anche se la tentazione è forte. Sette scudetti di fila per la Juventus: questo resta, alla fine. Banalità.

 

 

Copertina a cura di Iacopo Semprebene

Leonardo Mazzeo
Classe 1993, di solito scrivo di calcio, qualche volta però esco e vado altrove, non importa dove. Colore preferito: arancione. Segni particolari: nessuno.
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