Tutankhamon si è fermato a Valnogaredo
Sul finire dei suoi primi dieci anni, qui compiamo una piccola rivoluzione, abbandonando il nostro formato classico – quello del magazine culturale a cadenza vagamente quotidiana – per presentare ogni mese un solo saggio e un solo racconto. Da queste pagine 24 autori ogni anno proporranno il loro filtro sul reale, manipolando inevitabilmente la personalità di Dude mag: ed è una cosa che ci rende enormemente curiosi.
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Tutankhamon si è fermato a Valnogaredo

PIRAMIDE VENETA – L’energia del cosmo per l’evoluzione umana. Il piccolo cancello verde con l’insegna Associazione della Piramide Veneta è aperto. Lo varco.

La macchina percorre un tornante a destra, uno a sinistra, poi si arrampica tra paesi, frazioni, uliveti, vigneti, ristoranti e cantine, mentre ai lati della strada la vegetazione, irregolare e sinuosa, accompagna i suoi movimenti. Il motore sussurra e poi sbraita – prima, seconda, di nuovo prima, terza in un tratto semi — sterrato pianeggiante, per un attimo quarta… È il 20 agosto, e il monte Venda che sovrasta il paese di Valnogaredo e gli interi Colli Euganei (Padova, Veneto) sembra un gigantesco fon che spara ondate torride di aria che si appiccicano alla pelle come solo uno sciame di Scilipoti può fare con un sottosegretariato.

Se non si conoscono un minimo queste zone lussureggianti e contaminate da antenne, ripetitori e abusi edilizi di ogni tipo, perdersi è più facile che risanare il buco del San Raffaele di Milano. Con non poca fatica riesco ad arrivare alla meta. Prima di scendere, do una veloce occhiata al dépliant che tengo in mano: PIRAMIDE VENETA – L’energia del cosmo per l’evoluzione umana. Il piccolo cancello verde con l’insegna Associazione della Piramide Veneta è aperto. Lo varco. Attenendomi al dress code prescritto dal volantino, sono completamente vestito di bianco (poiché il bianco «assorbe meglio l’Energia»): camicia, pantaloni, scarpe, calzini e mutande.

La Piramide di Luce, costruita nel settembre del 2010, è un blocco di granito e onice 7x7m appoggiato a terra che, stando al sito dell’associazione, serve a «accelerare la consapevolezza dell’individuo che si espone ad essa» nonché ottimizzare «la stabilità dei cinque maggiori punti energetici che sostengono la penisola italiana, nell’evento di imminenti modifiche delle energie italiane e planetarie collegate al Periodo del 2012». La struttura si integra nel paesaggio circostante come Shaquille O’Neal in tutù in un saggio di danza classica: a prima vista potrebbe essere una visione ironicamente affascinante, ma dopo qualche secondo ci si accorge che non c’entra — e non c’entrerà mai – assolutamente nulla L’area in cui sorge la Piramide è amministrativamente blindata, un parco naturale sottoposto ad ogni tipo di vincolo burocratico — per ottenere i permessi necessari a costruire una piscina, ad esempio, non sarebbe sufficiente corrompere l’intero Europarlamento. Figurarsi tirare su una piramide. Lo scorso 8 agosto, infatti, si sono presentati al cancello operai, funzionari del Parco Colli (l’autorità amministrativa preposta alla supervisione del parco) e ruspe per demolire la struttura. Ma l’accesso era sbarrato: l’agriturismo Alto Venda che ospita la Piramide era circondato da un nastro da cantiere rosso e bianco e alcune automobili. La resistenza opposta dai Figli della Piramide ha richiesto l’intervento dei Carabinieri, che nulla hanno potuto quando i fedeli hanno minacciato di rinchiudersi dentro la Piramide qualora le ruspe avessero cominciato a spaccare il granito. Missione: fallita.

Di fronte alla Piramide c’è una casupola in legno, leggermente rialzata. Ci entro con una faccia à la Mark Wahlberg/Raoul Bova in un loro qualsiasi film: completamente inespressiva. «Volevi visitare la piramide?» mi chiede una signorina vestita di bianco, sorridente. Annuisco, abbozzando a mia volta un sorriso. Nell’arco di un minuto scarso, ho già in mano un pezzo da 50 € per pagare l’ingresso alla Piramide (9 €) e l’iscrizione all’associazione (altri 9 €). Mentre aspetto che arrivi la mia guida per catechizzarmi sulla funzione della Piramide e sulle attività legate a essa, guardo cosa c’è sugli scaffali della casupola. Libri di vario genere (tra cui una raccolta di discorsi di Sai Baba e un manuale di Medicina vibrazionale), lastre di granito caricate con l’energia della Piramide (8 €, che presumo sia il costo medio di 2,5 cm della Salerno — Reggio Calabria), olio energizzato, gonne e magliette bianche rispettivamente a 30 e 20 € e, tra le altre cose, una foto della Piramide con cui si possono caricare cose, cibi e bevande per la modica cifra di 5 €. Finalmente arriva la guida, M., un uomo con dei baffetti bianchi che potrebbe tranquillamente essere mio padre. Mi porta nell’uliveto adiacente alla Piramide. Ci sediamo sugli scalini ricavati dal lieve pendio, e qui inizia a farmi il corso introduttivo. Anzitutto, mi dice, la struttura è «potentissima, veramente potentissima», composta al 70 — 80% da «energia cosmica e tellurica». Lo scopo? Salvare l’Italia e, in subordine, il mondo intero. «Ne servirebbe una in ogni regione», sostiene. Poi una pausa; giocherello nervosamente con il legno degli scalini, e scacciando gli insetti mi domando se prima o poi spunterà fuori l’argomento del signoraggio. «L’abbiamo costruita perché ce l’hanno detto. Devi sapere che noi, in tutto quello che facciamo, siamo guidati». Alzo la testa: «Da chi siete guidati?». «Dagli angeli.». «Dagli angeli?». I suoi occhi s’illuminano di beatitudine. «Sì, gli ordini ci vengono direttamente dall’Arcangelo Michele, il capo di tutti gli angeli». M. prosegue, affermando di essere, lui e tutti quelli che si occupano attivamente della Piramide, in contatto diretto con l’Arcangelo. «Qualche tempo fa Lui mi ha detto alcune cose, a proposito di questa Piramide. Ha detto che è “la più potente sulla faccia della Terra”. Ha detto proprio così…» Replico: «E come si può dubitare di quello che dice un angelo?» Ridiamo entrambi — sebbene per motivi leggermente diversi. «E l’Arcangelo mi ha anche detto che questa Piramide “diventerà una leggenda”». M. muove ritmicamente su e giù la testa, trasognato. «Una leggenda.». Si entra nello scabroso tema dell’abuso edilizio. «Purtroppo sì, la vogliono demolire. Ma io sono convinto che ci siano forze oscure che tramano nell’ombra». «Che tipo di forze oscure? Demoni?» «Sì, il Male. Lucifero…» «Lucifero?» «Già…e non solo. Anche gli Alieni sono interessati.» «Gli Alieni?» «Essendo molto potente anche a livello cosmico, la Piramide attira gli Alieni. Contro gli Alieni persino gli angeli non possono fare nulla.» «E come si possono fermare?» «Solo gli Spiriti Cosmici possono fermarli. E ne fanno fuori continuamente, di Alieni…Continuamente.» Riattacca: «Gli Alieni, inoltre, impiantano anche dei microchip negli umani…» «Sì, l’ho letto in qualche libro — asserisco — Ho anche letto che lo fanno con la complicità delle forze politiche. Proprio come in X — Files.» «Esatto, proprio così. Se la demoliranno, comunque, ne costruiremo una ancora più grande». Gli chiedo delucidazioni sul 2012. Gli dico che sono assolutamente terrorizzato per il futuro che ci attende. Dopo un breve riepilogo delle puntate di Voyager degli ultimi 7 anni (catastrofi naturali, calendari Maya, ecc.), M. mi riporta le esatte parole dell’Arcangelo Michele sulla Fine Della Civiltà Così Come La Conosciamo: «Ci saranno cose molto, molto brutte… Succederanno molte vittime. Ma non bisogna avere paura, se si sarà nel posto giusto al momento giusto. Sarà come un parto: ci saranno le sofferenze del travaglio, ma quello che verrà dopo sarà straordinario». Domando se l’energia della Piramide può essere convogliata anche all’esterno, verso persone care. «Certo», mi risponde. Gli spiego i tre motivi della mia visita: «Il primo motivo è personale. Il secondo riguarda una mia amica, una sarta di Pordenone che ha avuto, diciamo, una richiesta particolare da un cliente un po’ eccentrico.» M. mi fissa: «Che tipo di richiesta?» «Ecco, il cliente vuole una veste protettiva contro le scie chimiche — scandisco bene le parole scie chimiche — quelle rilasciate nel cielo dai governi, sai, controllo della mente e robe del genere…». Sorride. Cazzo, l’ho sparata troppo grossa?

«Vedi, questo è quello a cui porta la paura…Qual è il terzo motivo?». «Ci sarebbe un mio amico blogger/giornalista romano, un obeso sulla quarantina con moglie giovane e figlio. Lui è totalmente ossessionato dal poker. Partecipa continuamente a tornei. Il suo vizio per il gioco d’azzardo, oltre a mettere in pericolo la famiglia, gli ha già fatto chiudere dopo appena tre numeri un settimanale molto ambizioso appena fondato. Un giornale che aveva delle grandi potenzialità. Un giornale che poteva essere la voce della generazione dei nati dopo il 1 gennaio 1970». Mi sento quasi pronto per entrare nella Piramide. «Ti ho già fatto mezzo corso, praticamente!» scherza M.. Ma prima di accedere all’interno – oltre a dover rimuovere oggetti metallici quali «fibbie, penne, monete, orologi, occhiali in metallo, cellulari e macchine fotografiche» perché potrebbero disturbare l’Energia – bisogna assolutamente purificarsi dall’Odio. Bisogna eliminare ogni energia negativa prima di assorbire quella della Piramide («perché l’energia della Piramide è potentissima, ma deve essere usata bene»). Insomma, bisogna fare quello che loro chiamano lo «scarico». M. invoca su di me il settimo (?) Chakra. Restiamo in silenzio per qualche interminabile istante, io con gli occhi chiusi, vestito di bianco e seduto in un uliveto a inspirare/espirare per finta, con alle spalle un obbrobrio di granito costruito senza alcun permesso… «Ora — bisbiglia la mia guida con il suo marcato accento veneto — immagina che al posto dell’alluce ci sia un rubinetto… Aprilo e lascia scorrere l’odio e i sentimenti negativi». La visione del rubinetto al posto dell’alluce mi convince di una cosa: questi non sono i Colli Euganei. Questa non è Italia. Questo è il remake non autorizzato del film giapponese Tetsuo: The Iron Man. Controllo il braccio destro: no, non è ancora spuntato il telefono della doccia.

Finalmente sono dentro. L’odore è una via di mezzo tra l’interno di un armadio Ikea e un prefabbricato per il terremoto dell’Aquila appena inaugurato da Berlusconi. Agli angoli della Piramide ci sono delle candele spente. Al centro, sopra un tappeto probabilmente comprato durante la liquidazione di quei negozi persiani gestiti da pakistani che si spacciano iraniani, ci sono una pietra bianco — rosacea e un biglietto scritto a mano che annuncia che la Piramide è «immune dall’influenza delle persone di potere». Una coppia di mezza età, Signore I & Signora II, si unisce a me e M. Ci sdraiamo. La «meditazione» consiste nello stare fermi per mezz’ora su un pavimento duro, senza far nulla, muti, con una temperatura interna che sfiora quella di un copertone di una drag car dopo un burnout. Dopo quindici minuti, Signore I comincia a russare sonoramente; solo il provvidenziale Colpetto Sul Gomito di Signora II ci mette al riparo dall’ira funesta dell’Arcangelo Michele. Terminata la Mezz’Ora Più Fottutamente Lunga Della Mia Vita, M. ci fa riunire in cerchio. Ci prendiamo per mano. «E ora trasmettiamo l’energia a Don Tarsilio, che domani verrà a benedire questa Piramide…» Don T., come mi aveva detto prima M., è un prete sensitivo (cioè che «vede certe cose») di una parrocchia vicina a Valnogaredo. Ma non mi aveva detto che sarebbe venuto a benedire questo ammasso di granito pagano che mescola elementi New Age, Sai Baba e, come si legge nel sito, «Theta Healing, Breathwork, Erboristeria, Fiori di Bach, Pensiero positivo, Reiki, Yoga, Tai Chi, Cromopuntura, Tappino (EFT)». Guadagnata l’uscita, ritorno al piccolo casolare di legno. La signorina bionda che mi aveva accolto all’inizio mi chiede com’è andata. «Benissimo – rispondo – Mi sento già cambiato». Dopo aver tracannato una caraffa d’acqua al cui interno è attaccata una pietra di cui non voglio sapere né la composizione né la provenienza, mi avvicino a M. Lo prendo in disparte e gli confido le mie tribolazioni nell’inviare l’energia al quarantenne obeso romano, come se lui non la volesse ricevere. Il suo sguardo diventa contrito, interrogativo. «Continua a provare», mi esorta. «Ma sappi che puoi arrivare fino ad un certo punto. Poi c’è il libero arbitrio… Se lui continua su questa strada, vuol dire che il suo destino è seguire quella strada» M. spiega la sua personale concezione del gnôthi sautón: «L’importante è che uno sia in pace con sé stesso, che sia veramente consapevole. Se lo sei, puoi anche rovesciare le montagne.». «Già, come il famoso santone Jimi Hendrix.». «Esatto, proprio come lui!». Saluto M., che mi dà appuntamento alle 16.30 dell’indomani. Il grande giorno: la Benedizione. Prima di andarmene compro la foto a 5 € della Piramide per ricaricare gli oggetti e il cibo. Alle 16.30 in punto di domenica 21 agosto il parcheggio dell’agriturismo è pieno. Se possibile, fa ancora più caldo del giorno precedente. Mi presento provocatoriamente con una polo blu. La cintura della macchina mi ha lasciato un vergognoso alone obliquo di sudore che ostento con malcelata soddisfazione. Oggi c’è anche il presidente dell’associazione, Mauro Lando, che chiama a raccolta i fedeli (quasi una quarantina) davanti alla casupola per spiegare come si svolgerà la benedizione. Don Tarsilio, un uomo anziano, basso e tarchiato che sembra una comparsa dei Sopranos, è all’interno che ascolta attentamente. Un bambino con i capelli biondi si dimena sul dehor in legno, strillando e piangendo. Vorrei essere quel bambino, rotolarmi per terra, simulare un possedimento demoniaco e urlare fino a farmi scoppiare le vene del collo. Ma non posso. Scendiamo in fila indiana la scalinata che ci porta all’ingresso della Piramide, dove avviene lo «scarico» collettivo. Aprendo il rubinetto del mio alluce per far uscire l’Odio, mi accorgo di non essere più nel remake di Tetsuo. Ora sono in un’inedita versione di un vecchio videogioco del 1998, Sanitarium, un’avventura punta e clicca in cui il protagonista è un uomo che ha perso la memoria dopo un incidente stradale e si risveglia in un manicomio. Non sono qui veramente. Non sono io. Questa è la maschera della mia sanità mentale che sta prendendo fuoco, innaffiata dalla tanica di benzina che il Sole le sta sadicamente rovesciando addosso… Ci disponiamo in cerchio all’interno della Piramide. Siamo almeno una trentina di persone, e la maglietta sta incominciando a fondersi con il mio corpo, mentre un torrente di gocce scivola sulla mia schiena come un esercito di serpi squamose in miniatura, saldandosi con il cotone. Don Tarsilio inizia a leggere un brano tratto da una lettera di San Paolo a Qualcuno, di cui non registro una singola parola. Dopo l’omelia, Don T. ci invita a pregare e a recitare tutti insieme il Padre Nostro. Non ricordo il testo: cerco miseramente di fare lip — synch con il mio vicino di preghiera, sperando che nessuno se ne accorga. Il bambino, intanto, percorre a gattoni il perimetro della Piramide, cacciando di tanto in tanto urletti e pianti, suscitando in me un’abietta invidia. Arriva l’agognato momento della benedizione. Il prete raccoglie da terra un bicchiere di acqua santa con dentro un ramoscello d’ulivo, lo prende e cosparge fedeli & granito. Faccio il segno della croce nel verso sbagliato. Anche questa volta, nessuno se ne accorge. Dalla porta aperta della Piramide irrompono maree di afa mischiate alle onde elettromagnetiche dei ripetitori. Le pareti di granito sembrano sciogliersi. È un autentico miracolo che nessuno dei Figli della Piramide (principalmente uomini e donne di mezza età; alcuni anche attempati, come M.) avverta un malore. Una signora si lamenta: «Sto colando…» Un’altra, che per tutta la «funzione» ha tenuto gli occhi chiusi e i palmi delle mani rivolti verso l’apice della Piramide, sorride: «Ma no, che va bene lo stesso!». No, signora, non va per niente bene. Non sono rinchiuso in un’assurda Piramide per sentire la stessa calura che prova un ribelle libico che cerca di schivare i razzi di Gheddafi portando a tracolla un AK — 47 in mezzo al deserto. Dopo tre minuti scarsi di «meditazione» mi fiondo nel punto dell’uliveto dove passa un leggero filo di brezza per completare la fusione con la polo. Nelle regole di comportamento cui bisogna attenersi c’è scritto che, una volta finita la sessione di 20/30 minuti («Una sosta più lunga non porterebbe maggiori benefici»), è caldamente consigliato «restare alcuni minuti con te stessa/o, senza dialogare con alcuno» per permettere alle energie assorbite di «fissarsi maggiormente in te». Ingenuamente ritengo che l’isolamento possa evitare scocciature di qualsiasi tipo. Una matrona bionda, tuttavia, mi si avvicina ed esclama: «Mi sento come se fossi ‘mbriaga! Questa Piramide mi fa sempre un effetto incredibile! Anche a te vero?» «Mi scusi – sibilo – ma sto riallineando la mia percezione cosmica». Si allontana velocemente, portandosi appresso il marito i cui occhi mi forniscono la perfetta rappresentazione del fallimento dell’istituzione chiamata Matrimonio. Mi dirigo verso la casupola, grondante & stravolto. Nemmeno le due caraffe d’acqua che inietto in vena sembrano alleviare le mie sofferenze. Una signora con i capelli rossi sulla cinquantina mi indica una terza caraffa, dicendo che è più fresca delle altre. La ringrazio, e lei chiede se ho intenzione di unirmi a un’altra «meditazione» che sarebbe iniziata di lì a poco. Declino gentilmente, adducendo inesistenti impegni di studio universitario. «Cosa studi?» «Giurisprudenza. Sto scrivendo la tesi proprio ora.» «Ah, un altro avvocato!» «No, non credo proprio che farò l’avvocato». Mi fissa e la sua espressione diviene per qualche istante seria. «In effetti non hai la faccia da avvocato.» Cristo, mi hanno beccato. «E nemmeno da giudice». Il contatore delle Vibrazioni Negative impiantato nella mia testa ticchetta furiosamente. Sento che da un momento all’altro questo gruppo di persone pacifiche, alla ricerca dell’elevazione interiore (9 € a visita + scontrino, grazie) e in linea diretta con l’Arcangelo Michele e tutti gli Angeli potrebbe rivoltarmisi contro. Il volto della signora, invece, si schiude in un sorriso. «Be’, in bocca al lupo allora!» La paranoia galoppante mi suggerisce di fuggire comunque da quel posto il prima possibile. Chi non è andato nella Piramide per il secondo round di «meditazione» fa del Kaffeeklatsch mistico — introspettivo all’ombra della casupola: «Pare che in Brianza ci siano tre piramidi perfettamente allineate come le tre piramidi di Cheope e la linea di Orione, e si dice che siano più antiche delle piramidi egizie!». Un ragazzo sulla trentina, con una capigliatura trapiantata da un pessimo video musicale di qualche band synthpop anni ’80 e una t — shirt con su scritto E verrò a te / goccia infinita in sconfinato mare, scompare tra gli ulivi. Cerco M. per salutarlo, ma mi trova prima lui. «Allora, ne è valsa la pena?» «Assolutamente. Un’esperienza incredibile, non avevo mai provato nulla del genere. La benedizione, poi, ha veramente dato quel tocco in più». Per la prima volta da quando ho oltrepassato quel cancello verde sono sincero. Mi congeda calorosamente, invitandomi a tornare dopo la consegna della tesi o la laurea. M. è indubbiamente una brava persona, un onesto pater familias convinto che degli Alieni modello — Independence Day vogliano rubare la Piramide per soggiogare l’umanità e che tra le righe dei regolamenti amministrativi si nasconda il Demonio (e in quest’ultimo caso potrebbe anche non avere tutti i torti). Sono sicuro che, eccetto me, tutti i membri dell’associazione (più di 700), siano persone in buona fede. Persone che magari hanno un’azienda in difficoltà, figli che sono stati bocciati all’ITIS per la seconda volta di fila, genitori che stanno per andarsene per sempre. Persone che forse cercano semplicemente un posto tranquillo e discreto per non pensare alle azioni in borsa, alla crisi economica – una bolla dentro cui abbandonarsi, impermeabile alle preoccupazioni, all’ennui, alle storture del mondo reale. Ma al contempo ho enormi dubbi sul progetto tout court. Come mi ha detto M. durante il corso accelerato, «la prima sensazione è sempre quella giusta». E la prima, cristallina sensazione che ho avuto è che, dietro la bizzarra patina new — cristiano — saibaba — misticheggiante ai limiti dell’eresia, questo affaire Piramide non sia altro che una micragnosa speculazione commerciale: prima sganci gli schei, poi (se ti autoconvinci) puoi lanciare l’energia cosmica/angelica a tuo marito diabetico a cui stanno applicando il terzo bypass. Sparo il climatizzatore al massimo, trasformando la macchina in una cella frigorifera a trazione integrale. Prima, seconda, ancora prima, poi quarta, quinta…Appena arrivo a casa uso la fotografia «energizzante» della Piramide per provare a ricaricare le batterie del telecomando del cancello. Niente. La metto sul cellulare, per ricaricare il credito. Ancora niente. La appoggio sopra il bancomat. Il saldo è sempre lo stesso. La avvolgo intorno ad una lampadina rotta. Nicht, non si riaccende. La strofino su un pesce abbandonato da tempo immemore nello scompartimento più oscuro del frigo, in avanzato stato di decomposizione. Rien: potrebbe essere buttato nel mare vicino a Fukushima e spaventare i suoi simili dotati di nove occhi. Lo butto via, insieme alla foto. Il 2012 è ormai alle porte.

 

Pubblicato su DUDE MAG e LA PRIVATA REPUBBLICA

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