10 film italiani tradotti in inglese: come ci traducono gli americani
Sul finire dei suoi primi dieci anni, qui compiamo una piccola rivoluzione, abbandonando il nostro formato classico – quello del magazine culturale a cadenza vagamente quotidiana – per presentare ogni mese un solo saggio e un solo racconto. Da queste pagine 24 autori ogni anno proporranno il loro filtro sul reale, manipolando inevitabilmente la personalità di Dude mag: ed è una cosa che ci rende enormemente curiosi.
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10 film italiani tradotti in inglese: come ci traducono gli americani

A dieci anni dalla sua uscita nelle sale, la brutta traduzione ricevuta da Eternal Sunshine of the Spotless Mind è diventata così proverbiale che ha fatto impazzire Google Translate.

A dieci anni dalla sua uscita nelle sale, la brutta traduzione ricevuta da Eternal Sunshine of the Spotless Mind è diventata così proverbiale che ha fatto impazzire Google Translate.

Se mi lasci ti cancello è stata la testa di ponte che ha allargato il dibattito sul ruolo della traduzione nel cinema anche ai non addetti ai lavori. Si sono scoperti quarti e quinti poteri che sorgevano in luogo di Citizen Kane e Network, film di Truffaut con Lino Banfi (Non drammatizziamo… è solo una questione di corna, Mica scema la ragazza!) e un’epidemia di cose grosse e grasse sulla scia del My Big Fat Greek Wedding. Il dibattito, che ha assunto spesso i toni del «solo qui in Italia ‘ste cose», «il paese de pulcinella», «che figura ci facciamo con l’America», si è mischiato alla questione del doppiaggio, pratica che comunque condividiamo con tutta l’Europa centrale e mediterranea, stando a quanto riporta Wikipedia.

Negli Stati Uniti effettivamente non doppiano mai; potrebbe c’entrare qualcosa il fatto che hanno la più grande industria cinematografica del mondo e la lingua globalmente più diffusa, ma non ne sono certo. Tuttavia, traducono spesso i titoli dei film stranieri.

Come contraltare alle numerose liste che si trovano in rete sulle peggiori traduzione fatte da noi spaghetti & mandolino, ho stilato una top 10 di film italiani tradotti/traditi degli americani.

Non è mia intenzione replicare i toni scandalizzati lanciando uno «shame on you!» sui traduttori d’oltreoceano. Tra tutti gli adattamenti che ho trovato, giusto in un paio di occasioni si possono indovinare ragioni spudoratamente commerciali. Voglio invece mostrare che la traduzione non è mai un processo innocente, ma uno scontro che lascia morti sul campo e che passeggiare tra i resti della battaglia, osservando chi non ce l’ha fatta e perché, è un esercizio affascinante.

10. The Big Deal on Madonna Street / I soliti ignoti

 

L’aprifila della Commedia all’Italiana, I soliti ignoti, acquista un titolo dal sapore Gaddiano. L’espressione «i soliti ignoti», comune nei verbali della polizia e nei quotidiani dell’epoca, non era usata negli Stati Uniti. Come testimonia la locandina, inizialmente aveva anche un allitteratissimo sottotitolo in rima di cui si è persa la memoria: The Big Bungle of the Big Burgle.

Il sequel, L’audace colpo dei soliti ignoti, è stato esportato con due titoli, entrambi fedeli alla passione toponomastica del primo: Fiasco in Milan e Hold-up à la milanaise.

9. Heart and Soul / Cuore

 

Quando Edmondo De Amicis incontra i Joy Division.

Lasciando da parte la nostra cultura giovanile di importazione, dobbiamo osservare che l’endiadi heart and soul è il titolo di molti prodotti culturali anglofoni, tra i quali un film muto del 1917 e una famosissima canzone popolare degli anni trenta.

Considerato inoltre che il romanzo era stato tradotto letteralmente, appare bizzarra la scelta di aggiungere un po’ di “anima” a De Sica-De Amicis.

8. Easy Life / Il sorpasso

 

È il titolo con cui il Sorpasso è uscito nel 1962 nelle sale americane. Sette anni dopo esce un altro road movie, considerato tra i capostipiti del genere, Easy Rider. Sembrerebbe che Dennis Hopper abbia dichiarato più volte di aver tratto ispirazione dal film di Dino Risi. Uso il condizionale perché di queste famose dichiarazioni, occorse addirittura «più volte», non si trova nessun virgolettato e sono evocate quasi esclusivamente da fonti italiane. La Wikipedia inglese non fa menzione della cosa, né nella pagina di Easy Rider, né in quella del Sorpasso; quella italiana la riporta in entrambe. L’unico sito internazionale ad accreditare la storia è IMDB, ma non rimanda a nessuna intervista.

Poco male, il Sorpasso è dieci volte meglio di Easy Rider e non ha certo bisogno della sua luce riflessa.

7. Shoeshine / Sciuscià

Come è noto, sciuscià era la deformazione dialettale del termine inglese Shoeshine, in uso a Napoli durante e dopo la Seconda Guerra Mondiale. Quando uscì il film (1946), in un Italia che non parlava neanche l’italiano figuriamoci l’inglese, pochi potevano intuire la storia etimologica della parola. Più facile sarebbe stato per gli anglofoni che però hanno trovato il titolo emendato dalla trascrizione fonetica napoletana.

6. Almost Human / Milano Odia: la polizia non può sparare

 

Ho sempre amato la prolissità nei titoli di un certo cinema di genere italiano. Mi colpisce la violazione deliberata della vocazione sintetica che ogni titolo dovrebbe avere. Anche nei tradimenti verso opere di importazione. Ad esempio la saga dell’ispettore Callaghan/Callahan, con i suoi titoli efficaci ma convenzionali (Dirty Harry, The Enforcer, Sudden Impact), in Italia è stata presentata con una serie di apostrofi perentorie, tipo Ispettore Callaghan, il caso “Scorpio” è tuo!! (sì, con due punti esclamativi!!), Cielo di piombo, Ispettore Callaghan oppure Coraggio.. Fatti ammazzare (una battuta del film medesimo, rimasta celebre anche nell’originale come Go ahead… make my day).

Il processo inverso si è verificato quando gli americani hanno dovuto tradurre gli equivalenti derivativi dei loro polizieschi, i cosiddetti poliziotteschi all’italiana.

Ecco che il celeberrimo Milano Odia: la polizia non può sparare diventa un filosofico Almost Human. Ma non solo, infatti il contrappasso di questa riduzione minimalista è una beffarda proliferazione di titoli. Il film di Umberto Lenzi è conosciuto anche come The Death Dealer, The Kidnap of Mary Lou e The Executioner.

Altri film del genere hanno ricevuto lo stesso trattamento, ad esempio Il giustiziere sfida la città conosciuto come Syndacate Sadists, Rambo’s Revenge e One Just Man, o La polizia incrimina la legge assolve, sdoppiato in High crime e The Marseilles Connection.

5. Forbidden Photo of a Lady above Suspicion / Le foto proibite di una signora per bene

 

C’è questo giallo-erotico del 1970, Le foto proibite di una signora per bene, del quale in Italia nessuno sembra conservare grandi ricordi. Se ci spostiamo nella Wiki inglese, invece, troviamo una pagina dignitosa e ricca di notizie. Dobbiamo questa particolare attenzione internazionale solo alle prediche di Tarantino sui cult movie italiani o anche al furbetto che ha avuto la bella pensata di tradurre «per bene» con «above suspicion», facendo il verso a un altro film italiano, uscito lo stesso anno e vincitore dell’Oscar al miglior film straniero?

4. The Birds, the Bees, and the Italians / Signore e Signori

Di una cosa sono abbastanza sicuro: in Signore e Signori di Pietro Germi non figurano né api, né uccelli. O almeno non come protagonisti.The Birds and The Bees talk è il discorso metaforico che i genitori fanno ai figli per spiegare come nascono i bambini, l’equivalente del nostro «le api e i fiori». Il messaggio di questo titolo dal taglio zoologico suona più o meno così: vi spiego come si accoppiano e si riproducono gli italiani in modo che anche i bambini lo possano capire.

C’è da aggiungere che Germi racconta una porzione d’Italia molto particolare, il contesto sociale di una ricca cittadina veneta (si riconosce Treviso, anche se non è esplicitato). All’uscita del film, gli italiani del Centro e del Sud accolsero con favore il fatto che, per una volta, al cinema, non si ridesse della loro arretratezza culturale ma della borghesia ipocrita del Nord. A Treviso, invece, inviavano lettere minatorie allo sceneggiatore, Luciano Vincenzoni.

Insistere sugli italiani come fanno titolo e locandina rischia di oscurare il fatto che quella rappresentata nel film è una minuscola roccaforte benestante di un paese spaccato.

3. Duck, you sucker! / Giù la testa

 

«Giù la testa, coglione!» è la battuta che James Coburn ripete diverse volte nel quasi omonimo film di Sergio Leone (la censura rimosse “coglione” dal titolo). Per essere precisi, James Coburn recita in inglese e dice “Duck, you sucker!” che è logicamente diventato il primo titolo del film per il mercato americano. Dopo un’accoglienza tiepida da parte di stampa e pubblico, la United Artists la fece un po’ sporca: rinominò il film A Fistful of Dynamite, con la trasparente intenzione di sfruttare la fama del primo capitolo della trilogia del dollaro, un’opera che poco aveva a che spartire con quest’ultima. Come se non bastasse, nel mercato europeo, il film circola con un terzo titolo che scimmiotta i C’era una volta… di Leone: Once upon a time… The Revolution.

2. Viva Italia! / I nuovi Mostri

 

Questa buffa e sgrammaticata esclamazione patriottica è il titolo inglese de I nuovi Mostri.

Come potete vedere, lo strillo della locandina, tratto da una recensione di Stewarth Klein, informava gli spettatori che Ornella Muti era la migliore cosa “piena” proveniente dall’Italia, dopo i ravioli.

Tra l’altro, pare che il primo film della serie, i Mostri, fosse stato distribuito col misterioso titolo Opiate ‘67, cioè «Oppiacei del ‘67», ma non si trovano locandine originali e dobbiamo fidarci di quanto riportano Wikipedia e Rotten Tomatoes.

1. The Pizza Triangle / Il dramma della gelosia (tutti i particolari in cronaca)

Ecco il vincitore. A prima vista ci troviamo davanti ad una strepitosa pacchianata. Il dramma della gelosia (tutti i particolari in cronaca) viene servito agli americani sotto forma di pizza, simbolo inequivocabile di italianità. Riflettendoci meglio, il nuovo titolo nasconde così tanti significati che potrebbe essere un colpo di genio. Il film racconta la storia del triangolo amoroso tra Marcello Mastroianni, Monica Vitti e Giancarlo Giannini. Quest’ultimo, consumato seduttore, fa il pizzaiolo in un ristorante in cui sono soliti andare i primi due. L’intromissione nella coppia avviene proprio tramite una pizza, una pizza a forma di cuore che fa recapitare a Monica Vitti, cioè una pizza triangolare. «Pizza Triangle» che letteralmente si traduce «spicchio di pizza», come testimonia la grafica della locandina, si riferisce contemporaneamente alla relazione che lega i tre personaggi e alla forma che la pizza assume per innescare il meccanismo poliamoroso.

Rimane il fatto che esportare la commedia all’italiana insieme alla pizza non è un’operazione tanto diversa dall’esportare Michel Gondry insieme a Richard Gere e Julia Roberts.

 

Alessandro Lolli
Alessandro Lolli nasce a Roma nel 1989. Ha collaborato con Nuovi Argomenti, Polinice, Soft Revolution Zine, Crampi Sportivi e DUDE MAG. È laureato in filosofia. A tempo perso lavora in un centro scommesse sportive.
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