5 film di Sorrentino da vedere prima di “Loro”
Sul finire dei suoi primi dieci anni, qui compiamo una piccola rivoluzione, abbandonando il nostro formato classico – quello del magazine culturale a cadenza vagamente quotidiana – per presentare ogni mese un solo saggio e un solo racconto. Da queste pagine 24 autori ogni anno proporranno il loro filtro sul reale, manipolando inevitabilmente la personalità di Dude mag: ed è una cosa che ci rende enormemente curiosi.
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5 film di Sorrentino da vedere prima di “Loro”

Aprile è arrivato e con lui uno degli eventi cinematografici più attesi del 2018, Loro, il nuovo film di Paolo Sorrentino sulla vita di Silvio Berlusconi. Non proprio su tutta la vita: il lungometraggio che vedrà protagonista l’ex cav. — interpretato dall’onnipresente Toni Servillo — sarà incentrato sull’ultimo governo a guida PdL e ripercorrerà quindi […]

Aprile è arrivato e con lui uno degli eventi cinematografici più attesi del 2018, Loro, il nuovo film di Paolo Sorrentino sulla vita di Silvio Berlusconi. Non proprio su tutta la vita: il lungometraggio che vedrà protagonista l’ex cav. — interpretato dall’onnipresente Toni Servillo — sarà incentrato sull’ultimo governo a guida PdL e ripercorrerà quindi il triennio che va dal 2008 al 2011. Vedremo Servillo gridare a squarciagola «Mr. Obamaaa, Mr. Obamaaa»? Fini verrà interpretato da Stanis La Rochelle? Questo lo scopriremo solo il 24 aprile. Intanto, per rimanere sul pezzo e arrivare preparati al cinema, io consiglio di fare un ripassino veloce dei migliori film di Sorrentino da vedere prima di Loro.

 

5. La grande bellezza (2013)

Il film italiano più mainstream degli ultimi anni. Un Oscar e un Golden Globe vinti come miglior film straniero, La grande bellezza ha diviso in due la critica, tra chi ergeva Sorrentino come nuovo Fellini e chi lo considerava un regista insipido.

La grande bellezza è un film che parla del declino di un Paese chiuso in se stesso, specchio del protagonista Jep Gambardella: uno scrittore che vive nella mondanità, inserito completamente nella Roma bene, ma che ormai da tempo ha perso l’ispirazione.

La bellezza che si logora con il tempo è quella di una Roma decadente dei salotti radical chic e dell’arte, è quella del protagonista che non riesce più a scrivere nulla se non recensioni per una rivista.

Se da una parte prevale l’omaggio a e a La dolce vita di Fellini, dall’altra c’è un chiaro riferimento al La terrazza di Scola.

Frase Chiave: «La più consistente scoperta che ho fatto pochi giorni dopo aver compiuto sessantacinque anni è che non posso più perdere tempo a fare cose che non mi va di fare».

Canzone chiave: Everything Trying, Damien Jurado

 

4. L’amico di famiglia (2006)

Probabilmente il film meno conosciuto di Sorrentino, sicuramente il più nero e oscuro. La trama gira intorno a un usuraio, Geremia de’ Geremei: un uomo solo, ripugnante, attaccato al denaro e avido. Straordinariamente raggelante la scena in cui il protagonista, interpretato da Giacomo Rizzo, al fine di riscuotere il debito da una giovane famiglia, fruga nelle tasche della bellissima Valentina Lodovini.

L’amico di famiglia è un noir a tutti gli effetti, scava a fondo nella coscienza umana, estrapolandone la parte più misera. Da segnalare, come in ogni noir, la figura della femme fatale, interpretata in questo caso da una Laura Chiatti in grande spolvero.

Frase chiave: «Ci siamo detti “facciamo i cattivi perché i buoni muoiono bambini”, e pure questo va bene; ci siamo solo dimenticati di dirci qual è il limite — perché c’è il limite, papà… ma io non lo conosco».

Canzone chiave: My Lady Story, Antony and the Johnsons

 

3. L’uomo in più (2001)

Il primo lungometraggio di Sorrentino. Il film ci mostra le vite parallele di due omonimi: Antonio “Tony” Pisapia (Toni Servillo), un cantante sull’orlo del fallimento, e Antonio Pisapia jr (Andrea Renzi), un calciatore che, conclusa la carriera agonistica a causa di un infortunio al ginocchio, vuole intraprendere, senza successo, quella di allenatore. I due personaggi sono profondamente diversi: uno spavaldo, egocentrico, dongiovanni, l’altro introverso, timido, chiuso. Un fil rouge collega le due vite: la solitudine e la difficoltà di emergere da realtà differenti, ma allo stesso tempo simili.

Fun Facts: il personaggio interpretato da Toni Servillo è liberamente ispirato a Franco Califano, mentre il personaggio del calciatore è liberamente ispirato al compianto centrocampista della Roma Agostino Di Bartolomei.

Frase chiave: «Nella vita il pareggio non esiste».

Canzone chiave: Don’t Let Me Be MisunderstoodSanta Esmeralda

 

2. Le conseguenze dell’amore (2004)

Il film più romantico di Sorrentino, senza ombra di dubbio. Il protagonista è Titta Di Girolamo, interpretato da (indovinate chi?) Toni Servillo. Titta vive da solo in un hotel del Canton Ticino, è un uomo glaciale, cinico, non fa trasparire alcuna emozione; custodisce un grande segreto che emergerà solamente quando il protagonista si innamora della receptionist dell’albergo. L’amore mette Titta di fronte alla conseguenza più difficile: scegliere la vita.

Si tratta di un thriller, è vero, ma il genere viene accantonato appositamente per mettere in primo piano le fragilità umane. Da vedere assolutamente.

Frase chiave: «La cosa peggiore che può capitare ad un uomo che trascorre molto tempo da solo, è quella di non avere immaginazione. La vita, già di per sé noiosa e ripetitiva, diventa in mancanza di fantasia uno spettacolo mortale».

Canzone chiave: Rossetto e cioccolato, Ornella Vanoni

 

1. Il divo (2008)

«Presidente stia dritto!»

Vincitore del Premio della giuria a Cannes, Il divo è il vero capolavoro di Sorrentino. La spettacolare vita di Giulio Andreotti è la metafora della storia d’Italia. Sebbene narri il biennio 1991-1993 (dall’ultimo governo Andreotti alla caduta di Cosa nostra), Il divo ripercorre tutta la Prima Repubblica: da Sindona a Gelli, da dalla Chiesa a Riina, da Pecorelli al caso Moro.

L’Andreotti sorrentiniano, interpretato da Servillo, è spregiudicato, solitario e formidabilmente cinico. Attorniato dalla cattiva corrente composta da opportunisti, non ha vizi minori per soddisfare il vizio maggiore: il potere.

Il divo non è altro che un prequel dell’Italia berlusconiana: la fine della DC, le stragi di Cosa nostra, Tangentopoli, sono lo sfondo di un Paese svuotato che ha tagliato i ponti con il passato, ma che è inevitabilmente vecchio.

Frase chiave: «Per troppi anni il potere sono stato io. La mostruosa, inconfessabile contraddizione: perpetuare il male per garantire il bene. La contraddizione mostruosa che fa di me un uomo cinico e indecifrabile anche per te, gli occhi tuoi pieni e puliti e incantati non sanno la responsabilità.»

Canzone chiave: I migliori anni della nostra vita, Renato Zero

 

In copertina Paolo Sorrentino (Foto di Nice Festival)

Davide Giannì
Classe 1993. Laureando in giurisprudenza. Appassionato di politica, calcio e cinema.
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