Confessioni di un fan impaurito
Sul finire dei suoi primi dieci anni, qui compiamo una piccola rivoluzione, abbandonando il nostro formato classico – quello del magazine culturale a cadenza vagamente quotidiana – per presentare ogni mese un solo saggio e un solo racconto. Da queste pagine 24 autori ogni anno proporranno il loro filtro sul reale, manipolando inevitabilmente la personalità di Dude mag: ed è una cosa che ci rende enormemente curiosi.
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Confessioni di un fan impaurito

Quando due anni fa la Disney annunciò l’acquisizione del franchise di Star Wars e l’uscita di un settimo capitolo, l’anima dell’autore si divise in due: da un lato il critico cinematografico cinico e disilluso, convinto che Hollywood siaun avvoltoio pronto a banchettare con la carcassa della golden age del cinema americano, dall’altro il fan speranzoso […]

Quando due anni fa la Disney annunciò l’acquisizione del franchise di Star Wars e l’uscita di un settimo capitolo, l’anima dell’autore si divise in due: da un lato il critico cinematografico cinico e disilluso, convinto che Hollywood siaun avvoltoio pronto a banchettare con la carcassa della golden age del cinema americano, dall’altro il fan speranzoso che, calendario alla mano, già contava i giorni mancanti all’arrivo de Il Risveglio della Forza.

A meno di due settimane dall’uscita del film, l’ansia comincia a crescere, e con lei la quantità di spot e trailer diffusi. Ormai sappiamo quasi tutto del film, e la lotta tra le mie due anime è sempre più prossima ad un pareggio scaramantico: Sono eccitato all’idea di entrare in sala per vedere un nuovo film di  Star Wars, ma dall’altra parte ho paura che il tutto possa trasformarsi in un incubo, rovinando per sempre il ricordo della mia “prima volta”.

Era il 1997, e mio padre aveva deciso che dovevamo andare a vedere la versione rimasterizzata di un film che non avevo mai sentito nominare, Il Ritorno dello Jedi. All’epoca avevo solo otto anni e vivevo di cartoni Disney, vhs delle Tartarughe Ninja e pupazzi (ancora non conoscevo il termine action figure) dei personaggi Marvel che facevo combattere contro i dinosauri di Jurassic Park.

Insomma, ero un bambino dalla fervida immaginazione e fu proprio l’unione tra la mia immaginazione e il mondo creato da George Lucas a far impazzire quel bambino, tanto da spingerlo ad affiancare ai suoi pupazzi quello di Luke Skywalker sulla sua speeder bike. Adesso, tanti anni dopo, quel cinema di Trastevere è diventato un’anonima sala bingo, segno inequivocabile che di tempo ne è passato davvero tanto, ma che nonostante tutto Star Wars è rimasto lì, tramandato da generazioni e adattatosi alla moderna Hollywood.

In molti continuano a storcere il naso all’idea della saga sotto le mani della Disney, come se il cinema americano stesse in piedi per fare beneficenza e non per generare profitti, parchi a tema, merchandise ed action figure. Quando vengo assalito dall’ansia di un Topolino jedi ripenso ai pupazzi Marvel con cui giocavo, a quando comprai il mio primo fumetto scegliendo a caso e a come mi sono sentito davanti al primo trailer di Avengers, quando ho visto su schermo i miei giochi prendere vita. Magari può suonare sciocco, ma non è questo lo scopo primario del cinema? Farci tornare bambini e sorprenderci ogni volta, «aiutarci a sognare», come ebbe modo di dire il fumettista spagnolo El Perich. Certo, ammetto di essere assalito da incubi funesti, e spesso mi lascio prendere dalla sindrome di Fanboys, il film in cui un gruppo di amici attraversava gli Stati Uniti per permettere ad uno di loro, malato terminale, di esaudire il suo ultimo desiderio: vedere La Minaccia Fantasma prima di morire.

Ecco, alla fine, seduti in un’affollatissima sala cinematografica piena di cosplayer, mentre le luci iniziano ad abbassarsi e la gente ad urlare, uno di loro si gira verso gli altri e chiede «What if the movie sucks?» Cosa facciamo se il film fa schifo? Cosa succede se BB8 si rivela essere il nuovo Jar Jar Binks? E se dovessi pensare a Lena Dunham ogni volta che inquadrano Kylo Ren? E poi cosa me ne faccio della maglia de Il Risveglio della Forza che ho già comprato?

Parliamoci chiaro, sulla carta il film promette bene, se non altro perché privo di quel George Lucas ormai in totale confusione. Lo stesso Lucas ha dichiarato tempo fa che il suo settimo film avrebbe seguito una storia diversa, probabilmente senza l’inserimento delle nuove leve Daisy Ridley, John Boyega e Oscar Isaac e con tonnellate di green screen. J.J. Abrams, uno che nel bene e nel male ha plasmato gli ultimi dieci anni di cultura pop, non solo è tornato agli effetti pratici e veri, quelli che ti fanno sentire la sabbia del deserto di Tatooine e il freddo glaciale di Hoth, ma è andato a pescare direttamente nella tradizione classica del film, ispirandosi agli schizzi originali di Ralph McQuarrie senza  voler stravolgere la morale di fondo della saga originale.

Bye bye green screen

 

Perché Star Wars, nonostante le spade laser e le astronavi, è una storia di crescita personale, racconta di persone semplici destinate a trovare il proprio posto nel mondo, o nella galassia, scoprendo di essere destinate a grandi cose nonostante siano degli orfani che vivono con gli zii o dei criminali spaziali che viaggiano su un “pezzo di ferraglia”. Purtroppo Lucas, lavorando alla seconda trilogia aveva perso di vista il senso della semplicità della saga, riempiendola di situazioni improbabili e personaggi odiosi, compiendo uno dei più grandi miscasting della storia del cinema regalando ad Hayden Christensen, un attore scomparso dalla faccia della terra, un ruolo cruciale come quello di Anakin.

Se la ricetta è così semplice, allora, Episodio VII sembra prossimo a ripeterla, ? Probabilmente si, o almeno questo è quello che mi è parso di intuirecapire dai trailer usciti fino a questo momento. Finn e Rey sembrano due ragazzi sperduti destinati a salvare la galassia dal Primo Ordine, Poe Dameron sembrerebbe un novello Han Solo e Kylo Ren sembra un… beh, qualcuno ha detto «un fan feticista di Star Wars», e probabilmente è così. Nei filmati abbiamo visto il personaggio di Adam Driver contemplare il casco distrutto di Darth Vader, una reliquia come quelle collezionatetenute dai  tanti fan che si riempiono gli scaffali di statuine ed oggetti più o meno utili. Ma Star Wars è anche questo, una religione pagana basata sulla continua necessità di rievocare i miti del proprio passato, di guardare per l’ennesima volta L’Impero Colpisce Ancora e di stupirsi come la prima volta, pensando «Ma quanto cazzo è bello?» nonostante si conoscano le battute del film a memoria.

Il 16 dicembre alle 21 sarò in sala per assistere ad una nuova messa insieme a tanti altri fedeli, sperando che il nostro dio non ci deluda, come invece fanno quelli degli altri.

 

Francesco Martino
Nato nel 1989 è studente di Giornalismo a Roma Tre. Vive di cultura pop e musica. Collabora con DUDE MAG, Serial Minds e Prismo. Suona la batteria conservando sogni di gloria.
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