Il secondo giorno del Festival di Locarno lo passo ancora a casa, in attesa che qualcuno risponda, che una camera si liberi o che qualche benefattore si ricordi delle mie numerose email fatte di disperazione e amore. Per il cinema. A mente riavvolgo il filmino di tutti i posti contattati. Sorrido.
Gli ostelli
Se ci si connette a myswitzerland.com (uno dei principali portali turistici) e si clicca su Ostelli della gioventù si viene automaticamente redirezionati alla pagina dei bed and breakfast. È un modo divertente ed ingegnoso per evitare di dirti qualcosa. Mi sono ritrovato a cliccarci più volte sperando si convincesse a cambiare idea, un po’ come Zuckerberg nel finale di The Social Network, ma senza i miliardi.
Putroppo nel Ticino la presenza di ostelli è talmente esigua da portare ad un unico risultato:
pienone, prezzi esorbitanti, paragonabili a quelli degli hotel a tre stelle, dubbi che forse gli studenti in Svizzera vengano pagati per fare gli studenti.
Scartati i peggiori, situati in posti che sono difficili da raggiungere persino su google maps e che sono sponsorizzati da Tim Roth, faccio una cernita degli ultimi e ne rimane uno. Non posso fare nomi quindi lo chiameremo fittiziamente Ostello Porte aperte. Nell’Ostello Porte Aperte le porte sono sempre aperte. Compresa quella della tua stanza, a tutte le ore, ma se ti lamenti forse allora avresti dovuto fare più attenzione al suo nome, era abbastanza onesto. Costa poco e quindi proseguo. Si può fare mi dico, tanto siamo in Svizzera cosa vuoi che succeda. Leggo tra i commenti e penso che è un vizio che prima o poi mi dovrò togliere. Una tipa commenta (parafrasando quello che ricordo): Pulito. Un po’ lontano dal centro, un’unica lamentela: non dormo da due notti per i rumori e ieri alle 3 circa è entrato in camera un tipo ubriaco con la testa semiaperta, grondante sangue, è rimasto lì fermo per mezzora poi si è diretto alla finestra, l’ha scavalcata, ed è uscito.. Rifletto sulla possibilità di scartare anche quest’ultimo, non mi va di essere lontano dal centro. Passo oltre.
Le locande
Qui confesso di essere partito subito dal peggio del peggio, che mi pareva comunque meglio del peggio appena riscontrato. ONG CHOW, nome fittizio, ufficialmente ristorante cinese. Nessuna informazione su internet, prezzi clamorosamente bassi, raggiungibile solo tramite numeri di telefono inesplicabilmente lunghi. Descrizioni sibilline lasciano intuire che si tratta di una locanda all’interno di un ristorante cinese di quart’ordine. Mi immagino un ambiente alla Carpenter di Grosso guaio a Chinatown, con tanto di mostri in plastilina. Ma mi va bene, se ci è riuscito Kurt Russel perché io non dovrei farcela? Purtroppo però nessuno risponde alle telefonate facendo crollare questo scenario mitico. Lo Pan mi dovrà attendere.
La ricerca prosegue, un’amica mi ha parlato della scarsa ricettività svizzera, le risi in faccia sicuro di me, ora sperimento a piene mani e le domando umilmente scusa in vili messaggini su facebook. Telefono, sento risolini di risposta come se chiedendo disponibilità avessi raccontato una barzelletta, alcuni sembrano quasi infastiditi dalla mia negligenza. Finalmente ne trovo uno a buon mercato e già la cosa dovrebbe puzzarmi. C’è da specificare che sui siti specializzati vedo elenchi, numeri, piccole foto. Serve a raggruppare, a farti muovere più in fretta tra i nominativi. Questo qui sembra un bel posto, la foto mostra un ambiente tranquillo, come quasi tutti, il prezzo è buono e anche la zona, per di più c’è disponibilità. Fittiziamente lo chiameremo Albergo senza la sorpresa. Forte di una sicurezza del tutto ingiustificabile decido di telefonare ancor prima di visitare il loro sito o di mandargli una mail.
«Salve, cercavo una stanza singola per il periodo blabla per andare a blabla, mi confermate la disponibilità?».
«Guardi noi veramente le stanze le diamo ad ore.».
«Ah, capito. Beh. Insomma. Arrivederci.».
Chiudo.
Dai commenti presenti sul sito scopro che le voci erano false, in quell’albergo niente trans, solo giovani rumene. Un sollievo.
Hotel e Bed and Breakfast
I problemi con queste sistemazioni sono due: la quantità misera in tutto il territorio del Ticino e la dislocazione apparentemente casuale tra valli deserte e montagne. Ovviamente la misera quantità rende quelli in città o dintorni completamente pieni e ti costringe a confrontarti con quelli lontani e, di conseguenza, con la cosa più temibile, terrificante e spaventosa della Svizzera: i trasporti pubblici. Trovo un manualetto di 322 pagine, tascabile e di veloce utilizzo. Elaborato probabilmente da Eraserhead.
Sopra: una sezione del sito dell’albergo senza la sorpresa.
Sopra: cosa ho visto la prima volta che ho aperto la guida dei trasporti pubblici Svizzeri.
La precisione, la puntualità svizzera deve essere un mito. Non c’è modo che un essere umano possa decifrare questa enciclopedia della logorrea e sopravvivere per raccontarlo o prendere un autobus. Ed è chiaro perché non abbiano mai combattuto una guerra, non sarebbero mai riusciti a raggiungere le trincee in tempo. Ritengo opportuno pensare facciano tutti finta per non fare brutta figura tra di loro. Ma io non demordo. Ho trovato e contattato due posti che sono ad una distanza discreta da Locarno e dopo aver consultato la stele di Rosetta riesco anche a capire come gestire gli spostamenti. Sembrano andare bene e io sono disposto ad arrivarci anche in trattore. Repentinamente e di sua spontanea volontà il primo proprietario, come risposta al mio immodesto pensiero, soccombe ai morsi di coscienza e mi manda una mail triste, rassegnata. Confessa che soggiornare da lui per il festival è sconsigliatissimo, che il percorso per arrivarci sarebbe, parole testuali, «troppo laborioso» e consiglia di desistere.
Non batto ciglio perché di un commerciante che non accetta soldi ho imparato a fidarmi più che dei miei genitori. Fortuna c’è il secondo. Toh. Mi ha mandato una mail. Scrive: «Ha realizzato che noi stiamo in montagna e che si arriva solo a piedi qui. Da Spruga, l`ultimo paese in Valle Onsernone, si sale 300m in circa 45 minuti.». Non avevo realizzato, sul sito e nelle prime mail nessuna informazione, ma deve essere colpa mia. Mi ritrovo quasi a provare un certo rammarico per il non poter scoprire se il mio amore per Cliffangher fosse giustificato. Vacillo.
A me la Svizzera piace eh. Il fatto che la maggior parte dei luoghi dove dormire vada raggiunto in deltaplano o base jumping non mi indispone. A Ginevra ci hanno persino girato il mio film preferito. Quindi continuo, il Festival è iniziato ma un giorno, mi sono detto, posso anche perderlo. Due al massimo. Vedremo. Sono ottimista.