Giorgos Lanthimos
Grecia – 2009
Quando vederlo: un giovedì assolato
Orario: 14.30
Cosa mangiare: Dolmades
Cosa bere: acqua con ghiaccio e fetta di limone
Per una visione senza audio: Blonde Redhead – Bipolar
Alla fine della scorsa estate, durante il Festival del Cinema di Venezia vi raccontai con un certo entusiasmo di Alpeis di Giorgos Lanthimos (qui l’articolo di DUDE), e già feci cenno alla sua tipica caratteristica di ridurre i personaggi a semplici ingranaggi della storia che diventava così la vera protagonista. Anche in Dogtooth (Kynodontas) del 2009, la cosa si ripete e a pensarci bene, potremmo considerare questi film parte di un’opera ancora più grande ed articolata, tutta incentrata su quanto la nostra esistenza sia valutata in base a quanto riusciamo a penetrare nelle vite altrui. Il film racconta di tre fratelli tra i 20 e i 30 anni che sin dalla loro nascita vivono in una condizione di totale isolamento dal mondo esterno.
I genitori-carcerieri, Blonde Redhead – Bipolar patologicamente ossessionati dall’idea di forgiare i giovani nell’intento di renderli puri, impartiscono lezioni di linguistica con accurati lavori di censura e sostituzione (fica = grande lampada) e punendoli con violenza e soprusi appena il loro impulso di comunicare con l’esterno si palesa. Attraverso il confronto con una donna assoldata dal padre per fungere da guardiana ed amante dell’unico figlio maschio, ed unica persona venuta dall’esterno, i fratelli si ritroveranno contaminati da desideri sino ad allora mai provati. Il tutto è reso in modo assolutamente stilizzato. Nessun tipo di retorica. Solo lo spettatore è in grado di indagare nella natura psicologica dei personaggi e comprendere in che modo questa educazione li trasformerà. Gli attori sono sorprendenti, ma vorrei porre l’attenzione su Aggeliki Papoulia (protagonista in Alpeis): interpretando una sorella maggiore glaciale e imperscrutabile, riesce a mostrarne anche l’umanità e un senso di tenerezza inimmaginabile. Puro talento.
A me Giorgos Lanthimos piace da matti. Ecco vorrei definire i suoi film, come certe bellissime anomalie genetiche, tipo il mosaicismo. Non vi basta? Vorrei una volta tanto che lo prendeste come un dogma. Sì certo poi capisco che in questa rubrica dovrei argomentare in qualche modo questa affermazione, ma di fatto si perde la bussola quando si parla dei suoi lavori. Devo allora fare ricorso a delle similitudini. I film di Lanthimos in qualche modo mi ricordano le opere di Escher: entrambe descrivono mondi regolati da convenzioni e leggi che non rispecchiano quelle della realtà oggettiva. Sarà questo forse ciò che mi affascina? Come una silenziosa minaccia a cui non so resistere e che mi lascia ogni volta con gli occhi aperti?