Promising Young Woman è un film scritto e diretto da Emerald Fennell che fa giustamente discutere perché appartiene a un sottogenere difficile. Avete presente il rape&revenge? Si tratta di quel tipo di storia in cui una donna subisce una o più violenze sessuali, si trasforma in vendicatrice e nel terzo atto la fa pagare ai suoi persecutori. È un sottogenere del thriller e dell’horror che esiste da tantissimo tempo. Spesso se ne parla come di un template narrativo problematico per varie ragioni: usa lo stupro come innesco di un arco di trasformazione, di solito sottintendendo che la protagonista è stata in qualche maniera fortificata dall’esperienza. Soprattutto nei film più vecchi, le scene di violenza sessuale sono girate in maniera talmente cruda da porre quei contenuti in una prospettiva ambigua. Quasi sempre la loro funzione è assicurare il coinvolgimento del pubblico nel godimento della mattanza conclusiva, ma a volte rimane il dubbio che ci sia un prurito più da torture porn riguardo a quello che accade al personaggio femminile. Prominsing Young Woman ha il pregio di non mostrare direttamente l’evento scatenante, così da evitare un eventuale titillamento attraverso l’estetizzazione o l’erotizzazione della violenza.
Il film di Fennell è realizzato con una sensibilità simile a quella di Michaela Coel nella serie I May Destroy You perché entrambe rovistano in alcuni recessi della rape culture che di solito non sono rappresentati sullo schermo. Fennell non ci mostra lo stupro da campus subito dall’amica della protagonista, trovando modi diversi per rendere il suo film violento. Lo spunto da cui parte Promising Young Woman è un’attività di guerriglia psicologica. La porta avanti Cassie, interpretata da Carey Mulligan. Ormai trentenne, passa intere serate in discoteca fingendo di essere così ubriaca da non potersi reggere in piedi. Ogni volta, un “bravo ragazzo” la porta nel suo appartamento con la scusa di “aiutarla”. Quando la molestia ha inizio, Cassie esce dal suo finto torpore e prende provvedimenti (scoprire quali è una delle sorprese del film). Nel film ci sono lunghe sequenze che mostrano come una persona in stato di semincoscienza possa essere trascinata in attività a cui non ha acconsentito. È qualcosa che fa parte della nostra (rape) cultura e che non siamo abituat* a vedere in un film o una serie, perché quando si parla di violenza sessuale quello che viene mostrato ha una dinamica diversa.
Un altro aspetto discutibile del rape&revenge: la vendetta finale risolve la questione pareggiando i conti. È un approccio che ha l’aspetto positivo di fornire un’immensa gratificazione al pubblico che si identifica con la vendicatrice. Per contro, questo scambio può ridurre simbolicamente il discorso a una questione individuale tra una vittima e un persecutore, la mela marcia del caso, perdendo di vista il problema sistemico. Negli ultimi anni ci sono stati diversi esperimenti innovativi nel sottogenere, ma di solito questo schema è sempre rimasto intatto – per ragioni comprensibili; è però interessante vedere come Promising Young Woman provi a immaginare un’evoluzione diversa per questo tipo di trama. Da qui in avanti ci si avvicina a una zona spoiler, per cui valutate quanto volete sapere sul film prima di vederlo.
Promising Young Woman è un film estremamente tetro che chiama in causa un concetto di sacrificio umano che potrebbe essere difficile da digerire. Ci sono momenti carichi di quel sottotesto empowering che ci aspetteremmo da un rape&revenge scritto e diretto da una donna nel 2020. Ma lo sguardo sul tema è talmente disincantato che la storia non si sviluppa come il suo incedere ci farebbe sperare. È proprio questo il punto politico del film: non fornire il godimento sanguinario del rape&revenge tradizionale. C’è un pay-off, perché è un film scritto come si deve, ma non è quello che ci aspettiamo dall’inizio. Come sottolinea Lucia Patrizi, Promising Young Woman non lascia l’illusione che una volta compiuta la vendetta le cose siano in qualche modo sistemate.
Tra i vari trope che vengono usati in maniera creativa in Promising Young Woman, c’è una deriva da commedia romantica affidata a una sottotrama con l’incantevole Bo Burnham. Al suo compimento, anche questa vicenda torna in linea con lo spirito della storia, trasformandosi in un’altra istantanea di pessimismo. Così come la romance finisce per implodere in una dimensione smaccatamente horror, anche l’apparato estetico del film funziona in controtempo. La colonna sonora glossy pop e la tavolozza di colori dominati dal rosa creano un’atmosfera ancora più sinistra perché sono tutti elementi “feel good” usati in un film che non ha intenzione di farci sentire bene neanche per sbaglio. In questa logica ASMR a rovescio si ritrova il sadismo tipico del sottogenere, metabolizzato e riproposto in maniera nuova.
Il rape&revenge per sua natura farà sempre discutere ed è giusto così. Negli ultimi anni ci sono stati parecchi esempi di film che lo hanno eseguito da angolazioni diverse. Non a caso quasi tutti sono scritti e diretti da donne, rimescolando elementi caratteristici di altri generi. Lo slasher di Sophia Takal, il remake di Black Christmas prodotto dalla Blumhouse, ne è un esempio. Sempre per la stessa casa di produzione, c’è la rivisitazione in chiave domestic thriller di The Invisible Man diretta da Leigh Whannell. Pensate poi al revenge movie in costume di Jennifer Kent, The Nightingale, e al survival thriller Revenge di Coralie Fargeat. Un’ulteriore twist in chiave body horror è stato offerto da Amulet di Romola Garai. Altri ancora usciranno nei prossimi mesi, perché è una wave ancora lontana dall’esaurimento.
Questa piccola filmografia contiene approcci diversi tra loro ai problemi posti dal rape&revenge e Promising Young Woman è soltanto uno dei tasselli del mosaico. Il modo migliore per approcciarlo è non pretendere che il film sia un manifesto femminista in grado di includere qualsiasi prospettiva possa esistere su una materia che sarà sempre piena di contraddizioni.