Lunedì 26 ottobre al TRERBAR: “We Like Monday. The Rubel’s Way”. 5 variazioni di Moscow Mule ideate da Rubel Alì.
Arriviamo al TREEBAR immaginando di dover semplicemente raccogliere un po’ di informazioni su questo alcolicissimo evento scambiando due chiacchiere con il barman. Roba di cinque Moscow Mule nuovi da assaggiare (è un duro lavoro ma qualcuno deve pur farlo) e un po’ di aneddoti da archiviare.
Ma – ahinoi! – mica ne sapevamo nulla di Rubel, il barman. Così ci immergiamo in queste due ore di chiacchiere ininterrotte che ora tenteremo di raccontarvi, non senza sentirci un po’ in difficoltà. Perché Rubel non solo è un barman “clamoroso”. Ha anche una storia che pare uscita dal Manuale del migrante modello (e fortunato).
Rubel Alì
«Mi chiamo Rubel Alì e sono in Italia da otto anni, dall’8 marzo del 2007. Vengo da Rajshahi, e quando – insieme a mia madre e mio fratello – ho dovuto lasciare il Bangladesh per raggiungere mio padre, stavo frequentando il primo anno di università di chimica».
È buffo, se ci pensate bene, che dopo otto anni lui sia qui a fare il chimico per noi dietro un bancone. Ci ha messo un po’ Rubel per tornare a mischiare gli elementi, ma andiamo con ordine.
«Quando è iniziata a diventare concreta la possibilità di raggiungere papà in Italia, mio fratello maggiore ha smesso di dedicarsi alla scuola, perdendo tempo qua e là, sai, andava in giro, giocava, correva dietro le ragazze. Pensava: “cosa mi impegno a fare? Tanto andiamo in Italia.”. Ecco, ho capito che non avrei dovuto imitarlo e, Italia o non Italia, avrei dovuto seguire il mio percorso impegnandomi». E tocca dire che andava alla grande, ottimi voti, i complimenti dei professori e il desiderio di laurearsi in chimica. Ma il trasferimento arriva durante il primo anno universitario.
«Stavo malissimo, ormai riuscivo ad intravedere il mio futuro in Bangladesh sempre più definito. In Italia sarei dovuto ripartire da zero: nessun amico, una lingua nuova, una professione da inventare. Ero veramente tristissimo, tristissimo, non puoi neanche immaginarlo».
Ma la storia di Rubel è una storia tremendamente edificante.
«Andavo al parco tutte le mattine con un libro di grammatica italiana. Ho subito conosciuto un signore e lui tutti i giorni mi raggiungeva e mi dava una mano con lo studio dopo l’ufficio, lì al parco. E poi l’aiuto di diverse associazioni di studenti universitari e poi i nuovi amici italiani e poi le interminabili partite di cricket in piazza Vittorio insomma, non era la vita che stavo costruendo in Bangladesh, ma iniziavo ad ambientarmi, non era poi così male, devo dire la verità».
Rubel prende dimestichezza con l’italiano e si iscrive ad un corso di formazione professionale della Regione Lazio: la mattina a scuola e il resto del giorno in giro per Roma – che finalmente inizia a prendere forma – per aiutare alla bancarella del padre.
Il 2008 sta per finire e Rubel, per caso e per fortuna, finisce in cucina. Il fratello gli finanzia un corso per diventare chef e subito arriva il primo lavoro: tre ore al giorno, come stagista, “ovviamente” non retribuito. «Non è che devo lavorare tutta la vita gratis per lavorare», così prova in un nuovo ristorante ma anche quello non dura tanto «una miseria di paga per lavorare così tanto da sentirsi male». E poi bar, gelaterie, altri ristoranti fino a quando la malattia e poi la convalescenza del padre lo costringe a seguire solo ed esclusivamente la bancarella.
La svolta “definitiva” arriva nel luglio del 2009: Rubel mette un annuncio su Porta Portese ed incontra il TREEBAR. «Affettati, piatti freddi, non era molto divertente. Ad un passo da me c’erano Pino, il barman, e io ero assolutamente affascinato dal suo lavoro e appena potevo mi facevo insegnare qualcosa sai, facevo qualche mojito nei tempi morti, nulla di più. Dopo un paio di anni il barman del TREEBAR diventa Max D’Aquanno: lui mi insegna ogni cosa, era bravissimo, imparo le tecniche, le preparazioni, inizio a capire che è proprio quello che vorrei fare. Così prendo a sostituire Max nei turni di riposo e quando lui va via lentamente prendo il suo posto».
In pratica Rubel diventa il barman di riferimento del TREEBAR; strano per un musulmano che non aveva toccato l’alcool fino a pochi anni fa. I proprietari decidono di investire su di lui finanziandogli i corsi di formazione e niente, si ritrovano tra le mani uno dei professionisti più in gamba della capitale. Che poi neanche a dire che la strada sia finita.
«Vorrei partecipare alla world class bartender competition. E il TREEBAR deve diventare il primo cocktail bar del mondo».
I nuovi Moscow Mule
Rubel non smette mai di provare nuove combinazioni, prestando grandissima attenzione alle spezie (ah, state attenti: a fine novembre inizierà a sperimentare con un mucchio di roba della quale non sappiamo neanche il nome, spezie che gli arriveranno direttamente dall’India). Non gli sfugge la smodata nuova passione del pubblico romano per il Moscow Mule, ed inizia a farci più di un pensierino su.
Passo indietro.
Leggenda vuole che nel 1941, a Manhattan, nel Bar Chatham, avvenga uno di quegli incontri fuori di testa destinati a lasciare un qualche segno. I protagonisti sono John Martin – importatore della vodka Smirnoff – e Jack Morgan – produttore di ginger beer. Boom. Vodka, ginger beer e un po’ di lime vengono adagiati in una tazza di rame e nasce il Moscow Mule.
Rubel il 26 ottobre vi farà scoprire cosa succede quando i suoi bitter fatti in casa e le sue spezie incontrano un classico della mixologia. Noi ad esempio siamo andati in fissa con il Lavander Mule.
Le ricette dei nuovi Moscow Mule
Lunedì 26 ottobre, dalle 19:00 alle 23:45
TREEBAR – Via Flaminia, 226, Roma
Info – goo.gl/5wRuDM