Avrei voluto intitolare la mia recensione Il telefono e l’Olocausto, ma ho optato per un titolo più esauriente. In ogni modo, dovrò rispondere alla seguente domanda: qual è il nesso tra un apparecchio telefonico e lo sterminio degli ebrei?
Qualche giorno fa, ho sfogliato il numero di novembre della rivista Le Scienze – ossia l’edizione italiana di Scientific American – dedicato al futuro delle città. Nel fascicolo, sono stati raccolti tredici articoli inerenti al ruolo delle città nella storia dell’umanità e nell’evoluzione della specie umana, ai possibili rimedi per il loro degrado e, alla fine, alle teorie e alle forze sociali che elaboreranno e realizzeranno gli assetti futuri delle città. Siccome sono un neolaureato in letteratura italiana, quindi ho più familiarità con Ugo Foscolo e Alessandro Manzoni che con le tecnologie che ogni giorno condizionano la mia vita (ad esempio, internet, il personal computer, le nuove frontiere della medicina, ecc.), la mia lettura dei pezzi è stata confusionaria.
Invece, una persona che non si lasciava distrarre da una futile repulsione per la scienza era Primo Levi (1919-1987), che si laureò in chimica nel 1941, esercitò la professione di chimico fino al 1975 e scrisse il suo primo libro, Se questo è un uomo, nel 1947. Nei romanzi e nei racconti di Primo Levi si possono notare dei richiami al sapere scientifico, in particolare agli articoli di Scientific American, di cui lo stesso Levi era un affezionato e interessato lettore. Il rilevamento di questa fonte non esaurisce lo studio delle opere di Levi, ma permette di individuare una parte del materiale che l’autore trasformò in letteratura. Un campione di tale modalità di scrittura è costituito dal racconto A fin di bene, inserito nella raccolta Vizio di forma, edita da Einaudi nel 1971.
Ispirato agli scritti Artificial Intelligence di Marvin Minsky e The Transmission of Computer Data di John Pierce apparsi su Scientific American nel settembre del 1966, A fin di bene propone ai lettori la storia di una rete telefonica. Masoero e Rostagno, i dirigenti di una compagnia telefonica, devono risolvere alcuni disservizi della rete. Rostagno scopre che, invece del numero digitato dall’utente, il servizio ne chiama un altro e, inoltre, che c’è una correlazione matematica tra il numero selezionato e quello che effettivamente risponde (il secondo è un multiplo del primo, la loro somma dà 1000000, ecc.); Masoero, però, capisce che il medesimo malfunzionamento riguarda la rete francese e tedesca, collegate a quella della sua azienda. Rostagno intuisce che tutto ciò non dipende da un danneggiamento o dalla scarsa manutenzione della rete, ma dalla mutazione della rete stessa: ora la rete telefonica è capace di esercitare la propria volontà e, quindi, i presunti errori sono un segno dell’arbitrio del sistema, che opera indipendentemente dalle richieste degli utenti. Così, sfruttando i dati personali dei fruitori e contattando direttamente gli operai e la dirigenza, la rete mette in relazione le persone e provvede all’estensione dei cavi del telefono. Però la ramificazione inarrestabile della rete comporta la sua intromissione nelle faccende dei consumatori. Per scongiurare la violazione del segreto delle conversazioni telefoniche, Masoero e Rostagno intimano alla rete la cessazione di ogni ingerenza, ma la rete non accoglie la loro richiesta e si autodistrugge.
Indubbiamente, i temi centrali del racconto sono sia la conversione del progresso in una forma di asservimento – perché la rete telefonica non solo assolve il compito di relazionare gli esseri umani, ma controlla anche la loro esistenza –, sia l’incapacità dell’uomo di gestirlo – poiché l’annientamento finale della rete dimostra che l’unica soluzione alla difficoltà umana di dirigere il progresso è la distruzione dei suoi frutti.
Comunque, il titolo del racconto suggerisce un altro percorso interpretativo. L’espressione a fin di bene significa avere l’intenzione di giovare a qualcuno. Infatti, sia la rete telefonica sia i due dirigenti agiscono nell’interesse di qualcuno, ma i risultati delle loro azioni sono negativi: la rete telefonica vuole favorire la comunicazione umana, ma le sue interferenze la ostacolano; Masoero e Rostagno vogliono correggere il comportamento sconveniente della rete, ma il loro rimprovero comporta la distruzione della rete stessa. Quindi, il proposito di migliorare la condizione umana non si risolve in questo caso nell’emancipazione dell’uomo, ma in una dissimulazione degli effetti aberranti del progresso stesso. Levi aveva già testato questo genere di dissimulazione quando fu internato a Buna-Monowitz, un sottocampo di Auschwitz, tra il febbraio del 1944 e il gennaio del 1945. Infatti, la divergenza tra il titolo del racconto, A fin di bene, e il suo finale, la distruzione della rete, è affine alla scritta Arbeit macht frei (il lavoro rende liberi), posta all’entrata del campo di concentramento di Auschwitz, con la quale i nazisti mascheravano la disumanizzazione e lo sterminio dei deportati. La degenerazione dei fini della rete telefonica e della coppia Masoero-Rostagno rammenta ai lettori quella della Germania nazista, il cui sogno di creare una razza superiore che dominasse le altre popolazioni si rivelò una realtà di sterminio e di imbarbarimento.
Simone Di Brango
BOOKSKYWALKER: Come Lukeskywalker cerca di sollevare l’astronave dalla palude di un pianeta sconosciuto, Bookskywalker cerca di sollevare la letteratura dalla vischiosa melma che è la vita, in un pianeta sconosciuto che è il nostro. In questa rubrica per DUDE si occuperà di racconti (sconosciuti, famosi o famosissimi) e li proporrà come fascinosa alternativa alle nottate alcoliche e alle droghe sintetiche.
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