Comicon 2012
Sul finire dei suoi primi dieci anni, qui compiamo una piccola rivoluzione, abbandonando il nostro formato classico – quello del magazine culturale a cadenza vagamente quotidiana – per presentare ogni mese un solo saggio e un solo racconto. Da queste pagine 24 autori ogni anno proporranno il loro filtro sul reale, manipolando inevitabilmente la personalità di Dude mag: ed è una cosa che ci rende enormemente curiosi.
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Comicon 2012

Colonizziamo, dopo un’attesa strategica, l’unica panchina all’ombra in tutto il parco esterno alla mostra. Ci sediamo abbastanza soddisfatti.

 

Dal 28 Aprile al 1 Maggio, come ogni anno, Napoli ospiterà il Comicon: la gigantesca convention dedicata a fumetto, animazione e videogioco. Per la prima volta alla manifestazione non farà da cornice il Castel Sant’Elmo, storica location dell’evento, bensì l’enorme Mostra D’Oltremare, nei pressi di Fuorigrotta. Si alterneranno, tra stand e palchi, fummettisti e mostre provenienti da tutto il mondo.

Ripiego il volantino dentro il casco del motorino e faccio un cenno a Corrado: si è liberata, finalmente. Colonizziamo, dopo un’attesa strategica, l’unica panchina all’ombra in tutto il parco esterno alla mostra. Ci sediamo abbastanza soddisfatti. Alla nostra sinistra si stanno esibendo le Tokyo Dolores, un trio giapponese di funambole della lap dance, una di loro, sarei pronto a giurarlo, continua ad ammiccare nella mia direzione. Corrado è un po’ il mio cicerone, lui fa il fumettista e l’animatore e per quanto io conosca abbastanza bene entrambe le materie, tanto da far scattare un applauso sospetto ogni qualvolta esco dal mio edicolante di fiducia, avere vicino uno come lui, ad una mostra del genere, si rivela sempre essenziale. Il campo è talmente vasto, mi spiega, che è un po’ come se fino a quel momento avessi nuotato in una di quelle piscine dove ci si bagnano i piedi, coi braccioli, convinto di solcare l’oceano e i suoi abissi più profondi. L’oceano, mi è chiaro ora, lo si può intravedere solo in occasioni come questa. Nell’attesa di riprenderci dalle quattro ore di camminata e nella speranza di acquistare una coscienza e smettere di fare acquisti, decidiamo di comune accordo di fare un gioco, per testare le nostre capacità. La convention ospita anche un torneo di Cosplay (la piuttosto nuova arte di travestirsi da personaggio del proprio fumetto/cartone/videogame preferito). Il parco esterno è praticamente monopolizzato dai suddetti. Io, che indosso una normale t-shirt, mi sento quasi a disagio. Il gioco consiste nel riconoscere quanti più personaggi possibili. Sul mio moleskine, in circa tre minuti di avvistamenti, abbiamo riempito più di quattro pagine. Fitte fitte.

Alcuni:

Un Sub Zero che cammino mano nella mano con uno Scorpion Quattro Goku Tre Naruti Un giocatore dello Shooku, dal manga Slam Dunk (probabilmente Sakuragi) Tobi e Rufi da One Piece che cominciano una strana gara di flessioni, alle nostre spalle. Un Pegasus e un Andromeda, senza armatura Il bambino protagonista di Toy Story di cui non ricordiamo il nome. Due Lara Croft Qualche Angry Birds Un Dracul Mihawk (???) Un anziano vestito da Pikachu che accompagna una ragazzina vestita da Jack Sparrow Dei dipendenti della Umbrella Corporation Una Xena che beve Red Bull

Questa cosa, oltre a testare la spaventosa e preoccupante cultura pop mia e del mio amico, ostenta tutta la vitalità di questa manifestazione, siamo circondati e percepiamo l’anima dinamica che si manifesta, come corollario, quando hai a che fare con un meccanismo ben oleato. La strana sensazione di partecipare ad un evento orchestrato con cura. Il Comicon di quest’anno, finalmente sottratto alle bellissime ma costrittive pareti del Castel Sant’Elmo, ha trovato nei labirintici dedali della mostra D’Oltremare la sua più naturale evoluzione. Merito di una distribuzione organica ed intelligente dei vari padiglioni e della creazione di un percorso obbligato che porta dalle mostre, agli editori, fino all’enorme bazar creato dagli stand dei negozianti. Questa settorializzazione ha permesso alla manifestazione, a mio parere, di imporsi oggi come principale punto di riferimento in materia di fumetto. Riuscire a passare dalla meravigliose tavole di Michele Penco, a quelle di Gipi e Melinda Gebbie, passare per gli stand della Coconino, incrociare la partenopea GG Studio e finire in quelli della commercialissima Panini, arrivare ai negozi che vendono solo ed esclusivamente Naruto. È così che si ha l’impressione di essersi persi in un oceano.
Torniamo ad affrontare la folla, torniamo a camminare nel bazar. Continuiamo a conoscere un sacco di gente. Tutti a mille. Io, ora, mi guardo continuamente attorno, mi assale un pensiero fisso. «Eppure avevo letto che sarebbe venuto.» Ci fermiamo a chiacchierare con dei ragazzi della scuola internazionale di comix ed uno di loro mi fa: «…e poi finalmente sono riuscito a farmi autografare la Profezia dell’Armadillo». DOVE?

La profezia dell’Armadillo

Arrivo, abbastanza di corsa, da Zerocalcare. Sta parlando con Roberto Recchioni. L’amico fumettista rodato mi spiega che è il tipo che ha creato John Doe, uno dei bei fumetti italiani. Lo riconosco anche io perché è davvero uguale a come lo aveva disegnato Ortolani in un numero del suo Rat Man. È da segnalare perché è uno dei cinque disegnatori che stanno seguendo in un blog apposito (questo è il suo), giorno per giorno, la manifestazione. Un’operazione davvero interessante. Io, in un vago tentativo di seguire il mio istinto, non ho troppa paura nel dire che il fumetto più interessante che ho incontrato alla fiera è proprio La profezia dell’armadillo. Zerocalcare, il suo autore, è un ragazzetto romano che ha fatto dell’adolescenza lunga (termine di suo copyright), l’elemento principale dei suoi racconti autobiografici.

Qualche tempo fa ha creato un blog riscuotendo un certo successo, le sue tavole raccontano un quotidiano ironico ma mai banale. Il suo volume mostra due cose: che anche nella narrazione più complessa, lontano dalle produzioni più brevi pubblicate nel suo blog, il suo tratto rimane efficace. La storia, composta da minicapitoli dedicati alle piccole ossessioni che accompagnano la sua giornata, costruisce nel sottotesto una macrostoria molto più complessa. Un meccanismo forse ancora timido, ma che riesce ad arrivare in tutta la sua potenza, a far ridere e commuovere in un unica lettura. Che in Italia, preoccupante, un autore del genere viene pubblicato solo grazie ad un privato, Makkox. E non da qualche grande casa di produzione. Onore a Makkox, questo va detto. Lui lo ha scoperto sul suo Canemucco.

Opera che raccoglieva e dava spazio ai fumettisti più interessanti della scena. Morta troppo presto, per colpa del mercato, nonostante la lodevolissima opera di Marco Makkox D’Ambrosio. La profezia dell’armadillo è solo una delle tante scoperte in una mostra eclettica e curiosa. E col mio amico fumettista esperto e preoccupante ci dicevamo una cosa: «Poter dare soldi ad uno come Zero e a tutti gli altri, potergli stringere la mano, scoprire le loro opere e condividerle è davvero il minimo che possiamo fare.» La prossima volta quei braccioli magari me li tolgo.

Sergio Proto
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