L’anagramma di Nevralgia è La Ginevra
Sul finire dei suoi primi dieci anni, qui compiamo una piccola rivoluzione, abbandonando il nostro formato classico – quello del magazine culturale a cadenza vagamente quotidiana – per presentare ogni mese un solo saggio e un solo racconto. Da queste pagine 24 autori ogni anno proporranno il loro filtro sul reale, manipolando inevitabilmente la personalità di Dude mag: ed è una cosa che ci rende enormemente curiosi.
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L’anagramma di Nevralgia è La Ginevra

  Però per me c’è sempre la certezza dell’insonnia. E allora anche se non sto nel bel mezzo dei giorni più infernali, qualche problema a cui dedicare la notte intera me lo trovo sempre, anche problemi fugaci e trascurabili che mi appunto sul cellulare al buio, ovvero il fatto che il respiro di Ginevra sulla […]

geneva

 

Però per me c’è sempre la certezza dell’insonnia. E allora anche se non sto nel bel mezzo dei giorni più infernali, qualche problema a cui dedicare la notte intera me lo trovo sempre, anche problemi fugaci e trascurabili che mi appunto sul cellulare al buio, ovvero il fatto che il respiro di Ginevra sulla mia spalla temo possa modificare la forma del mio corpo perché soffia proprio forte più del normale fuori dalle narici e mi leviga come il vento con le montagne e domani mattina mi alzo per fare colazione come se niente fosse e invece c’ho una forma del corpo tutta nuova, diversa e levigata e io che ne so se poi non mi piace quella forma. Ma poi, a prescindere che mi piaccia o meno, deve essere in tutti i casi di grande impatto svegliarsi con una forma del corpo tutta nuova, diversa e levigata. Ma poi a prescindere che mi piaccia o meno, di questo potrei preoccuparmi se solo fossi una montagna, ma invece no che non sono una montagna io. E vabbè pazienza. E non sono neanche gli alberi su viale delle Terme di Caracalla, quei giganteschi pini di Roma che quando sto nel traffico per andare a lavorare nei giorni più infernali gli guardo le cime che si muovono poco oppure non si muovono proprio per niente e mi fanno respirare meglio. E vabbè pazienza.

Però mai che mi sia passato per la testa di avere la nevralgia questi giorni. Che a un certo punto me lo inventavo pure: c’ho la nevralgia, eccola, è arrivata, faccio le telefonate o scrivo gli sms per dire a tutti: oh c’ho la nevralgia oggi eh, è arrivata finalmente, l’appuntamento è annullato, la riunione è saltata, la cena rimandata, non riesco a venire c’ho la nevralgia che mi stronca a casa al buio finalmente e invece non era vero, stavo benissimo.

Però a furia di stare benissimo mi distraggo e le cose mi cambiano veloci attorno, mutano, evolvono ma più che altro lievitano e magari finisce che non incontro per un sacco di tempo le persone che vorrei incontrare dimenticandomi del fatto che potrei dimenticarmi di come sono fatte le loro facce oppure che potrebbero addirittura morire. Per come la vedo io, la cosa peggiore di quando muore una persona è avere a che fare con i suoi mozziconi di sigaretta. Per fortuna mio padre ha smesso di fumare, ma io non ho smesso di farmi prendere dal panico nel bel mezzo della giornata al pensiero che possa morire e mi paralizzo senza riuscire più a fare quello che stavo facendo.

Detto questo, oltre all’insonnia rimane una certa attenzione nel raggiungere delle piccole consapevolezze e l’ultima in ordine di tempo è che ho capito che devo stare assolutamente lontano dal telefono e dalle email la mattina appena mi sveglio, perché il più delle volte mi sveglio incazzato e di cattivo umore e il primo che mi capita sotto tiro gli faccio una scenata e faccio un casino e rovino le cose. Almeno una volta a settimana io faccio dei casini inspiegabili, che non me ne rendo neppure conto mentre li sto facendo e poi dopo un paio d’ore penso ma cazzo ho fatto un casino. Faccio un sacco di casini, c’ho gli sbalzi d’umore, mi sveglio incazzato che vorrei distruggere ogni legame affettivo che ho, mi prendono le depressioni, poi sono felice, poi sono triste, poi piango, poi cambio idea, poi c’ho i sensi di colpa per le decisioni che non ho preso io da solo, mi fumo le sigarette, scrivo le cose sull’agenda e poi non le faccio mai, le cancello e le riscrivo uguali per il giorno successivo e così via per settimane le scrivo e non le faccio mai mai mai mai mai mai mai mai mai mai. L’unica cosa che faccio sempre quando lo scrivo sull’agenda è la barba e prendere il magnesio supremo che però ora l’ho finito e non mi va di ricomprarlo, così mi disintossico un po’ anche se faceva parte dei momenti sacri della mia giornata che però ora sono tutti scombussolati.

Poi c’è un’altra cosa molto importante che non è una consapevolezza ma un rudimento davvero utile ovvero: come versare in un bicchiere i liquidi da un cartone di tetrapak senza schizzarsi addosso. È una di quelle abitudini che te ne accorgi subito quando ti entrano nelle mani e ti accompagneranno per tutta la vita.

Allora mi dico, a conti fatti va tutto bene, è tutto al posto giusto. Allora mi dico, sono vivo, è quello che ho sempre chiesto, ora ho tutto il tempo per fare ordine, capire meglio, ho tutto il tempo di dare delle spiegazioni. Ma a proposito di tempo, non lo so quanto mi rimane prima di mettermi a pensare che mi crollano le pareti dentro e le ingoia il mare neanche fossi un ghiacciaio, non lo so quanto tempo mi rimane prima di mettermi a pensare che non curo più le cose come dovrei, che mi scongelo, che sto tradendo le cose. Le cose in cui non trovo più alcun tipo di, il termine giusto è, immanità. Da nessuna parte. Perché sono scappato troppo bene dal dolore che nemmeno io ci credevo che ci sarei riuscito così bene e che potessi essere così avido e adesso c’ho tutto uno stato d’animo di imbarazzo a volte quasi patetico che mi manda con la testa fra le nuvole e mi sconvolge senza pericolo alcuno perché ho il tuo amore che mi difende.

Edoardo Vitale
Scrive di musica, cinema e attualità su vari magazine.
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