Il Gigante Annegato di J. G. Ballard
Sul finire dei suoi primi dieci anni, qui compiamo una piccola rivoluzione, abbandonando il nostro formato classico – quello del magazine culturale a cadenza vagamente quotidiana – per presentare ogni mese un solo saggio e un solo racconto. Da queste pagine 24 autori ogni anno proporranno il loro filtro sul reale, manipolando inevitabilmente la personalità di Dude mag: ed è una cosa che ci rende enormemente curiosi.
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Il Gigante Annegato di J. G. Ballard

«La mattina dopo il temporale, il corpo di un gigante annegato fu spinto sulla spiaggia a otto chilometri dalla città»

Mi chiedo se l’imperatore Onorio, alla vista dei Visigoti a cavallo ai piedi dei colli di Roma, si rendesse conto che sarebbe stata la fine di una civiltà durata mille anni. Mi chiedo se Mohamed Atta, durante la sua giovinezza, guardando il Delta del Nilo scontrarsi con il Mediterraneo, avesse già capito che venti anni dopo avrebbe dirottato un Boeing 767 contro la torre nord del World Trade Center, mettendo fine al ventesimo secolo e portandoci in quello seguente. Mi chiedo se Arnold Böcklin, dipingendo l’oceano nero ne L’isola dei morti, intuisse flebilmente che avrebbe penetrato potentemente l’immaginario di Adolf Hitler.

La nostra vita è costellata di simboli e di immagini, di cui, solo a grande distanza, intuiamo la straordinaria esattezza o precisione. Dettagli che a secoli di distanza ci sembrano scogli, posizionati con misteriosa lungimiranza. Riesce l’uomo, dall’angolo della sua esistenza, a rendersi conto dei movimenti che dominano il passare delle ere, della caduta delle civiltà, dell’invecchiamento delle generazioni, delle rivoluzioni della psiche, dell’evoluzione stessa? Ballard porta questi interrogativi sul piano simbolico dei surrealisti, con un racconto tanto limpido stilisticamente, quanto misterioso sul piano dell’interpretazione.

«La mattina dopo il temporale, il corpo di un gigante annegato fu spinto sulla spiaggia a otto chilometri dalla città […]»

Le reazioni della popolazione si susseguono in modo graduale e prevedibile: la paura, lo stupore, la curiosità, il fastidio, l’ignoranza, l’abbandono. Dietro il corpo enorme, così perfetto nelle forme prima, e così rovinato dalla decomposizione poi, rimane un senso di mistero inspiegabile: perché? Chi è? Da dove proviene? È forse l’ultimo di una stirpe prodigiosa? Qual è il suo significato? Secondo Ballard l’uomo non si rende conto del peso simbolico dell’accaduto, o di eventuali interrogativi legati al gigante; è fin troppo legato alle sue emozioni primarie e ai suoi interessi più immediati. Il modo in cui circonda il corpo e sbriga i suoi affari, risulta misero e piccolo in tutti i sensi. Le sorti del corpo gigantesco, per tanti motivi, sono terribili: schernito, banalmente scalato, fotografato, poi amputato, smembrato e dimenticato. La sensazione è che si stia profanando qualcosa di sacro. In qualche modo il gigante annegato è tutto ciò che c’è di inspiegabile e misterioso nella vita, forse l’unica chiave per risolvere i traumi esistenziali della nostra specie.

Al momento per trovare questo racconto dovete immergervi in qualche bancarella e cercare la raccolta “Il Gigante Annegato” Urania N. 764, oppure acquistare il volume 2 di “Tutti i racconti (1963-1968)” di J.G. Ballard, edito Fanucci (18,50 € per la cronaca). Altrimenti sedetevi sulla spiaggia e aspettate.

Valerio Coletta BOOKSKYWALKER: Come Lukeskywalker cerca di sollevare l’astronave dalla palude di un pianeta sconosciuto, Bookskywalker cerca di sollevare la letteratura dalla vischiosa melma che è la vita, in un pianeta sconosciuto che è il nostro. In questa rubrica per DUDE si occuperà di racconti (sconosciuti, famosi o famosissimi) e li proporrà come fascinosa alternativa alle nottate alcoliche e alle droghe sintetiche. Leggi gli altri contributi di Bookskywalker per DUDE.

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