Dude Magazine mi ha chiesto di recensire un’opera dal vivo. Qualsiasi cosa: concerti, musical, commedie teatrali, spettacoli di saltimbanchi, scippi, stupri, sedute parlamentari, incidenti stradali, altri stupri, processi per l’affidamento dei minori, Stefania Craxi.
Dato il periodo festivo, che mi ha visto impegnato coi regali per i bambini (lo faccio ogni anno: entro nei negozi e rimuovo le pile da tutte le confezioni di giocattoli con batterie incluse e le metto in quelli che non le hanno, oppure mi vesto da Babbo Natale, o da Gesù bambino, e mi faccio fotografare coi bambini nelle moschee) l’unico spettacolo che sono riuscito a vedere ultimamente è la recita di Natale di mia nipote: una roba noiosa, sgrammaticata, mediocre, confusa, inutile e a tratti incomprensibile, mia nipote. Comunque, se Sedaris ha recensito una recita scolastica non vedo perché non possa farlo anche io.
Non ricordo il titolo dello spettacolo (che chiameremo convenzionalmente L’aborto) ma posso dirvi che era allestito nella squallida sala mensa di un edificio del tutto simile ad un ospedale psichiatrico: grida, piagnistei, odore di disinfettante, disegni di ritardati alle pareti, Stefania Craxi.
Le scenografie, realizzate da alcune donne con l’hobby del parto imbrattando fogli di cartone tra un drink e l’altro, intendevano suggerire un ambiente domestico. L’unico risultato, invece, è stato insegnare ai bambini che chiunque può fare lo scenografo, anche la loro mamma alcolizzata.
La trama era piuttosto rozza e semplice: una ventina di ragazzini di quinta elementare stordisce uno sparuto gruppo di genitori provocandogli l’involontaria fuoriuscita di fluidi corporali da orifizi che nemmeno sapevano di avere a forza di canzoncine e scambi di battute prive di qualsivoglia intonazione fino a quando non giunge l’ora di andarsene a casa.
Il momento più alto è arrivato attorno al decimo minuto, quando mi sono chiuso in bagno a tirare coca con le maestre. E con Stefania Craxi.
Altro momento degno di nota è stato l’avvento in scena del bambino balbuziente, che ha scatenato l’ilarità generale nonché qualche motto goliardico da parte di alcuni padri che gli hanno rivolto appellativi divertenti in pieno spirito natalizio, tipo scemo, rincoglionito e Stefania Craxi.
L’aborto è uno spettacolo corale, dove alla bravura del singolo si preferisce l’incapacità del gruppo, i cui ritmi fanno rimpiangere le telenovelas con Grecia Colmenares e nel quale si percepisce non solo la mancanza di un vero regista, ma anche la totale assenza di Dio e della vita dopo la morte.
A onor del vero va precisato che queste recite hanno un’importante componente formativa. I bambini si divertono e imparano ad interagire con i compagni per uno scopo comune, a stare su un palco davanti a un pubblico gestendo la propria aerofagia, a sottostare a un ruolo limitato e prestabilito dal potere invisibile (qui rappresentato dalle maestre) nonché inerente a un copione già scritto, il cui finale possiamo definire senza dubbio sciatto e deludente, atto a rendere ancora più irritante quella grande recita che alcuni chiamano, ironicamente, vita. Inoltre hanno la fortuna di apprendere i primissimi rudimenti nell’arte del travestitismo.
Mi sono permesso di suggerire alla direttrice un mio personalissimo testo per la recita del prossimo anno: le vicende di un grassone senzatetto settantenne che si guadagna da vivere con un servizio di consegne a domicilio notturne. Durante una consegna nessuno risponde alla porta e quindi decide di entrare dal comignolo. Nel tentativo perde goffamente i pantaloni ed esce dal camino con il ciccio di fuori, sbandierando il suo “attrezzo” (peraltro di considerevoli dimensioni) di fronte agli stupefatti bambini che esclamano «Santa Claus!». Si intitola Perché ti chiamano Santa Claus, brutto ciccione? e vorrei che lo interpretasse il vecchietto che viene a tutte le recite con la fotocamera e che ancora nessuno ha capito di quale bambino sia il nonno.
Illustrazione di Giulio Castagnaro, Andrea Chronopoulos e Patrizio Anastasi (Studio Pilar)
Un grazie ai cari amici di The Collyers Magazine.