Roma, estate 2009, via delle Terme di Diocleziano; io – allegro perché ancora universitario – di fronte a una bancarella di libri usati e, in basso, nascosta sotto un espositore, una pila di vecchie annate di Linus. Rivista di fumetti e d’altro. Ladispoli, inverno 2012, casa di campagna; io – disperato perché non più universitario e preoccupato per il file word ancora vuoto – di fronte al mio computer e con accanto il numero 6 del giugno 1983 di «Linus», aperto sull’articolo De-generetion di Pier Vittorio Tondelli (1955-1991). Come la copia del mensile sia capitata tra le mie mani e in che modo sia cambiata la mia vita da allora sono argomenti che, sicuramente, non interessano a nessuno; però, sapere come sia riuscito a superare il blocco dello scrittore è forse più interessante.
Stavo leggendo le quattro colonne di De-generation, in cui Tondelli aveva polemizzato con le inchieste giornalistiche che, da un lato, riducevano gli interessi dei giovani al sesso o ai vestiti e, dall’altro, li etichettavano come ‘tossici’ o ‘terroristi’. Lo scrittore non aveva negato che le sostanze stupefacenti, la violenza politica, la sessualità e il consumismo riguardassero la gioventù italiana dei primi anni Ottanta, ma si era chiesto se nella vita di molti ragazzi e ragazze ci fosse altro. L’attenzione tondelliana per la realtà giovanile mi ha ricordato il libro d’esordio dell’autore, ossia la raccolta di racconti Altri libertini (1980), incentrata appunto sulla tossicodipendenza e sulle lotte studentesche, ma anche su una generazione che, sempre in viaggio e ossessionata dal desiderio della libertà, cercava la propria alternativa identitaria.
A questo punto, avrei dovuto selezionare il racconto da recensire. Ho preferito Mimi e istrioni agli altri cinque – Postoristoro, Viaggio, Senso contrario, Altri libertini e Autobahn – per due ragioni: innanzitutto, era stato escluso dalla revisione con cui, nel 1991, Tondelli aveva edulcorato il lessico scurrile e blasfemo dei racconti Postoristoro Viaggio; poi, i suoi personaggi erano stati inseriti nella sceneggiatura cinematografica di Altri libertini – il racconto che dà il titolo alla raccolta –, scritta da Tondelli e mai girata, e nell’adattamento teatrale di Postoristoro, realizzato da Gian Franco Zanetti con la collaborazione di Tondelli nel 1985.
Scelto il soggetto, non mi restava che organizzare la scaletta della recensione. Di questo pezzo che aveva conservato i toni iniziali avrei certamente evidenziato il titolo, Mimi e istrioni, il cui riferimento alla recitazione rimanda in realtà ai temi del corpo, dell’identità sessuale e della loro rappresentazione sociale; poi, le protagoniste, un gruppo di quattro ragazze soprannominate spregiativamente Splash – una delle quali è la voce narrante del racconto –, che provano a escogitare un modo originale di esprimersi e di essere se stesse; in ultimo, la toponomastica di Reggio Emila, riportata con precisione nel testo, e in particolare i luoghi frequentati dalle Splash, i locali notturni e i capannoni che ospitano collettivi, in cui è lecito ubriacarsi, riflettere e preparare performance artistiche.
Una volta stabiliti gli argomenti da trattare, mancava solamente lo spunto. L’ispirazione è arrivata rileggendo la descrizione del muro di un’osteria. Su quella parete si trovano diverse tipologie di scritte – da quelle filosofiche a quelle facete, da quelle in italiano a quelle in inglese, tedesco e cirillico – e disegni osceni; allo stesso modo, anche sui corpi delle Splash si depositano giudizi, vestiti, trucchi e, quindi, segni e significati culturali. I luoghi, i corpi dei personaggi e, in sostanza, tutto il racconto potrebbero essere considerati come un testo plurale – concetto elaborato dal critico Roland Barthes –, ossia come un testo composto di una molteplicità non strutturata di codici culturali diversi, la cui sottolineatura e interpretazione spettano esclusivamente al lettore. In altri termini, nella mia recensione avrei dovuto ribadire che, per Tondelli, la caratteristica di un’opera letteraria e dei suoi elementi è la capacità di accogliere tanti tipi di linguaggi, di stili, di temi e di sensi e, principalmente, di mostrarsi plurima. Infatti, delle sembianze dei personaggi, dell’idioma della voce narrante e della presentazione dei luoghi i potenziali lettori dovrebbero apprezzare la compresenza di differenti codici, senza badare alle contraddizioni o privilegiarne uno.
In conclusione, poiché avevo a disposizione tutto l’occorrente per la composizione di una recensione alla maniera di Bookskywalker – l’espediente biografico che giustificasse il mio interesse per l’autore, il collegamento tra l’articolo e il racconto di Tondelli, una lista di temi da sviscerare e, alla fine, la nozione critica con cui spiegare le particolarità del testo –, finalmente non si poteva far altro che mettersi a scrivere.
Nell’estate del 2009, mentre visitavo le bancherelle di libri usati di via delle Terme di Diocleziano, ho notato una pila di vecchie annate di Linus. Rivista di fumetti e d’altro. Ho sfogliato per curiosità una copia e ho trovato un interessante articolo dello scrittore Pier Vittorio Tondelli, De-generation…
Simone Di Brango
BOOKSKYWALKER: Come Lukeskywalker cerca di sollevare l’astronave dalla palude di un pianeta sconosciuto, Bookskywalker cerca di sollevare la letteratura dalla vischiosa melma che è la vita, in un pianeta sconosciuto che è il nostro. In questa rubrica per DUDE si occuperà di racconti (sconosciuti, famosi o famosissimi) e li proporrà come fascinosa alternativa alle nottate alcoliche e alle droghe sintetiche.
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