“Una conversazione privata”, un racconto di Alessandra Perna
Sul finire dei suoi primi dieci anni, qui compiamo una piccola rivoluzione, abbandonando il nostro formato classico – quello del magazine culturale a cadenza vagamente quotidiana – per presentare ogni mese un solo saggio e un solo racconto. Da queste pagine 24 autori ogni anno proporranno il loro filtro sul reale, manipolando inevitabilmente la personalità di Dude mag: ed è una cosa che ci rende enormemente curiosi.
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“Una conversazione privata”, un racconto di Alessandra Perna

Alessandra Perna, basso e voce dei luminal, ha pubblicato una raccolta di racconti con Habanero. Si intitola “Non farti fregare di nuovo” e quello che segue è un brano in esclusiva. Buona lettura.

Alessandra Perna, basso e voce dei Luminal, ha pubblicato una raccolta di racconti con Habanero. Si intitola Non farti fregare di nuovo e quello che segue è un brano in esclusiva. Buona lettura.

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Una conversazione privata

Qualcuno nella tua testa dice a gran voce: “ti sei svegliato”.

Sa come farsi sentire. Ora apri gli occhi, ora muovi la mano sul lenzuolo, ora stai pensando cosa ne sarà della tua giornata, diceva, proprio mentre lui lo pensava. Ora ti stai alzando, ora muovi le gambe. Ora pensi che dovresti prendere il caffè. Ora ti sei scottato. Sempre la stessa voce, proprio mentre lui metteva la mano sulla caffettiera per cercare di non sentirla più. Ti stai guardando le mani. Hai visto, come ogni mattina, che sono piene di cicatrici. Ora ti accendi una sigaretta. Ora la fumi. Ora stai camminando avanti e indietro per il corridoio. Ora stai cercando di non pensare che l’inizio di una nuova giornata per te è come morire. Ci stai provando. Non ci pensi. Ora pensi che continuerai a pensarci. Ti stai vestendo di corsa.

Stai scendendo le scale, dice quella voce, proprio mentre le scendi, la giacca indossata sgraziatamente, una nuova sigaretta in bocca. Scendi le scale e fumi. Stai per piangere. Ora cammini. Ora stai prendendo l’autobus. Ora guardi l’orologio e vedi che sono le cinque del mattino. Ora sei arrabbiato con quel vecchio grasso che ti è seduto accanto. Ora stai pensando che non si dovrebbe permettere di darti fastidio, perché tu passi delle giornate d’inferno. Ora stai pensando che stai sbagliando, come sempre. Stai pensando che lui non sa nulla di te e che tu hai molta meno importanza di quanto credi. Ora pensi che forse potresti parlargli, potresti dirgli che c’è una voce nella tua testa che ogni giorno ti racconta tutto quello che fai, potresti confidarglielo o magari chiedere aiuto. Ora quella voce ti ricorda che tu non chiedi mai aiuto. Ora stai cercando di rilassarti.

Pensi che forse riuscirai a farlo smettere per qualche istante. Ora stai pensando che l’autobus sta facendo quel percorso strano, ogni volta che si avvicina al lavoro sembra che torni indietro quasi temporeggiando, passando per tutte le strade che sono lì intorno. Ora sei a milletrecentocinquanta metri dal tuo lavoro. Milletrecentocinquanta per due fa duemila e settecento. Percorri due chilometri e settecento metri ogni giorno. Alcune volte la voce conta i passi. Sono quindicimila in tutto. Altre volte conta quanti battiti del cuore ci vogliono per arrivare dall’autobus dentro il tuo ufficio. Ora stai entrando in ufficio. Ora stai pensando che se fai schiantare la testa sulla scrivania forse questo racconto smetterà di perseguitarti. Ora sta colando sangue nell’occhio, dalla testa, dice quella voce.

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