Al solo pensiero di una nuova pubblicità Omnitel con una loro sigla, lo so, vi sarà venuta l’orticaria. Ma tale pericolo appare lontano ad un primo ascolto di Nuovo inizio, il disco che segna il ritorno sulle scene musicali italiane dei Gazosa.
Un ritorno che lascia esterrefatti: dimenticate le filastrocche teen, tipo www mi piaci tu, tu-tu-tu, sulla soglia dei trent’anni la band ha deciso di dare una netta svolta alla loro carriera, intraprendendo quello che sembra, a tutti gli effetti, un percorso destinato ad erigerli come i nuovi Lacuna Coil.
La voce da bambina di Jessica Morlacchi si è trasformata, diventando grintosa e potente. La chitarra di Federico Paciotti, da sempre il metallaro del gruppo, finalmente può dare sfogo a tutti quegli assoli repressi durante gli anni passati sotto la direzione del caschetto d’oro Caterina Caselli per la Sugar mentre la sorella Valentina si diletta con la keytar. La sezione ritmica è capitanata da Vincenzo Siani, storico batterista dal ciuffo paglierino, e dalla new entry al basso Vincenzino Sarno, che qualcuno di voi ricorderà come il baby fenomeno calcistico degli anni novanta, pagato 120 milioni di lire dal Torino e mai sbocciato, oramai da anni concentrato nella sua carriera musicale (che lo ha visto al fianco dei P.O.D. nella loro tournée mondiale).
In questi dodici pezzi trovano spazio brani energici come Casta, sottile allusione tra una vita morigerata e lo sfarzo consueto della classe politica, sprazzi di goth rock come in Mare in tempesta, nonché ballate amare come Senza la tua ombra (dedicata alla turbolenta storia d’amore tra la Morlacchi e Tormento, che insieme alla band aveva collaborato per il brano Nessuno mi può giudicare, e padre dei suoi due gemelli) o come la cavalcante Finestre aperte.
Menzione speciale per il singolo Capovolti, che si discosta dal rock duro dell’album per abbracciare suoni sintetici tipici della cold wave anni 80 grazie ai preziosismi dei fratelli Paciotti.
Il disco però non riesce ad essere omogeneo, affannato dalla pesantezza degli arrangiamenti e dalla traballante immagine che il gruppo cerca di costruirsi per uscire dalle tenebre dell’oblio che li ha avvolti negli ultimi anni. Infine la lingua italiana non aiuta la scorrevolezza dei pezzi, che mal si prestano all’uso del nobile idioma italico.
Certe volte conviene chiudere i sogni nel cassetto, tagliarsi i capelli e trovarsi un lavoro.
Fuori fuoco.
[3.5]
Tracklist:
Capovolti
Mare in tempesta
Casta
Senza la tua ombra
Finestre aperte
Un paio di minuti
Foglie nere
Seta
Non avrai più voglia di giocare
Angoli e spigoli
La storia di Ivan testa di ferro
Appena sveglia