Nicola Di Croce è musicista, è architetto ed è proprio dalla diversità tra queste due professioni che il suo principale interesse di ricerca, il rapporto tra suono e territorio, ha avuto origine.
Chitarrista e sound artist, dal territorio che lo circonda, sia esso urbano o rurale, estrapola i suoni ambientali che saranno, nei suoi lavori musicali, trama compositiva e narrativa di un’esperienza sonora.
L’11 dicembre, sotto l’etichetta Kohlhaas, è uscito il suo nuovo album, Istruttiva Serie.
Il materiale sonoro che lo compone deriva da field recordings registrati in italia tra il 2013 ed il 2014 e da campioni di chitarra folk. L’obiettivo, stimolo per tutto il lavoro di Di Croce, è indagare il costante incontro-scontro tra suono ambientale e melodia, e sviluppare così un flusso sonoro proiettato verso una continua ridefinizione percettiva.
Nicola il 18 dicembre presenterà il suo nuovo lavoro live a Roma grazie alla collaborazione con Spazio NoMade, condividendo il palco con Gabriele Mitelli, trombettista che ha partecipato alla lavorazione dell’album. Gli abbiamo fatto qualche domanda per arrivare più preparati all’evento.
Prima di tutto la domanda più scontata: perché Istruttiva serie?
Domanda sensatissima, mica facile rispondere. Mi interessava dare al titolo di questo lavoro un senso di sospensione, di non finito, e allo stesso tempo provare a sintetizzarne il processo compositivo. Mi piace molto lavorare per frammenti e per tentativi, creare livelli sonori che hanno bisogno di tempo per maturare, e che magari dopo mesi riprendo e sento che devono cambiare direzione. Questo è il senso della serie, che non porta necessariamente ad un prodotto finito, ma è testimone dei passaggi che l’hanno condotta dov’è. Diventa quindi un percorso “istruttivo” prima di tutto per me che lo attraverso.
Rispetto a Fieldnotes, il tuo precedente album, nel quale il tema del movimento era preponderante, in Istruttiva serie si ha la sensazione di avere a portata di mano uno zoom che, invece di focalizzarsi verso qualcosa di esterno, mette a fuoco nel dettaglio qualcosa di più interno. Anche la scelta di determinate tecniche sonore, come il reverse e il loop di alcune registrazioni, danno l’idea di intraprendere un viaggio al contrario. C’è qualcosa di voluto alla base in questa impressione da ascoltatrice?
È esattamente come dici, ai movimenti si è sostituita una lente di ingrandimento. La scelta delle sonorità è infatti direttamente collegata ai contesti che mi sono trovato a registrare ed il tentativo continuo è quello di intuire all’interno di uno specifico paesaggio sonoro quelle cellule ritmiche o melodiche che naturalmente ti ritrovi ad ascoltare quotidianamente. Ad esempio a Venezia cammini nelle calli più strette e senti i tuoi passi risuonare una specifica nota, che cambia da calle a calle, oppure ti rendi conto della ritmicità del getto di una fontana o di un carrello di passaggio: è questo aspetto continuamente musicale dell’ambiente sonoro che ha stimolato gran parte di questo lavoro. Da qui l’uso della chitarra e del reverse che trasforma il segnale in una scia continua dove si perde il punto d’origine. A differenza del lavoro precedente per cui avevo coinvolto tantissimi musicisti, per istruttiva serie l’unica collaborazione è con Gabriele Mitelli, trombettista straordinario che lavora sul timbro in una maniera direi unica.
Sul tuo processo creativo influisce certamente il luogo che ti circonda, dal quale estrapoli suoni e rumori. Quanto lo spazio in cui ti sei ritrovato ha definito la strada creativa che hai intrapreso? E quanto, invece, sei stato tu ad andare alla ricerca di un determinato luogo perché sicuro di trovare quello che stavi cercando?
Gran parte delle tracce di istruttiva serie derivano da lavori sviluppati durante residenze artistiche in cui mi sono concentrato sullo studio del paesaggio sonoro del luogo in cui mi trovavo. La prima lunga traccia ad esempio, che copre il primo lato del disco, è il risultato di una residenza in Vallagarina, tra Trento e Roverero, ospite del festival Portobeseno. Lì ad una settimana di registrazioni è seguita una performance in cui ho utilizzato esclusivamente materiale registrato in quell’area, e sempre lì è nata la collaborazione con Kohlhaas, l’etichetta di Trento per cui è uscito l’album.
Il luogo è quindi determinante, anche se il risultato cambia sensibilmente in base al risultato che si vuole raggiungere e al tema stesso attraverso cui si è deciso di affrontare l’indagine sonora. La mia attività di ricerca sul territorio attraverso il suono ambientale mi ha portato in questi anni ad esplorare contesti diversissimi, tanto urbani quanti rurali, e ad approfondire il tema dell’identità sonora, del patrimonio intangibile o della consapevolezza stessa all’ascolto. Nel processo compositivo interviene quindi spesso la curiosità di riprendere del materiale registrato precedentemente e per scopi completamente diversi, e dargli un senso nuovo, in cui possono interagire nuove voci, nuovi strumenti, nuove evocazioni armoniche e melodiche.
L’artwork, il packaging, la grafica di Istruttiva Serie sono tutti elementi studiati per dare indizi sulla percezione delle tracce sonore presenti nell’album. La copertina ad esempio, con la sua vegetazione leggermente nascosta dalla nebbia e dal fumo, sembra essere la porta d’accesso verso visioni e incontri che ci verranno narrati solo attraverso il suono. La collaborazione che porti avanti con chi realizza tutta la parte grafica dell’album è basata su una visione condivisa di un concept che si fa realtà sia tramite le immagini sia tramite i suoni o ognuno aggiunge al lavoro un tassello differente che non avevi considerato ma che nell’insieme dona armonia?
Sono felice di sapere che l’artwork riesca in questo intento, la cover è effettivamente una fotografia che vuol dare degli indizi senza rivelare tutto subito, lascia intravedere un mondo altro, mentre l’illustrazione del poster richiama ai frammenti, ai livelli sovrapposti e contrapposti di cui le tracce si compongono. Caterina Gabelli ha seguito questo ed i miei precedenti lavori, e per ognuno di essi le illustrazioni diventano parte integrante del progetto musicale perché riescono a dare un’interpretazione visiva sempre molto coerente col contenuto sonoro, seguendo però un approccio decisamente personale che riesce sempre a dare un valore aggiunto al prodotto finale. Ragionare insieme sul concept è poi una pratica che serve moltissimo anche per chiarire la struttura del lavoro e le modalità migliori di comunicazione verso l’esterno.
Istruttiva serie è uscito lo scorso 11 dicembre e sei partito immediatamente per portarlo in giro per l’Italia, dove ad esempio il 18 sarà presentato live a Roma per NoMade insieme a Gabriele Mitelli. Che percorso immagini per questo album ora e a quali altri progetti ti dedicherai ora?
Abbiamo presentato istruttiva serie con Gabriele in anteprima a Venezia il 4 dicembre e poi il 9 a Rovereto e poi abbiamo iniziato un piccolo tour da Bologna a Napoli passando da Roma, Foligno e Perugia. Siamo molto contenti del suono che sta man mano venendo fuori dal duo e dalla risposta del pubblico, spero nel prossimo anno di trovare le giuste occasioni per continuare a presentarlo in Italia e non solo. L’altro progetto a cui tengo moltissimo e a cui spero di dedicarmi ancora di più è Tavoloparlante, nato da una collaborazione con Enrico Coniglio.
Da ormai due anni stiamo portando avanti una ricerca sulle modalità di inclusione del pubblico in una performance di elettroacustica, e i risultati ci stanno sorprendendo sempre di più, speriamo quindi di potervene parlare meglio presto!
L’evento avrà luogo venerdì 18 dicembre in Via dei Lucani 45 alle ore 21.30.
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