Sette note || Fraulein Rottenmeier
Sul finire dei suoi primi dieci anni, qui compiamo una piccola rivoluzione, abbandonando il nostro formato classico – quello del magazine culturale a cadenza vagamente quotidiana – per presentare ogni mese un solo saggio e un solo racconto. Da queste pagine 24 autori ogni anno proporranno il loro filtro sul reale, manipolando inevitabilmente la personalità di Dude mag: ed è una cosa che ci rende enormemente curiosi.
2022
01 gennaio
Dude Mag
03 marzo
Alessio Giacometti
05 giugno
Simone Vacatello
07 novembre
Marco Montanaro e Gilles Nicoli
09 gennaio
TBA
TBA
10 febbraio
TBA
TBA
11 marzo
TBA
TBA
12 aprile
TBA
TBA
×
×
È arrivato il momento di iscriverti
Segui Dude Mag, dai!
1918
https://www.dudemag.it/musica/sette-note-fraulein-rottenmeier/

Sette note || Fraulein Rottenmeier

«È sempre una considerevole vittoria uscire da una festa di diciotto anni senza essere stati coinvolti in nessun ballo di gruppo.»

Qualche anno fa un amico mi sorprende con una confessione: «è sempre una considerevole vittoria uscire da una festa di diciotto anni senza essere stati coinvolti in nessun ballo di gruppo».
1. Nei balli di gruppo e nelle parate naziste sono in gioco gli stessi fattori emozionali, lo stesso modello di imposizione di stati d’animo. Riviste nella formalità del video (dove per forza di cose non si coglie il dato determinante dell’esperienza di vita) le due cose finiscono per somigliarsi in maniera inquietante: diverse versioni storiche del flashmob.

2. Così non è illogico imbattersi in Adolf Hitler che balla Gangnam Style. L’efficienza del Führer come icona pop si tasta facilmente quando ci si accorge che basta ritrovarsi di fronte un tizio vestito da Adolf Hitler per convincersi di avere di fronte Adolf Hitler. La sua validità artistica vanta un percorso storico glorioso, a partire (almeno) dall’interpretazione di Charlie Chaplin ne Il grande dittatore per giungere alle migliaia di cloni su Twitter; in mezzo, per i curiosi, c’è di tutto.
3. Non possiamo dire se perduri ancora oggi il culto della personalità costruito in tempi non sospetti (anzi si, sospetti), o se sia troppo forte il bisogno di dissacrare una figura pressoché impossibile da trattare con parametri razionali. Come ebbero modo di sintetizzare nell’Anti-edipo Deleuze e Guattari (una coppia che senz’altro trionferebbe a Ballando con le stelle) «Hitler faceva arrapare i fascisti». Una definizione piuttosto eloquente.
4. La Gangnam Style Dance capeggiata dal Führer è un’introduzione al singolo In the corner of the room (There’s a crow) un nuovo lavoro in lingua inglese, anche se loro sono di Brescia, dei Fraulein Rottenmeier, stesso nome della temibile governante di Heidi.
Nel video, il frontman sceglie nuovamente le fattezze di Hitler fin quando non si trasforma in Charlie Chaplin.
5. I Fraulein Rottenmeier, si vestono da Hitler per l’occasione, ma hanno un loro costume fisso, sia nell’abbigliamento che nel trucco. Tre componenti, tre personaggi, volti istrionicamente dipinti come il Joker o come Leopoldo Mastelloni, scelga il fruitore; indumenti di tutti i colori che richiamano Arlecchino, come amava fare Alberto Camerini. Di Camerini ereditano anche le sonorità electro-pop, tanto da intitolare il loro album d’esordio Elettronica Maccheronica.

6. Due novità degne di essere menzionate: Elettronica Maccheronica, un disco di dieci tracce, conta su un supporto video totale: un video unico cioè per tutto l’album; in più, i video dei singoli, tra i quali va riconosciuto Dancefloor (vedi il video qui sopra n.d.r) come il lavoro meglio riuscito.

Inoltre, anche se Camerini era un chitarrista, ascoltiamo finalmente una band senza chitarra.
I Fraulein Rottenmeier si compongono di: voce belcantistica; batteria elettronica e basso. Il basso, con una virtuosa alternanza di puliti e distorti, cura tutta la sezione melodica, salvo alcuni necessari interventi di VST.
7. Fra i meriti dei Fraulein Rottenmeier, oltre al nitrire dei cavalli ogni volta che vengono nominati, c’è sicuramente quello di essere stati esclusi dalle selezioni di Sanremo 2013.
Del resto, «quaggiù il successo è il solo metodo di giudizio di ciò che è buono o cattivo» è una frase attribuita proprio a Adolf Hitler.

Giordano Nardecchia
Nato a Roma l’11 Ottobre 1988, ha un inglorioso passato e uno scoraggiante presente da musicista, da giornalista e da blogger. Poco importante che abbia una laurea. È autore del blog a quattro mani Sergio&Peppe; collabora dal 2013 con DUDE MAG e dal 2015 con Melty.
Segui Dude Mag, dai!
Dude Mag è un progetto promosso da Dude