L’unico mese che preferisco a settembre è ottobre, ma solo perché a settembre non ho ancora preso le misure né con il traffico che torna tutto, letteralmente, da un giorno all’altro a Roma, né con i troppi impegni che ho rimandato a dopo l’estate e che mi sono illuso di poter onorare, preso sull’onda dell’entusiasmo del ritorno alla routine. Il risultato è che trascorro un mese bloccato tra le macchine, mentre invio email nelle quali mi scuso per non poter più onorare quell’impegno che avevo preso il 13 agosto quando la mia agenda era desolata e triste e ci voleva solo un quarto d’ora per arrivare dall’Eur al Pigneto (ora ci vuole almeno un’ora).
Però a settembre c’è Short Theatre, che è un festival al quale sono molto affezionato e che è regolarmente segnato in agenda da una buona metà delle sue dieci edizioni trascorse fin oggi, così come l’undicesima alle porte (ne abbiamo già parlato qui). E poi a settembre ci sono i meravigliosi temporali di fine estate che hanno un valore inestimabile. Proprio mentre mi collego su Skype ne esplode improvvisamente uno gigantesco «ieri ho compiuto un atto psicomagico: ho bruciato una cosa che volevo bruciare da tempo e ha cominciato a piovere subito dopo, sono molto contenta» mi dice MP5, in linea con me e Teho Teardo, a pochi giorni dalla prima di Phantasmagorica, un’opera che hanno realizzato assieme — scoprirò parlandoci — in totale simbiosi oltreché con grande entusiasmo e passione, e che dopo l’esordio dell’8 settembre durante Short Teatre (che ha anche prodotto lo spettacolo), girerà in Italia e all’estero dove sono già previste delle date nel 2017 a Budapest e Bruxelles.
Un lavoro ispirato dalle fantasmagorie del diciottesimo secolo, realizzato grazie al connubio tra le inconfondibili immagini e animazioni di MP5 — un’artista tra le più importanti in Italia e in Europa nel panorama underground le cui opere sono state esposte alla XII Biennale dei Giovani Artisti dell’Europa e del Mediterraneo, la Triennale di Milano e il Macro, ma anche in Inghilterra e Francia — e le composizioni di Teho Teardo, un musicista attivo sulla scena industrial negli anni ’80 e con una lunga e ricca carriera alle spalle fitta di collaborazioni come quella con Blixa Bargeld e Paolo Sorrentino che gli è valso il David di Donatello per la colonna sonora de Il divo.
È la prima volta che collaborate? Come è nata l’idea di lavorare assieme?
MP5: Ci siamo conosciuti qualche anno fa perché ho illustrato la locandina di un live di Teho per Prodezze fuori area, era il 2012 e da allora abbiamo iniziato a pensare di creare qualcosa assieme. Senza fretta abbiamo aspettato il momento giusto, ci siamo scambiati idee e suggestioni finché non si è presentata questa occasione con Short Theatre.
Come si è evoluta l’opera?
MP5: In Phantasmagorica lo spazio teatrale è pensato come uno spazio dell’inconscio dove le immagini si possano animare e danzare sulle note della musica.
Phantasmagorica è l’omaggio ad un teatro del passato fatto di trucchi e gesti volti a provocare lo stupore o la paura. Era il teatro delle apparizioni, della lanterna magica, delle illusioni, dell’ipnosi. Qui la proiezione delle immagini e l’esecuzione musicale e il buio, invitano il pubblico in una dimensione sospesa e dai contorni magici, la messa in scena di uno spettacolo d’illusionismo, o dello spazio della nostra mente.
Nello specifico come si è evoluto di giorno in giorno Phantasmagorica?
Teho Teardo: Ci siamo visti e abbiamo parlato di quello che ci sarebbe piaciuto fare. Abbiamo due modus operandi completamente diversi, io lavoro soprattutto su delle suggestioni. Uno dei pensieri ricorrenti che ho avuto in questo progetto è legato alla domanda: da dove saltano fuori le immagini? Nella pittura e nell’arte figurativa, la morte è stato uno dei generatori di immagini più potenti in assoluto, da lì il passaggio al fantasma, allo spettro, e quindi all’evocazione di un corpo e di qualcosa che non c’è più. È un terreno perfetto, perché la musica ha un potere evocativo fortissimo. Quindi ho cercato di immaginarmi i disegni di MP5 senza ancora averli visti, seguendo solo le suggestioni e le idee che erano venute fuori in questi anni. È arrivata prima la musica che però poi si è riadattata alle immagini di MP5 fino a trovare un equilibrio che soddisfaceva entrambi.
MP5: Phantasmagorica si è evoluto in maniera molto spontanea confrontandomi a lungo con Teho e il suo lavoro, ho ascoltato continuamente la sua musica mentre disegnavo, a volte per 12 ore di fila, e mi ci sono immersa talmente tanto che mi è capitato di disegnare quasi in uno stato di trance. Credo sinceramente che la musica che Teho ha creato per questa performance sia di una bellezza inquietante, può tenerti con sé per molto tempo. La cosa di cui ero sicura sin dall’inizio era che l’aspetto teatrale fosse centrale, e la fantasmagoria si è rivelata la dimensione perfetta per lavorare sullo stupore e la paura, due aspetti che accomunano molto entrambi i nostri lavori, e che si prestava perfettamente a questo tipo di messa in scena. Stiamo già lavorando ad una versione più lunga per il futuro, c’è ancora tanto materiale che per il momento non abbiamo inserito.
Quest’anno Short Theatre si sofferma sui concetti di comunità e resistenza, che sono diventati imprescindibili per chi fa e fruisce un certo tipo di cultura. Voi vi riconoscete in questo ruolo partigianesco? Secondo voi questa situazione non ha appiattito su se stesso il rapporto tra artista e pubblico?
Teho Teardo: io trovo già positivo il fatto che ci sia un pubblico in sintonia con l’artista. Quando ho iniziato a suonare usavo lamiere, ferro, esplosivi e il pubblico inizialmente non era ben disposto verso quel tipo di sonorità, cercava di picchiarmi, mi tiravano sassi, mi aspettavano alla fine del concerto per aggredirmi o insultarmi. Nell’Italia rigida e conservatrice degli anni ’80 la musica aveva degli spazi ben precisi dai quali non si poteva uscire. Sono stato spesso deriso perché usavo degli strumenti non tradizionali, come ad esempio delle lavatrici, trapani, oscillatori. Quindi se oggi c’è un’alleanza con un pubblico che ti supporta e che segue realtà come Short Theatre — perché molti di noi e queste realtà esistono anche grazie alla presenza di un pubblico —, mi sembra già qualcosa di significativo. Poi c’è un sistema più grosso che comprende il Paese intero e su quello non abbiamo giurisdizione, il mio lavoro non passa spesso nei circuiti del grande pubblico, certe fasce della popolazione continuano a non aver accesso ad alcuni ambiti artistici perché la maggior parte degli spazi di comunicazione sono interessati a proporre altro, solitamente robetta. Non sono soddisfatto del mondo così com’è, e cerco di cambiare il corso delle cose con il minuscolo contributo del mio lavoro. Non c’è una strategia di penetrazione nel mercato o nel pubblico, lavoro esclusivamente ai progetti che mi interessano, ad esempio Phantasmagorica perché amo ciò che fa MP5.
MP5: Sì, sono d’accordo, non c’è una strategia. Stavo riflettendo sul fatto che non ho scelto di fare l’artista nella vita. Ho iniziato abbastanza giovane collaborando con i centri sociali e gli spazi occupati e ho continuato a farlo perché il pubblico mi chiedeva di farlo, anche se comporta tanta fatica e mettersi in gioco di continuo. Perciò credo che la resistenza venga naturale e sta nel continuare a fare quello che mi piace fare anche a costo di non collocarmi in un mercato preciso. Poi il rapporto con il pubblico si consolida nel momento in cui sento la responsabilità di non deluderlo con i progetti che faccio. Non facendo parte di un circuito mainstream è abbastanza normale che abbia un rapporto diretto e affiatato con il mio pubblico con il quale spesso condividiamo le stesse idee.
MP5 / Teho Teardo____PHANTASMAGORICA
8 settembre 2016, h. 22:00
MACRO Testaccio – La Pelanda
Qui tutte le informazioni per partecipare all’evento.