ROBOCOOP: la strada, l’architettura, Londra
Sul finire dei suoi primi dieci anni, qui compiamo una piccola rivoluzione, abbandonando il nostro formato classico – quello del magazine culturale a cadenza vagamente quotidiana – per presentare ogni mese un solo saggio e un solo racconto. Da queste pagine 24 autori ogni anno proporranno il loro filtro sul reale, manipolando inevitabilmente la personalità di Dude mag: ed è una cosa che ci rende enormemente curiosi.
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ROBOCOOP: la strada, l’architettura, Londra

È l’ultimo weekend per vedere “Loggia Aldobrandini”. Abbiamo parlato con loro di questo progetto, del loro approccio e di cosa hanno in mente per il futuro.

È l’ultimo weekend per vedere Loggia Aldobrandini, l’installazione site specific temporanea promossa da Roma Capitale, Assessorato alla Crescita culturale — Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, ideata e realizzata dal duo artistico ROBOCOOP (ve ne avevamo parlato qui). Abbiamo parlato con loro di questo progetto, del loro approccio e di cosa hanno in mente per il futuro.

La “strada” è ovviamente un elemento essenziale della street art, tanto che nelle occasioni in cui questa è stata “chiusa” all’interno degli spazi espositivi più canonici le polemiche non sono mai mancate. Voi siete sempre stati in grado di conservare una forte relazione con il vostro lato più urbano, anche nei progetti istituzionali, come Loggia Aldobrandini

Per il suo forte carattere espressivo, siamo rimasti fedeli alla temporalità dell’intervento e al suo medium. Come in strada, vediamo la carta come uno strumento di rappresentazione effimero nel tempo. Ma il motivo più valido è sicuramente la progettualità stessa dell’intervento. Esso è pensato come continuazione naturale dello spazio pubblico della Villa e l’installazione sembra connettersi visivamente all’architettura e al paesaggio circostante.

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L’architettura è parte integrante dei vostri lavori, sia nella loro elaborazione, sia nella scelta delle superfici sulle quali intervenire. E in fin dei conti è proprio dall’architettura che provenite. Come artisti che si muovono facilmente tre le disciplina, quanto credete siano lontani questi due mondi attualmente? 

Sono abbastanza vicini da non parlarsi. La pratica dell’architetto deve sempre di più aprirsi alla multidisciplinarietà: artigiani, facilitatori urbani, filosofi della città e — perché no — agli artisti della città, instaurando delle collaborazioni autentiche tra gli addetti ai lavori. Nel nostro ambito, Edoardo Tresoldi rappresenta un esempio cruciale in questo momento, grazie alle multiple collaborazioni con gli studi di architettura. La sfumatura importante è rispettare la professione di artista come quella dell’architetto. 

Roma è una città cruciale nella storia del vostro progetto. Qui avete inaugurato tante mostre e qui, in più di una strada, avete lasciato un segno. Quanto la sua architettura, le sue peculiarità urbane, la sua struttura, tornano nella vostra ricerca anche ora che siete spesso lontani? 

Certamente molto, siamo continuamente influenzati a livello visivo da Roma e le sue architetture. Tuttavia, cerchiamo di non dichiarare troppo la nostra radice e guardiamo anche alle altre regioni. L’Emilia e il Veneto — ad esempio — nascondono delle gemme poco conosciute di riferimenti pittorico-architettonici per noi molto rilevanti.

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Qual è stato il primo lavoro artistico di cui avete memoria ad aver attirato la vostra attenzione?

I nostri primi ricordi personali sono una veduta urbana di Roma di Renzo Vespignani, conservata in soggiorno, e lo Studio dal ritratto di Innocenzo X di Francis Bacon, ispirato da un dipinto di Diego Velasquez. Insieme, ricordiamo ancora bene quando ci siamo ritrovati davanti alla grande tela di Paolo Veronese, Cena a casa di Levi, conservata nelle Gallerie dell’Accademia di Venezia. 

Quale evoluzione immaginate per ROBOCOOP?

I lavori di Aldobrandini a Villa Aldobrandini e Quadrature nello spazio espositivo di Divario (visibile fino al 7 novembre!) hanno certamente segnato una tappa fondamentale: gli spazi che confrontiamo con i riferimenti classici e rappresentiamo nei nostri lavori sono sempre più disegnati da noi e meno citazionisti. Siamo molto soddisfatti della resa: non vediamo l’ora di sperimentare seguendo questa via!

A cos’altro state lavorando?

Stiamo lavorando allo stesso tempo a commissioni private e con istituzioni pubbliche. Ci interessa molto quest’ultimo tipo di dialogo. Abbinando lavori più istituzionali a quelli più estemporanei, come gli interventi temporanei in strada. Cerchiamo di rimanere fedeli alle origini senza tradire la nostra estetica ma crediamo che la sensibilizzazione del nostro fruitore e del nostro committente può avvenire su entrambi i lati. Il passo futuro è poi quello di portare ROBOCOOP finalmente a Londra, dove abbiamo la seconda base. Chissà il 2021 cosa ci riserverà…

 




Loggia Aldobrandini

Villa Aldobrandini, via Mazzarino, 11

5 settembre — 4 ottobre 2020
Orari in conformità a quelli di apertura della Villa: dall’alba al tramonto
Ingresso gratuito

Elena Fortunati
Nasce in un paesino della provincia romana nel 1988. Laureata alla magistrale in Storia dell'Arte contemporanea all'Università di Roma La Sapienza, ha collaborato con Collater.al, Dude Mag, Vice e Inside Art. Sotto lo pseudonimo aupres de toi, lascia dal 2011 nel web immagini fotografiche. Fonda nel 2016 contemporary.rome.
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