Caro Nino, c’è una ragazza che vedevo ogni giorno nella biblioteca dove studiavo con un mio amico e che trovavo molto affascinante, pur non avendoci mai parlato. Il mio amico mi ha sempre detto che a lui non piaceva e che non la trovava affatto interessante, ma un sabato sera, mentre io ero fuori città con la mia famiglia per il compleanno di mia nonna, l’ha incontrata in un locale e l’ha invitata ad uscire (e il giorno dopo mi ha contattato deridendomi per l’accaduto). Sono usciti una volta malgrado il mio ovvio disappunto. Lui mi ha poi raccontato che l’uscita era andata bene e che c’è stato un avvicinamento fisico che però non era sfociato in un rapporto completo come da lui sperato (anche se si era impegnato a farla ubriacare e si era appartato con la macchina) e nei giorni successivi ha iniziato a tampinarla per rivedersi e portare a termine la missione. Lei a quel punto è stata molto sfuggente e, tra scuse banali e buche dell’ultim’ora, l’ha evitato per tre settimane. Dopodiché si sono rivisti e lei ha detto al mio amico che aveva altre storie in ballo e quindi era meglio evitare di fare l’amore (anche se dice che le sarebbe piaciuto) e di vedersi ancora per non incasinarsi troppo. Dopo di questo ha chiesto informazioni su di me… La mia interpretazione è che il mio amico, da buon laziale, sia troppo abituato a gioire delle sofferenze altrui per lasciarsi sfuggire l’occasione di far rosicare un amico, peraltro romanista, ma devo confessare che è riuscito nel suo intento, perché adesso io non riesco più a vedere la ragazza con gli stessi occhi. Tu come la vedi? Er Tigre.
Attacchete ar cazzo.