14 motivi per cui “La La Land” dovrebbe vincere 14 Premi Oscar
Sul finire dei suoi primi dieci anni, qui compiamo una piccola rivoluzione, abbandonando il nostro formato classico – quello del magazine culturale a cadenza vagamente quotidiana – per presentare ogni mese un solo saggio e un solo racconto. Da queste pagine 24 autori ogni anno proporranno il loro filtro sul reale, manipolando inevitabilmente la personalità di Dude mag: ed è una cosa che ci rende enormemente curiosi.
2022
01 gennaio
Dude Mag
03 marzo
Alessio Giacometti
05 giugno
Simone Vacatello
07 novembre
Marco Montanaro e Gilles Nicoli
09 gennaio
TBA
TBA
10 febbraio
TBA
TBA
11 marzo
TBA
TBA
12 aprile
TBA
TBA
×
×
È arrivato il momento di iscriverti
Segui Dude Mag, dai!
20337
https://www.dudemag.it/cinema/14-motivi-cui-la-la-land-vincere-14-premi-oscar/

14 motivi per cui “La La Land” dovrebbe vincere 14 Premi Oscar

Vale a dire tutti quelli per i quali ha ricevuto una nomination, eguagliando il record già raggiunto da “Eva Contro Eva” e “Titanic”.

Il prossimo 26 febbraio La La Land, il terzo film di Damien Chazelle, e il suo migliore, ça va sans dire, potrà vincere fino a 14 Premi Oscar, vale a dire tutti quelli per i quali ha ricevuto una nomination eguagliando il record già raggiunto da Eva Contro Eva e Titanic. Secondo me dovrebbe vincerli tutti quanti, e ho individuato un numero di buone ragioni che, per amore di simmetria, saranno pari al numero di candidature.

 

1. La prima sequenza

Il primo saggio della bravura di Damien Chazelle arriva subito: una lunghissima fila di automobili si trova bloccata su un cavalcavia autostradale, e le premesse sarebbero proprio quelle per un giorno di ordinaria follia; inizia invece una coreografia lunga sei minuti girata in modo da dare l’illusione di essere un unico piano sequenza, mentre si tratta di tre scene separate, le prime due girate con una gru, la terza con una Steadicam. La troupe ha avuto solo due giorni di tempo per provare e registrare la sequenza, approfittando della chiusura di quel tratto per manutenzione, e sullo sfondo si vede infatti scorrere il normale traffico di Los Angeles.

 

2. Damien Chazelle

Un autore a cui è stato frettolosamente dato del reazionario, dopo l’uscita di Whiplash, da parte di critici e commentatori forse troppo abituati ai film a tesi, forse incapaci di resistere di fronte ad una messa in scena che lascia spazio all’ambiguità, ma probabilmente pronti a lamentarsi di moralismo in caso contrario, forse solo troppo superficiali e frettolosi. Comunque sia, La La Land è la migliore smentita possibile che potesse arrivare da Chazelle, al quale al prossimo film resta solo da scrivere una cosa tipo «retweets are not endorsement». Alla fine, Whiplash e La La Land sembrano essere due riflessioni intorno alla stessa domanda: quale prezzo siete disposti a pagare per realizzare i vostri sogni?

 

3. City of stars

 

4. Sebastian

Il personaggio interpretato da Ryan Gosling è ossessionato dal jazz: colleziona dischi e conserva cimeli come lo sgabello su cui si è seduto Hoagy Carmichael; prende come un affronto il fatto che ci sia un locale a base di samba e tapas nello stesso spazio in cui una volta si esibivano musicisti jazz leggendari, e sogna di aprire un club tutto suo. Quando sua sorella gli dice: «Ti ho preso un tappetino» lui aggiunge «che non mi serve», e quando lei chiede «e se ti dicessi che Miles Davis ci ha pisciato sopra?» lui, almeno per un momento, è disposto a crederci, non può fare a meno di verificare se si tratti davvero di una provocazione. C’è chi lo ha dipinto come un personaggio insopportabile, il classico snob che vuole imporre il proprio gusto agli altri, il peggior uomo con cui una ragazza possa avere un appuntamento, che appena le sente dire «io odio il jazz» la porta a un concerto per farle cambiare idea. Meglio non dimenticarsi di star commentando un musical, prima di fare considerazioni del genere: la sua è una passione bella e contagiosa.

 

5. Ryan Gosling

Ha passato tre mesi a prendere lezioni di pianoforte sei giorni su sette, con risultati sbalorditivi, che hanno lasciato di stucco anche un musicista di professione come John Legend: le mani sul pianoforte nel film sono sempre le sue. La sua faccia è poi unica quando viene prestata a situazioni ironiche: clamorosa la sequenza del servizio fotografico per Mojo. Al suo posto inizialmente avrebbe dovuto esserci Miles Teller, il protagonista di Whiplash.

 

6. Il jazz

Sebastian, il protagonista di La La Land, condivide una vera e propria ossessione per il jazz con i personaggi di Guy and Madeline on a Park Bench e Whiplash, i due precedenti film di Chazelle, ed evidentemente con il regista stesso, che nel film si interroga sul futuro di questo genere musicale. Ad un certo punto infatti John Legend, nei panni di Keith, vecchio amico di Sebastian che lo invita ad unirsi alla sua nuova band, gli dice: «Tu dici che vuoi salvare il jazz. Come puoi salvare il jazz se nessuno lo sente? Il jazz muore per colpa di quelli come te. Tu suoni davanti a gente di 90 anni al Lighthouse. Ma dove sono i ragazzi, il pubblico giovane? Sei così ossessionato da Kevin Clarke, Thelonious Monk, quelli là erano dei rivoluzionari, tu come puoi essere un rivoluzionario se sei così tradizionalista? Resti aggrappato al passato, ma il jazz parla di futuro». La questione non trova soluzione, la hit del gruppo nel film sarà Start A Fire, che non è nemmeno jazz, figuriamoci se può essere il futuro del jazz, per quello forse meglio citofonare a Brainfeeder e chiedere di Flying Lotus o Thundercat.

 

 

Mentre per quanto riguarda il presente, qualcuno magari avrà la curiosità di andare a scoprire qualche disco notevole uscito da poco, ad esempio Perfection. Ma qual è l’ultimo film che avete visto in cui si affronta un tema del genere?

 

7. Il musical

Se i personaggi di La La Land si interrogano sul futuro del jazz, il film dà qualche risposta sul futuro del musical. È almeno dai tempi di Moulin Rouge, 2001, che il genere è tornato in auge tanto al cinema quanto in televisione, ma il salto di qualità rappresentato dall’opera di Chazelle è clamoroso. La La Land è una favola nera, in cui tutto gira come un meccanismo ad orologeria, tranne le vite dei due protagonisti. I sogni, le aspirazioni frustrate, l’amore che nasce tra Mia e Sebastian sono trattati sempre con la giusta sensibilità: La La Land è emozionante, amaro, divertente, colorato, è un’invenzione visiva continua, ha momenti di incanto sbalorditivi (la sequenza nell’Osservatorio Griffith, con quel fazzoletto che vola via, faccia basita di lui, faccia basita di lei — per la gioia di René Ferretti — e poi magia, probabilmente la scena più bella del film) e ha il grande pregio di risultare fresco e nuovo pur omaggiando ripetutamente la tradizione di Hollywood.

 

8. I riferimenti

 

9. Mia

Alcuni hanno voluto vederlo come un personaggio un po’ sacrificato, quasi che a Chazelle servisse semplicemente qualcun altro, oltre a Sebastian, che inseguisse un sogno; ad altri non sono piaciuti i cliché della barista che vuole diventare un’attrice, o la scelta scontata che Mia si trova a dover fare tra il fidanzato ricco ma noioso e il ragazzo senza una lira che ama il jazz. Funzionano meglio invece le sue audizioni e il suo spettacolo teatrale, con relative delusioni e insicurezze. Ma sono critiche che nascono da un paio di seri problemi interpretativi: per prima cosa non ci si può accomodare in sala con un set di aspettative standard, perchè un musical hollywoodiano non è un film di Zvyagintsev, Mungiu o Ceylan; inoltre, personaggi e trama in La La Land sono intenzionalmente e smaccatamente classici per ragioni assai evidenti.

 

10. Emma Stone

Va detto inoltre che qualsiasi difetto possa presentare il personaggio di Mia sparisce e si dimentica subito di fronte all’interpretazione di Emma Stone. Fatico a pensare a un’altra attrice al suo posto: attualmente appare talmente versatile da poter tirare fuori il meglio da qualsiasi ruolo. Nonostante sia un’ottima attrice, non eccelle né nel canto né nel ballo, come del resto Ryan Gosling, e qui sta forse uno dei segreti di La La Land, e del modo in cui questo film riesce a far sentire così vicini, vivi e umani  i due protagonisti. Al suo posto avrebbe dovuto esserci Emma Watson, che ha rinunciato alla parte per recitare in La Bella e La Bestia, e allora non so se il punto, per Chazelle, fosse avere un’attrice che si chiamasse per forza Emma: ha in ogni caso scelto la migliore.

 

11. Gli Academy Awards

È sempre facile ricordare come tutta la filmografia di Stanley Kubrick abbia raccolto la miseria di un solo Premio Oscar (per gli effetti speciali, a 2001: Odissea nello spazio), o come Leonardo di Caprio, dopo essere stato perfetto da non protagonista in Django Unchained e da protagonista in The Wolf of Wall Street, due film memorabili, abbia dovuto mangiare un fegato crudo di bisonte e si sia dovuto infilare in una carcassa di cavallo in un film di Iñárritu di cui già non importa più nulla a nessuno per avere la sua statuetta, per cui mi fermo subito. Però sarebbe bello, per una volta, veder riconosciuto il capolavoro con tempismo; La La Land è oltretutto un grandioso tributo alla fabbrica dei sogni, fattore che spesso aiuta (cfr. The Artist).

 

12. Los Angeles

Los Angeles, pur essendo una città stupenda, come sanno tutti quelli che l’hanno visitata, o che hanno giocato a GTA V, o che hanno visto alcuni dei più bei film ambientati tra le colline di Hollywood, gli studi cinematografici e i lunghi viali alberati di palme, ad esempio Mulholland Drive, raramente è apparsa così bella come in La La Land, indipendentemente dal fatto che sia giorno, notte, alba o tramonto.

 

13. Bill, cioè J.K. Simmons

 

14. L’ultima sequenza

Se è vero che non si può fare un musical senza credere nella magia della musica, e che questo film di magia è pieno, va detto che la sequenza finale è davvero memorabile. Il problema, a volerlo definire tale, è che riesce ad essere uno sviluppo così naturale di quanto accaduto fino a quel momento da non sembrare quello che è, ossia una trovata semplicemente incredibile per forza concettuale ed eleganza.

Gilles Nicoli
È nato a Roma sette giorni prima che Julio Cortazar morisse a Parigi. Scrive di videogiochi su Ludica. Ama il cinema, la buona letteratura e la frutta.
Segui Dude Mag, dai!
Dude Mag è un progetto promosso da Dude