Allenare la mente con i videogiochi
Sul finire dei suoi primi dieci anni, qui compiamo una piccola rivoluzione, abbandonando il nostro formato classico – quello del magazine culturale a cadenza vagamente quotidiana – per presentare ogni mese un solo saggio e un solo racconto. Da queste pagine 24 autori ogni anno proporranno il loro filtro sul reale, manipolando inevitabilmente la personalità di Dude mag: ed è una cosa che ci rende enormemente curiosi.
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Allenare la mente con i videogiochi

Il sudoku, le parole crociate, quindi La settimana enigmistica e un buon numero di riviste simili, e poi rubriche come Scherzi da Peres su Linus, ma anche libri come quelli di Martin Gardner dedicati agli indovinelli matematici: sono soprattutto edicole e librerie a fornire materiale utile, come si usa dire, ad “allenare la mente”;  i […]

Il sudoku, le parole crociate, quindi La settimana enigmistica e un buon numero di riviste simili, e poi rubriche come Scherzi da Peres su Linus, ma anche libri come quelli di Martin Gardner dedicati agli indovinelli matematici: sono soprattutto edicole e librerie a fornire materiale utile, come si usa dire, ad “allenare la mente”;  i videogiochi invece vengono visti soprattutto come strumenti per allenare i riflessi o la coordinazione. Eppure nel settore videoludico non mancano proposte indirizzate a chi voglia cimentarsi in sfide del genere; se anche nel divertimento vi piace trovare la richiesta di un reale impegno intellettivo, attenzione ai titoli che presentiamo in questa nuova puntata di Homo Ludens, perché sono in grado di mettere alla prova il vostro ingegno e di procurarvi più di qualche serio grattacapo.

 

 

Iniziamo da Cosmic Express, nuova creazione degli stessi sviluppatori già responsabili dell’incantevole A Good Snowman Is Hard To Build. Ogni livello qui è una colonia spaziale protetta da una campana di vetro che ha una sola entrata e uno o più fori di uscita: il giocatore ci arriva alla guida di un trenino (il cui pilota risulterà familiare a chi conosca il titolo precedente) e deve disegnare su una griglia un percorso che consenta di far salire a bordo alcuni simpatici alieni, per poi farli scendere in corrispondenza di certe strane scatole pronte a trasformarsi nelle loro abitazioni. Le varie colonie sono poi raggruppate in costellazioni, ognuna delle quali ha livelli di varia difficoltà; in questo modo prima ci si impadronisce delle meccaniche di gioco e poi si comincia a mettere a frutto quanto imparato in situazioni via via sempre più complesse. A rendere più difficili le cose interverrà poi l’introduzione di nuovi elementi come teletrasporti o creature gelatinose che renderanno inservibili ad altri alieni i vagoni sui quali solo salite, determinando così ordini di priorità con cui le cose possono iniziare a farsi davvero complicate. Non ci si illuda quindi di fronte alla grafica coloratissima e ai personaggi adorabili: la difficoltà di Cosmic Express è graduata con intelligenza e va da sfide elementari, poco più che tutorial, fino a livelli di sfida estremi e proibitivi, laddove la disposizione degli alieni da raccogliere e delle scatole verso cui condurli è infida, e la sola soluzione esistente è tanto intuitiva e lapalissiana a posteriori quanto impossibile da identificare senza aver prima proceduto per tentativi ed errori, arrivando persino a dubitare della sua esistenza.

 

 

Se avendo a che fare con colonie nello spazio ci si può aspettare qualche briga, quanto può essere difficile uscire da una piscina, o da un fiume o dal mare? In fin dei conti, non molto di meno, se abbiamo a che fare con Swim Out: un gioco molto elegante, sia a livello grafico che di concetto, sviluppato a Metz, in Francia, dal duo marito e moglie che ha dato vita a Lozange Lab. Qui, nei panni di un nuotatore, bisognerà guadagnare l’uscita dall’acqua facendo bene attenzione a non scontrarsi con altri bagnanti, e gente che prende il sole sui materassini, o sta seduta a bordo vasca, o è pronta a tuffarsi, e insomma elementi di disturbo di ogni risma: il giocatore dovrà osservare con attenzione i pattern seguiti dai vari ostacoli e capire di conseguenza quale percorso consenta di attraversare il livello evitando ogni collisione. Il gameplay si diversifica poi grazie alla progressiva introduzione di nuove varianti: i cordoli limitano le nostre possibilità di movimento e i getti d’aria ci fermano per un turno, mentre alcuni oggetti, come palloni e salvagenti da tirare, al contrario ci vengono in soccorso e possono essere usati per ottenere alcuni vantaggi, talvolta essenziali. La presentazione minimale, i colori tenui, l’assenza di musica e l’abbondanza di suoni estivi e acquatici contribuiscono a generare un’atmosfera rilassante che rende impossibile perdere la pazienza anche quando le cose si fanno più difficili.

 

 

Il terzo gioco di cui parliamo è uscito ormai un anno fa ma sembra il titolo perfetto da affrontare in questi giorni, con lo spirito di Halloween non ancora del tutto sopito: Slayaway Camp mette infatti il giocatore nei panni di un pazzo omicida il cui obiettivo è uccidere vari teenager che si trovano in campeggio. I livelli vengono presentati come spezzoni di film immaginari a cui è possibile accedere avanzando nel gioco, che si rivela essere così anche una parodia e un omaggio agli horror movie degli anni ‘80, con musiche e ambientazioni ed effetti sonori ad hoc, sempre in bilico tra distacco ironico e immersione, e diverse trovate poi sorprendentemente riuscite. Il livello di sfida è inizialmente molto basso, ma anche qui le cose non tardano a farsi più complicate: tale è la follia omicida del nostro alter ego che ogni volta che si sposta in una direzione la segue finché non incontra un ostacolo: perciò se non si pianificano con cura i propri movimenti si finisce facilmente per restare bloccati, non potendo più raggiungere un bersaglio o l’uscita dal livello; ci sono inoltre trappole mortali da evitare o di cui approfittare, così come caselle sorvegliate dalla polizia, e scenari da completare in un numero prefissato di mosse. Bisognerà dunque sfruttare tutte le tattiche a nostra disposizione: avvicinare una vittima per farla scappare, far squillare un telefono per farle cambiare posizione, rovesciare oggetti per modificare le proprie possibilità di movimento. Slayaway Camp offre inoltre una modalità meno truculenta, priva di sangue e di scene splatter,  anche se c’è da dire che la violenza del gioco è già stemperata dal fatto che i protagonisti siano tutti dei pupazzetti cubici.

 

Cosmic Express, Swim Out e Slayaway Camp sono disponibili per Windows, Mac e Linux, e sono stati provati su Manjaro; se preferite lo smartphone, li trovate tutti e tre anche su Apple Store e Google Play.

Gilles Nicoli
È nato a Roma sette giorni prima che Julio Cortazar morisse a Parigi. Scrive di videogiochi su Ludica. Ama il cinema, la buona letteratura e la frutta.
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